Lunga intervista a Radio Nerazzurra di Francesco Toldo, che parla di Inter con numerosi riferimenti al suo passato a Milano. Ecco le dichiarazioni dell'ex portiere nerazzurro.
Partiamo dai primi giorni della tua esperienza nerazzurra. Era l'estate del 2001, in che Inter arrivavi Francesco?
"Arrivavo dalla Fiorentina. Era un’Inter in crescita e programmata per vincere. Allora c'era Hector Cuper e dei grandi campioni quali Ronaldo su tutti, poi Bobo Vieri, Conceicao, Materazzi, capitan Zanetti... adesso me li ricordo tutti, un po' alla volta. Era un’Inter composta da grandi giocatori. C'erano Kallon e Ventola in attacco che ci hanno portato a essere primi in classifica quasi fino alla fine. Era un’Inter combattiva con i turchi, ma molto altalenante. Però abbiamo fatto un campionato strepitoso, purtroppo con l'epilogo finale amarissimo. Poi abbiamo capito un pochino come come girava il vento e come girava il sistema".
Una domanda proprio da portiere. L'Inter nella sua storia ha sempre avuto dei grandi numeri uno. Ce ne è uno tra quelli che sono arrivati prima di te che in qualche modo è stato un tuo modello, uno da cui sei riuscito a prendere un po’ di ispirazione?
"Quello su tutti e Walter Zenga. Walter Zenga per noi portieri è stato il simbolo dell'Inter perché tuttora se lo seguite, e penso sia così, ha proprio l'anima nerazzurra dentro. E’ cresciuto fin da bambino tifoso dell'Inter, è diventato portiere e tuttora è ambasciatore e portabandiera. Lui ha fatto la storia, un po' come negli anni prima Zoff. Però Walter è stato un simbolo anche perché si distingueva per il coraggio e per il fatto di mettere sempre la faccia in ogni sua dichiarazione, era la sua caratteristica e lo è tuttora".
Tu credi di aver vestito un po’ i valori nerazzurri che Walter Zenga, come giustamente hai spiegato tu, trasmetteva negli anni in cui ha vestito la nostra maglia?
"Guarda è difficile. Io mi metto un po’ indietro a Walter perché credo che sia il portiere dell'Inter per eccellenza degli ultimi anni. Ce ne sono stati anche prima di importanti, però lui negli anni 90 ha proprio vestito i colori nerazzurri come si deve. Io mi sono messo un po’ indietro perché la mia è stata una storia differente. Io ho fatto cinque o sei anni da titolare e poi altri tre o quattro in panchina, cosa che invece non avrebbe credo mai fatto lui. Ma nonostante questo io mi ritengo tifoso dell’Inter, interista dentro e non mi sono mai tirato indietro per la maglia e per il gruppo, nonostante un inizio molto difficile, poi seguito da anni di successi e di splendidi trofei conquistati".
A proposito proprio del tuo arrivo all'Inter, essere stato il il portiere più pagato della storia del club, 55 miliardi nel 2001, ti ha messo un po' di pressione sulle spalle oppure da grande professionista te ne sei sbattuto, hai tappato le orecchie e sei andato avanti per la tua strada?
"Mi ricordi un fatto importante. In effetti allora ero il portiere più pagato a livello di cartellino e anche a livello di stipendio che dopo Buffon ha superato. Eravamo io e lui i portieri del momento. Io avevo firmato per il Barcellona perché la Fiorentina voleva vendermi in un'unica tranche. Poi è arrivata l'Inter perché il Barcellona avrebbe invece pagato in quattro rate e allora l'Inter ha pagato tutto e subito vedendo i bisogni della Fiorentina che, ahimè, dopo è fallita lo stesso. Quando ho saputo di questa novità ho detto subito sì e ho detto che non mi interessava il guadagno personale. Ho detto vado all'Inter perché per me l'Inter rappresenta insieme alla Juventus ed al Milan una delle tre grandi squadre che fanno parlare nel mondo intero e perché da “avversario” sportivo prima mi chiedevo come mai l'Inter non riuscisse a vincere nonostante i campioni che aveva. Poi mi son dato una bella risposta e abbiamo trovato anche la soluzione del caso".
Sei stato all'Inter tanti anni, un decennio praticamente. Parliamo un po' di gioie... il momento che ti rimasto nel cuore, che ricorderai per sempre dei tuoi anni all'Inter qual'è stato? Sia a livello di campo che a livello proprio di rapporto personale...
