Il Camp Nou e il Barcellona rappresentano un banco di prova importante per l’Inter targata Antonio Conte. Protagonisti di un ottimo avvio di stagione in campionato, i nerazzurri sono attesi dal match forse più difficile in Champions League. Senza Lukaku, in avanti tocca a Sanchez-Lautaro, coppia vista nel primo tempo di Genova. Godin-De Vrij-Skriniar in difesa, Barella a destra nel pacchetto centrale di centrocampo, completato da Brozovic, in mezzo, e Sensi, a sinistra. Nel 4-3-3 blaugrana, spazio dal 1’ al tridente ‘stellare’, con il recuperato Messi al fianco di Suarez e Griezmann. De Jong-Busquets-Arthur in mediana, Semedo nel ruolo di terzino sinistro (vista l’assenza dell’ultimo minuto di Junior Firpo, oltre a quella di Jordi Alba).
PRIMO TEMPO - Pressing alto, con Sensi in zona Busquets su rimessa dal fondo blaugrana, e coraggio nel costruire dal basso le proprie azioni, caratterizzano sin da subito l’atteggiamento nerazzurro. Il gol ‘lampo’ di Lautaro indirizza in modo ulteriormente positivo l’approccio degli uomini di Conte. Schierati con una linea difensiva a 5 - di attesa - nello sviluppo del palleggio avversario, ma pronti a ripartire con qualità attraverso verticalizzazioni per le combinazioni dei due attaccanti, determinanti nel far salire la squadra e far correre all’indietro una linea difensiva - a partire da Pique e Lenglet - molto alta sul terreno di gioco. Importante, da una parte e dall’altra, il lavoro degli esterni. Candreva e Asamoah aspettano inizialmente nella propria metà campo, impegnati nell’impedire la giocata facile per i movimenti ad allargarsi di Messi o Griezmann, scalando su mezzali o terzini nella seconda fase del palleggio blaugrana. Per poi, una volta aver contribuito a far ripartire il possesso avversario, trasformandolo in un giro palla difensivo, alzare di molto la pressione su Sergi Roberto e Semedo. Sponda blaugrana, i due laterali bassi contribuiscono allo sviluppo in ampiezza della manovra, completata da passaggi in scarico al limite dell’area per interni di centrocampo e attaccanti, nei movimenti a staccarsi e smarcarsi dalla linea difensiva nerazzurra. Con grande organizzazione e la forte impronta del lavoro nelle due fasi di Barella, Brozovic e Sensi, gli ospiti conquistano numerosi palloni, disimpegnandosi in transizioni positive chiare e immediatamente rivolte alla costruzione di situazioni offensive. Il centrocampo schierato da Valverde viene superato in qualità e tenacia, faticando nella consueta aggressione una volta smarrita la sfera, con Pique e Lenglet - in marcatura a uomo su Lautaro e Sanchez - spesso ‘costretti’ a interventi irregolari (non sempre sanzionati). A manifesto di una prima frazione coraggiosa e a tratti dominata dagli uomini di Conte, vi è la costruzione dal basso: giocando sul lato di Asamoah, con De Vrij, Skriniar, Brozovic e Sensi a supporto, l’Inter riesce costantemente a eludere l’altissimo pressing avversario. Giocate di prima, uno-due nello stretto e finte utili a smarcarsi aprono praterie nelle quali gli ospiti sviluppano azioni importanti. Cambiando gioco per Candreva, passando per Barella o premiando i movimenti corto-lungo (e viceversa) di Lautaro e Sanchez, con Sensi a svariare alle loro spalle, i nerazzurri meriterebbero il raddoppio. Piccoli dettagli e Ter Stegen mandano invece le squadre all'intervallo sul punteggio di 0-1.
SECONDO TEMPO - Al rientro dagli spogliatoi, il padroni di casa provano a prendere il pallino del gioco, portando l’Inter nella sua fase attendista, con i ‘quinti’ stretti e bassi a supporto dei tre centrali, e gli attaccanti vicino alla linea di metà campo. Gli ospiti, con la collaborazione tra difensore, esterno e mezzala in zona palla, riescono comunque a limitare la pericolosità blaugrana nel giro palla a ridosso degli ultimi 16 metri, scalando sui continui movimenti e inserimenti dei protagonisti delle due catene offensive avversarie. L’ingresso di Vidal per Busquets, e il conseguente cambio modulo - con il cileno sulla trequarti e De Jong-Arthur in mediana - alza però il livello di aggressività dei padroni di casa, intaccando e cambiando gli sviluppi tattici del match. Sulla costruzione dal basso nerazzurra, il numero 22 si ‘incolla’ a Brozovic, limitandone la regia e l’apporto decisivo per eludere la prima pressione - molto alta e numerosa - degli uomini di Valverde. Un’uscita più ‘sporca’ limita l’immediata ricerca della profondità nello sviluppo della manovra di casa Inter. E un po’ di stanchezza, oltre a limitare la pericolosità dei due attaccanti, meno dominanti nel confronto con Pique e Lenglet, porta all’abbassamento del baricentro e alla perdita di qualche distanza. Con il Barcellona, sempre sfruttando il movimento di attaccanti - e non solo - a staccarsi dalla retroguardia avversaria, capace di trovare la via del pareggio (grazie alla prodezza di Suarez). Dembélé per Griezmann porta più imprevedibilità sull’out mancino blaugrana, mentre l’ingresso di Gagliardini per Sanchez nasce dalla necessità ospite di aggiungere fisicità in mezzo al campo (Sensi in supporto a Lautaro). Il neo entrato numero 11 e Semedo diventano opzioni costanti e alternative al palleggio dei padroni di casa, che costruiscono sul centro-destra, dove svariano Messi e Vidal, per poi aprirsi sulla corsia di sinistra. Conte inserisce D’Ambrosio al posto di Candreva e l’Inter, trascinata da Barella, sembra tenere lontane i pericoli dalla porta difesa da Handanovic. E, con l’ultimo cambio - Politano per Sensi -, prova a riaffacciarsi in avanti. Proprio da un’iniziativa del numero 16, accompagnata da Lautaro e mezzali, arriva però l’azione perfetta in ripartenza da parte di Messi e compagni. L’argentino, con la sua miglior giocata della serata, serve Suarez, ottimo nel primo controllo a tagliar fuori Godin e cinico nel concludere per la seconda volta in rete. I pochi minuti rimasti a disposizione non cambiano l’esito finale del match. Un match con tante buone indicazioni per la Beneamata, all’interno di un cammino europeo che rimane in salita. Ma se vincere al Camp Nou è quasi proibitivo, il primo tempo dice almeno che l’Inter è sulla strada giusta. Per mentalità e gioco, un piccolo grande passo in avanti.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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