Prove di fuga per l'Inter che chiude il suo febbraio di fuoco contro il Genoa reduce da sette risultati utili di fila. Dopo le vittorie con Benevento (30 gennaio), Fiorentina, Lazio e Milan, Conte conferma lo schieramento che ha sconfitto i biancocelesti e poi vinto nel derby con la presenza di Eriksen a centrocampo da mezzala e la sola eccezione di Darmian a destra al posto dello squalificato Hakimi. Corsia di sinistra affidata ancora una volta a Perisic, mentre davanti Lukaku e Lautaro vogliono incrementare il bottino di 30 gol stagionali. Nel 3-5-2 speculare dei rossoblu Ballardini stravolge le previsioni della vigilia: in difesa rientra Zapata al posto di Masiello, a centrocampo si rivedono Melegoni e Ghiglione nella linea completata da Rovella, Strootman e Czyborra. In attacco spazio al tandem Pjaca-Scamacca.
Trentadue secondi esatti di gioco e l'Inter si porta sull'1-0 con un'azione diventata già un all time classic dei nerazzurri: sul colpo di testa in rinvio di Bastoni, Barella la gira subito in avanti per Lukaku che a centrocampo scambia in uno-due con Lautaro mandando fuori tempo Radovanovic, si invola verso la porta palla al piede mentre Zapata annaspa di fronte a lui per contenerlo, il belga a sorpresa si porta la palla sul destro e trafigge Perin all'angolino basso. Inizio shock per il Genoa che fatica a stare dietro ai ritmi del mix di tiki taka e calcio verticale di Conte: i nerazzurri fraseggiano con il palleggio in mediana e poi superano agevolmente il filtro del Grifone grazie a movimenti e trame ormai studiate e imparate a memoria. A Lautaro in area manca il guizzo decisivo, ma la vera chance è per Darmian che sull'uno-due con ennesima sponda di Lukaku arriva solo di fronte a Perin ma calcia a lato. La squadra di Ballardini resta così in balia dei nerazzurri e si affaccia dalle parti di Handanovic solo con un tiro dalla distanza di Scamacca facilmente neutralizzato dal portiere sloveno.
L'enorme mole di gioco offensiva dei nerazzurri inizia con il pressing alto dei suoi mediani e dall'abilità nel coprire ogni linea di passaggio e zona di campo. Al 22' Eriksen dà prova di aver fatto il salto voluto da Conte riconquistando il possesso sulla trequarti e servendo in area Barella, palla quindi subito a Lukaku il cui tentativo di andare a segno stavolta viene sventato da una deviazione in calcio d'angolo. Proprio Barella è il motorino instancabile che fa da collante fra la fase di recupero del pallone a quella conclusiva. Fioccano le occasioni per Lautaro e Lukaku ma il Genoa riesce a salvarsi prima con la respinta di Radovanovic, poi con i pugni di Perin. Al 34' la rete infinita di passaggi fra il centrocampista azzurro e la LuLa porta al tiro l'argentino che trova la presa in tuffo del portiere rossoblu, stessa sorte due minuti dopo sulla rovesciata del diez dopo il cross dalla destra del 23. Nel taccuino dell'arbitro Chiffi finiscono Zapata e Strootman per due falli che frenano le ripartenze fulminee di Barella e del Toro.
Alla ripresa Ballardini sostituisce l'olandese e Radovanovic con Behrami e Onguene, ma il doppio cambio non sortisce la svolta sperata dall'allenatore. Anche nel secondo tempo l'Inter ha vita facile nel creare palle gol e portarsi in avanti alla ricerca del raddoppio, mentre il Grifone non riesce a rendersi mai pericoloso in zona Handanovic. Prima Perisic e poi Lautaro vengono ostruiti due volte in corner al momento dell'assist decisivo, mentre Eriksen non inquadra lo spechio con il sinistro da fuori pur lamentando la spinta di un avversario al momento del tiro. Al 59' Skriniar in versione play-maker cerca e trova Lukaku spalle alla porta, stop e sponda del belga da copione ma anche Barella arrivato a rinforzo sbaglia la mira con il destro. Pandev e Shomurodov sono le due carte che il tecnico rossoblu si gioca a mezzora dalla fine richiamando in panchina Ghiglione e Scamacca, quindi dando al suo Grifone un input ancora più offensivo, tuttavia le intenzioni non vengono convertite con un cambio di passo sul campo.
Al 68' Eriksen sempre nel vivo dell'azione è nuovamente protagonista partendo da sinistra, il danese scambia con Perisic e Lautaro ma anche stavolta il tiro non ha fortuna e si spegne a lato. Il gol meritatissimo però è nell'aria ed è firmato da Darmian, goleador meno atteso e per questo lasciato solissimo e libero di calciare di prima in area, mentre la solita ripartenza inarrestabile di Lukaku attrae a sé l'intera difesa rossoblu e viene quindi finalizzata dall'assist per il destro chirurgico dell'esterno. Dopo l'esultanza del raddoppio Conte richiama in panchina Lautaro e Brozovic inserendo Sanchez con Gagliardini, e come nel primo tempo al suo partner d'attacco Lukaku, al cileno bastano pochi secondi dall'ingresso in campo per mettere la firma sul tabellino: stavolta tutto parte da Perisic che sfugge in doppio passo a Behrami e mette al centro per il sinistro di Big Rom, respinta di Perin e allungo maldestro di Onguene che regala a Sanchez l'opportunità per piazzare di testa in gol (gioia inizialmente strozzata perché il guardalinee vede un fuorigioco di Lukaku ma il gol è regolare dopo check del Var).
Partita incanalata e risultato mai messo in discussione da un Genoa rimasto tramortito per tutta la partita, così all'84' Conte può permettersi un'altra girandola di cambi con gli ingressi di D'Ambrosio, Vidal e Young al posto di Darmian, Barella e Perisic. In chiusura l'Inter sfiora addirittura il poker, ma è sempre Perin a dire di no a D'Ambrosio, Sanchez (come Lautaro in perfetta sintonia negli scambi stretti e rapidi con Lukaku) e infine alla girata al volo di Skriniar su sviluppi del corner. I nerazzurri confermano di avere fatto propri meccanismi di gioco assestati e ben oliati, chiudono un febbraio di vittorie con il secondo 3-0 consecutivo a San Siro dopo quello rifilato al Milan nel derby e regalano ormai solo prove di compattezza, nonostante i rumors societari. Perisic ed Eriksen le armi in più di Conte in questa seconda parte di stagione mentre il tecnico, che in settimana mostrando alcune azioni su Instagram aveva fatto intendere di prediligere il "giusto compromesso" fra tiki taka e calcio verticale (sarà giusto introdurre il concetto di 'tiki taka verticale'?), può essere sempre più soddisfatto dei progressi mostrati dalla squadra in attuazione alle sue idee. La fuga scudetto andrà concretizzata nelle restanti 14 sfide per averne il coronamento.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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