"Beh ovviamente sono tutte partite legate alle grandi vittorie. Non ultimo anche il Triplete che è stato un'apoteosi per tutti quanti dopo anni di sofferenza. Andando indietro.. i vari scudetti e le varie coppe Italia. Come momenti di gioia mi sono rimasti anche i rapporti di amicizia con tutti i miei compagni e con la proprietà. Per me è stato un onore aver conosciuto il presidente Massimo Moratti che, a suo modo, in maniera molto generosa, “da padre di famiglia” ha gestito questa squadra e questa società".
Passiamo alle note dolenti, perché è inevitabile. Il 5 maggio del 2002 che hai citato tu, ma anche la doppia semifinale di Champions contro il Milan l'anno dopo. Sono questi forse i momenti che ti hanno fatto rodere di più? Oppure magari anche la partenza di qualche allenatore? Prima tu citavi Cuper: anche lui è andato via dopo comunque due anni in cui era riuscito a fare delle cose che altri sulla panchina dell'Inter fino a quel momento non erano riusciti a fare.
"Bisognerebbe distinguere un attimino perché da giocatore le vorresti vincere tutte, ma è impossibile. Se ne perdi una ti arrabbi, cerchi di capire il perché, il per come. Ma da giocatore è un conto...poi passano gli anni, diventi un attimino più tranquillo, più saggio, più riflessivo e dici: “Cavolo, ne ho vinte tante con l'Inter. Ne ho anche perse, ma ne ho vinte tante”. Non ho visto un'annata dell'Inter partire tranquilla e arrivare in maniera molto serena. Non è esistita una stagione del genere. Parti per vincere, sbagli qualche partita e arrivano le critiche. Navighi col mare in tempesta, ma alla fine quella nave deve arrivare nel porto. E in qualche modo noi l'abbiamo fatta arrivare come potevamo. I mezzi li avevamo, abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Poi però succedeva di tutto e quando succedeva lo sapeva anche il grande pubblico e lì c’era la loro reazione nei nostri confronti, cosa invece che in altre società non succedeva, sembrava quasi mascherato il problema. Poi, di punto in bianco, è arrivato il mare calmo e quindi l'Inter ha navigato anche in buone acque portando a casa Scudetti, Coppa Italia e quello che ha meritato nel tempo indietro".
Alla fine sei stato ripagato con gli interessi dopo quei primi anni vissuti con grandi delusioni…
"Sì sono stato ripagato con gli interessi, non solo io, ma tutti quanti perché è stata una gioia di tutto il mondo nerazzurro".
Qualcuno dice che Francesco Toldo è stato uno dei migliori portieri della storia dell'Inter. Tu ti ci riconosci in questa categoria oppure dici: “No comunque nel nel mio ruolo ce ne sono stati tanti e anche molto più bravi di me”?
"Ha ragione quel qualcuno. Perché di portieri forti all'Inter ce ne sono tanti. Credo che Walter Zenga sia stato superiore a tutti perché ha fatto veramente annate irripetibili, sia all'Inter che in Nazionale. Però la forma che io avevo raggiunto, la maturità che potevo dare era al top, era altissima. Di errori ne abbiamo fatti tutti, però alla fine dei conti mi piace ricordare che ci voleva anche tanta continuità, e io ho cercato di darla al meglio che potevo. All'Inter non era facile in quegli anni perché ne son successe di tutti i colori, anche senza nostre responsabilità. Il ruolo del portiere è il primo che potrebbe saltare, ma nonostante le varie critiche e le numerose partite difficili io l'ho sempre affrontato questa sfida con onestà sportiva intellettuale, al massimo delle mie capacità e sono stato fiero, fiero fiero, di far parte dell'Inter e tornassi indietro rifarei tutta la stessa trafila".
Quand'è che ti vedremo nei panni di dirigente o in qualsiasi altra situazione? Hai dei programmi per il futuro oppure no?
"No all'interno del calcio no. Io attualmente ho chiuso col calcio perché ho fatto bellissime esperienze all’Inter, alla Fiorentina ed in Nazionale. Ho fatto anche l'esperienza da dirigente e ora mi dedico alla famiglia. Mi è nata l'ultima piccoletta che ha due anni, la seguo con gioia insieme agli altri due ragazzi grandi che, sembra non diano problemi, ma in realtà l'adolescenza è proprio lì . In futuro non do per scontato niente, per carità, vivo il presente, ma se dovessi allenare i bambini sarebbe una felicità. Al momento non ci penso perché devo farlo con continuità e non riesco ad aver tempo".
