Il rendimento altalenante dell’Inter dopo la ripresa del campionato, anche all’interno della stessa partita, cerca risposte sul campo dell’Hellas Verona. Squalificati D’Ambrosio e Bastoni, la difesa a 3 di Antonio Conte rivede il rientrante Skriniar e Godin al fianco di De Vrij. Borja Valero alle spalle di Lukaku e Alexis Sanchez. Sponda gialloblù, Juric risponde con il consueto 3-4-2-1: Amrabat-Veloso in mediana, Faraoni e Dimarco sugli esterni, con Lazovic insieme a Pessina dietro l’unica punta Stepinski.
PRIMO TEMPO - L’1vs1 di Lazovic su Skriniar, che porta all’immediato vantaggio scaligero, da vita a numerosi duelli a tutto campo, con moduli molto mutevoli nell’opposizione tra le due squadre, in entrambe le fasi di gioco. Distratti, disuniti e subito in svantaggio, i nerazzurri provano con il passare dei minuti a prendere in mano il pallino del gioco. Ma il mantenimento del possesso, per larghi tratti lontano dall’area di rigore avversaria, non si traduce in occasioni da gol. Sulla costruzione nerazzurra, i padroni di casa difendono in avanti, scalando in aggressione sui rispettivi avversari. I tre attaccanti sui tre difensori di riferimento, Veloso su Brozovic, Amrabat ‘incollato’ a Borja Valero, Rrahmani e Faraoni a dividersi Gagliardini e Ashley Young. E gli ospiti, tecnicamente spesso imprecisi e ‘bloccati’ sul terreno di gioco, riescono a superare la prima pressione provando ad appoggiarsi direttamente su Sanchez e Lukaku, con il cileno a venire incontro seguito da Gunter e il belga a muoversi sul centro-destra in zona Kumbulla. Il grande lavoro spalle alla porta dei due attaccanti garantisce qualche giocata nella trequarti offensiva, trovando sviluppo nei piedi di Borja - bravo a muovere la sfera a pochi tocchi - e nella spinta di Candreva sulla destra, impegnato nel duello con Dimarco. L’Hellas fa densità all’interno degli ultimi 20 metri, allontanando i pericoli e contrattaccando velocemente. È la posizione di Pessina, pronto ad ‘abbandonare’ il centro-destra e la scomoda marcatura di Godin per svariare tra le linee e collaborare alle buone iniziative di Lazovic e Dimarco dalla parte opposta, dove Skriniar trova molte difficoltà. Nella fase di ‘attesa’, Candreva rimane basso in supporto al centrale slovacco. Sul giro palla iniziale dei tre difensori scaligeri, ad alzarsi è Borja Valero, affiancando Lukaku e Sanchez. Il centrocampista spagnolo, nel primo step del possesso nerazzurro, si propone invece largo alle spalle dell’esterno, così come Gagliardini dalla parte opposta. Con Brozovic e De Vrij in cabina di regia. Sul pressing a tutto campo dei padroni di casa, nascono degli spazi per vie centrali, favorevoli alla giocata immediata sui due attaccanti. Per un’Inter, comunque, poco precisa, reattiva e aggressiva, in entrambe le fasi di gioco. Nei primi 45’, poche conclusioni verso la porta difesa da Silvestri e la sensazione di essere vulnerabile quando attaccata.
SECONDO TEMPO - Dopo un assaggio di poca concentrazione anche a inizio ripresa, l’Inter cresce in intensità, coraggio e varianti di gioco, nella fase di possesso. Trovando - quasi - immediatamente il gol del pareggio, con il raro coinvolgimento della catena mancina (Young + Godin), il consueto lavoro spalle alla porta di Lukaku e la presenza offensiva (costante e determinante) di Candreva sulla destra. Il numero 87 accompagna l’azione e conclude in rete dopo la respinta del palo. Maggior reattività e velocità d’esecuzione in spazi stretti raccontano il positivo momento nerazzurro, con Sanchez a calamitare palloni e ‘legare’ i reparti. L’atteggiamento del cileno, anche senza palla, trascina la squadra di Conte, da una retroguardia più alta e aggressiva a un centrocampo più mobile (Juric inserisce Di Carmine per Stepinski). È Gagliardini a confermare la crescita di alcune prestazioni individuali, rendendosi protagonista in occasione del 2-1. ‘Strappando’ per vie centrali e premiando l’ennesima corsa di Candreva, per il cross deviato nella propria porta da Dimarco. I padroni di casa subiscono la rimonta, ma continuano a duellare in ogni zona di campo, provando a contrattaccare in ampiezza (tra Skriniar o Godin e gli esterni) e rimanendo alti sulla costruzione dal basso ospite. Nel primo step della manovra, oltre a coinvolgere Handanovic, i nerazzurri continuano a disporsi con Borja e Gaglia sulla linea del fallo laterale (sempre seguiti da Amrabat e Faraoni). E per lo sviluppo verticale del giro palla arretrato, sulla pressione avversaria, rimane la giocata per gli attaccanti la soluzione più ricercata. Lukaku e Sanchez resistono all’aggressione di Kumbulla e Gunter, ma l’Inter non trova la ‘cattiveria’ necessaria per completare il lavoro dei due davanti e cavalcare l’inerzia del match. Adjapong per Dimarco e Vecino per Brozovic le scelte dei due tecnici a cavallo dell’ultimo quarto di gara, senza apportare modifiche a compiti e disposizione dei ventidue in campo. L’uscita di Lukaku (al suo posto Lautaro), al minuto 76, apre a un’ultima fase, con gli ospiti sempre più indirizzati ad accontentarsi del minimo vantaggio acquisito e i padroni di casa a ricorrere alle ultime forze generose a disposizione. L'argentino maglia numero 10 ci prova, ma sono i gialloblù ad arrivare prima su diversi palloni, ritrovando continuità nell'avvicinamento alla porta difesa da Handanovic. E, dopo gli ingressi di Empereur e Verre (fuori Lazovic e Kumbulla), arriva la conclusione vincente di Veloso per il definitivo 2-2. La mediana, con Vecino lontano dal portare ordine e copertura dal momento della sua entrata in campo, è statica, e la Beneamata viene raggiunta ancora una volta negli ultimi minuti. Eriksen (esce Borja Valero) e i 6' di recupero non cambiano l'esito finale. Per un finale di campionato - in casa Inter - sempre più destinato a non regalare grandi soddisfazioni. Lontano dalle aspettative e dai sogni più grandi.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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