Che dire? Che ci eravamo illusi tutti? Beh, effettivamente il primo tempo della partita di ieri sera era stato tanto bello quanto illusorio: bella l’Inter che per 45 minuti ha tenuto botta al cospetto della Juventus sbattendo solo di fronte ad un monumentale Buffon. Poi, i cambi tattici di Conte e soprattutto l’errore difensivo che ha concesso a Caceres la rete comoda comoda del vantaggio hanno messo a nudo per l’ennesima volta i limiti dell’Inter di Claudio Ranieri che esce nuovamente dal campo con la coda tra le gambe. Ennesima sconfitta, al cospetto di una Juventus che un po’ ha tremato ma poi una volta trovata la via del vantaggio è andata liscia sul velluto, rischiando di trovare anche la rete dell’umiliante 3-0.

Inutile forse chiedersi cosa succederà ora, lo abbiamo fatto tante altre volte in momenti simili e nessuna foglia si è mossa, e alla fine poco o nulla succederà anche questa volta: si penserà solo a trascinarsi lentamente e stancamente in questo finale di stagione. Ma quello che duole sottolineare è una sottile, ma nemmeno troppo, differenza tra quanto visto nella sera e quanto visto nel pomeriggio a Londra, quando la Primavera nerazzurra ha affrontato la finale di Next Generation Series, la Champions League dei giovani, contro l’Ajax.

Lì abbiamo visto davvero tutto un altro spettacolo: abbiamo visto undici ragazzi lottare come leoni al cospetto di un avversario ben più quotato di loro; abbiamo visto una lezione di grinta, di carattere, anche con un uomo in meno per un’espulsione improvvida che poteva costare carissimo; abbiamo visto un giovane allenatore di nome Andrea Stramaccioni che ha saputo plasmare sapientemente, ma ha saputo soprattutto dare una carica incredibile al gruppo, che ha saputo lottare e sputare sangue dando anche l’ultima goccia di sudore per i colori nerazzurri. E alla fine, abbiamo visto Andrea Romanò alzare al cielo il bellissimo trofeo della NextGenSeries, che consacra l’Inter al ruolo di campione d’Europa del mondo giovanile. II tutto tra urla di giubilo, soddisfazione di Moratti presente a Londra, e lacrime, lacrime d’amore. Ci ha provato l’Inter dei grandi magari ad ispirarsi a questi ragazzi meravigliosi, ma senza esito. Però i grandi sappiano che i piccoli quest’impegno e questa grinta in campo la mettono sempre…

Insomma, l’Inter scrive un altro capitolo di questa stagione grigia, ma da oggi una cosa è sicura: che nemmeno questa sarà una stagione da “zeru tituli”, come qualcuno da tempo millanta. Sì, sarò bauscia, sarò esagerato e quant’altro, ma questo per me, per tutto il mondo interista, deve essere considerato un titolo. Un titolo anzi importante quanto gli altri, anche più importante visto il contesto perché è il titolo che può segnare una svolta: i grandi cedono il testimone consentendo ai ‘piccoli giganti’ di Strama di continuare a scrivere la storia nerazzurra, partendo da questo trofeo per poi magari chissà, togliersi qualche altra soddisfazione con la maglia dei grandi. In un momento come questo, forse, era ciò che serviva. E allora, esultiamo per questa impresa, anche con buona pace di chi dice che ci accontentiamo di poco, o, peggio, si prodiga per sminuirne il valore per chissà quali convinzioni. Siamo campioni d’Europa, lo dicono tutti, il resto è aria…

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Lun 26 marzo 2012 alle 00:05
Autore: Christian Liotta
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