Partiamo dai primi giorni della tua esperienza nerazzurra. Era l'estate del 2001, in che Inter arrivavi Francesco?
"Arrivavo dalla Fiorentina. Era un’Inter in crescita e programmata per vincere. Allora c'era Hector Cuper e dei grandi campioni quali Ronaldo su tutti, poi Bobo Vieri, Conceicao, Materazzi, capitan Zanetti... adesso me li ricordo tutti, un po' alla volta. Era un’Inter composta da grandi giocatori. C'erano Kallon e Ventola in attacco che ci hanno portato a essere primi in classifica quasi fino alla fine. Era un’Inter combattiva con i turchi, ma molto altalenante. Però abbiamo fatto un campionato strepitoso, purtroppo con l'epilogo finale amarissimo. Poi abbiamo capito un pochino come come girava il vento e come girava il sistema".
Una domanda proprio da portiere. L'Inter nella sua storia ha sempre avuto dei grandi numeri uno. Ce ne è uno tra quelli che sono arrivati prima di te che in qualche modo è stato un tuo modello, uno da cui sei riuscito a prendere un po’ di ispirazione?
"Quello su tutti e Walter Zenga. Walter Zenga per noi portieri è stato il simbolo dell'Inter perché tuttora se lo seguite, e penso sia così, ha proprio l'anima nerazzurra dentro. E’ cresciuto fin da bambino tifoso dell'Inter, è diventato portiere e tuttora è ambasciatore e portabandiera. Lui ha fatto la storia, un po' come negli anni prima Zoff. Però Walter è stato un simbolo anche perché si distingueva per il coraggio e per il fatto di mettere sempre la faccia in ogni sua dichiarazione, era la sua caratteristica e lo è tuttora".
Tu credi di aver vestito un po’ i valori nerazzurri che Walter Zenga, come giustamente hai spiegato tu, trasmetteva negli anni in cui ha vestito la nostra maglia?
"Guarda è difficile. Io mi metto un po’ indietro a Walter perché credo che sia il portiere dell'Inter per eccellenza degli ultimi anni. Ce ne sono stati anche prima di importanti, però lui negli anni 90 ha proprio vestito i colori nerazzurri come si deve. Io mi sono messo un po’ indietro perché la mia è stata una storia differente. Io ho fatto cinque o sei anni da titolare e poi altri tre o quattro in panchina, cosa che invece non avrebbe credo mai fatto lui. Ma nonostante questo io mi ritengo tifoso dell’Inter, interista dentro e non mi sono mai tirato indietro per la maglia e per il gruppo, nonostante un inizio molto difficile, poi seguito da anni di successi e di splendidi trofei conquistati".
A proposito proprio del tuo arrivo all'Inter, essere stato il il portiere più pagato della storia del club, 55 miliardi nel 2001, ti ha messo un po' di pressione sulle spalle oppure da grande professionista te ne sei sbattuto, hai tappato le orecchie e sei andato avanti per la tua strada?
"Mi ricordi un fatto importante. In effetti allora ero il portiere più pagato a livello di cartellino e anche a livello di stipendio che dopo Buffon ha superato. Eravamo io e lui i portieri del momento. Io avevo firmato per il Barcellona perché la Fiorentina voleva vendermi in un'unica tranche. Poi è arrivata l'Inter perché il Barcellona avrebbe invece pagato in quattro rate e allora l'Inter ha pagato tutto e subito vedendo i bisogni della Fiorentina che, ahimè, dopo è fallita lo stesso. Quando ho saputo di questa novità ho detto subito sì e ho detto che non mi interessava il guadagno personale. Ho detto vado all'Inter perché per me l'Inter rappresenta insieme alla Juventus ed al Milan una delle tre grandi squadre che fanno parlare nel mondo intero e perché da “avversario” sportivo prima mi chiedevo come mai l'Inter non riuscisse a vincere nonostante i campioni che aveva. Poi mi son dato una bella risposta e abbiamo trovato anche la soluzione del caso".
Sei stato all'Inter tanti anni, un decennio praticamente. Parliamo un po' di gioie... il momento che ti rimasto nel cuore, che ricorderai per sempre dei tuoi anni all'Inter qual'è stato? Sia a livello di campo che a livello proprio di rapporto personale...
"Beh ovviamente sono tutte partite legate alle grandi vittorie. Non ultimo anche il Triplete che è stato un'apoteosi per tutti quanti dopo anni di sofferenza. Andando indietro.. i vari scudetti e le varie coppe Italia. Come momenti di gioia mi sono rimasti anche i rapporti di amicizia con tutti i miei compagni e con la proprietà. Per me è stato un onore aver conosciuto il presidente Massimo Moratti che, a suo modo, in maniera molto generosa, “da padre di famiglia” ha gestito questa squadra e questa società".
Passiamo alle note dolenti, perché è inevitabile. Il 5 maggio del 2002 che hai citato tu, ma anche la doppia semifinale di Champions contro il Milan l'anno dopo. Sono questi forse i momenti che ti hanno fatto rodere di più? Oppure magari anche la partenza di qualche allenatore? Prima tu citavi Cuper: anche lui è andato via dopo comunque due anni in cui era riuscito a fare delle cose che altri sulla panchina dell'Inter fino a quel momento non erano riusciti a fare.
"Bisognerebbe distinguere un attimino perché da giocatore le vorresti vincere tutte, ma è impossibile. Se ne perdi una ti arrabbi, cerchi di capire il perché, il per come. Ma da giocatore è un conto...poi passano gli anni, diventi un attimino più tranquillo, più saggio, più riflessivo e dici: “Cavolo, ne ho vinte tante con l'Inter. Ne ho anche perse, ma ne ho vinte tante”. Non ho visto un'annata dell'Inter partire tranquilla e arrivare in maniera molto serena. Non è esistita una stagione del genere. Parti per vincere, sbagli qualche partita e arrivano le critiche. Navighi col mare in tempesta, ma alla fine quella nave deve arrivare nel porto. E in qualche modo noi l'abbiamo fatta arrivare come potevamo. I mezzi li avevamo, abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Poi però succedeva di tutto e quando succedeva lo sapeva anche il grande pubblico e lì c’era la loro reazione nei nostri confronti, cosa invece che in altre società non succedeva, sembrava quasi mascherato il problema. Poi, di punto in bianco, è arrivato il mare calmo e quindi l'Inter ha navigato anche in buone acque portando a casa Scudetti, Coppa Italia e quello che ha meritato nel tempo indietro".
Alla fine sei stato ripagato con gli interessi dopo quei primi anni vissuti con grandi delusioni…
"Sì sono stato ripagato con gli interessi, non solo io, ma tutti quanti perché è stata una gioia di tutto il mondo nerazzurro".
Qualcuno dice che Francesco Toldo è stato uno dei migliori portieri della storia dell'Inter. Tu ti ci riconosci in questa categoria oppure dici: “No comunque nel nel mio ruolo ce ne sono stati tanti e anche molto più bravi di me”?
"Ha ragione quel qualcuno. Perché di portieri forti all'Inter ce ne sono tanti. Credo che Walter Zenga sia stato superiore a tutti perché ha fatto veramente annate irripetibili, sia all'Inter che in Nazionale. Però la forma che io avevo raggiunto, la maturità che potevo dare era al top, era altissima. Di errori ne abbiamo fatti tutti, però alla fine dei conti mi piace ricordare che ci voleva anche tanta continuità, e io ho cercato di darla al meglio che potevo. All'Inter non era facile in quegli anni perché ne son successe di tutti i colori, anche senza nostre responsabilità. Il ruolo del portiere è il primo che potrebbe saltare, ma nonostante le varie critiche e le numerose partite difficili io l'ho sempre affrontato questa sfida con onestà sportiva intellettuale, al massimo delle mie capacità e sono stato fiero, fiero fiero, di far parte dell'Inter e tornassi indietro rifarei tutta la stessa trafila".
Quand'è che ti vedremo nei panni di dirigente o in qualsiasi altra situazione? Hai dei programmi per il futuro oppure no?
"No all'interno del calcio no. Io attualmente ho chiuso col calcio perché ho fatto bellissime esperienze all’Inter, alla Fiorentina ed in Nazionale. Ho fatto anche l'esperienza da dirigente e ora mi dedico alla famiglia. Mi è nata l'ultima piccoletta che ha due anni, la seguo con gioia insieme agli altri due ragazzi grandi che, sembra non diano problemi, ma in realtà l'adolescenza è proprio lì . In futuro non do per scontato niente, per carità, vivo il presente, ma se dovessi allenare i bambini sarebbe una felicità. Al momento non ci penso perché devo farlo con continuità e non riesco ad aver tempo".
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