Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Jorge Valdano ha detto la sua sul momento delicato del calcio in piena pandemia.

Partite senza pubblico. Meglio di niente?
"Sì. Viviamo in un momento nel quale c’è un gran desiderio di recuperare la normalità e il calcio ha questo effetto simbolico. C’è uno scrittore colombiano, Faciolince, che questa settimana ha scritto un articolo molto commentato, nel quale sostiene che siamo stati quasi 3 mesi senza calcio e non è successo nulla, siamo sopravvissuti lo stesso. Beh, io sono 3 mesi che non do un bacio ai miei nipoti e sono vivo, sì, però ho dovuto fare a meno dell’impatto emozionale garantito dal bacio ai nipoti. Allo stesso modo abbiamo perso l’impatto emozionale e la passione offerte dal calcio. E aggiungo una cosa, perché tanto non mi può ascoltare: una volta chiesero a Borges a cosa serviva la poesia e lui rispose: “E a cosa servono l’odore del caffè, o un’alba? A renderci più felici”. Fortuna che Borges non mi può vedere applicare le sue frasi al calcio però è così, il calcio è una cosa che aiuta a vivere".

Guarda la Bundesliga? E come le sembra?
"Sì, è un altro calcio, senza l’anima che al nostro sport porta la gente. C’è una sensazione insapore, generata da uno spettacolo che non è reale. Dobbiamo fare uno sforzo mentale per capire, o ricordarci, che la partita ha un valore agonistico, che ci sono dei punti in palio. Si fa fatica a vederla come una gara tradizionale. A tutto questo bisogna aggiungere poi il fatto che stiamo vedendo un torneo che ci risulta alieno, e tra l’altro dopo la vittoria del Bayern sul Borussia, per dirla in termini commerciali, la Bundesliga ha perso valore, l’interesse scema ancora di più. Ma sono grato alla Germania perché col rigore ha generato fiducia mostrando che si può tornare a giocare, pur se in circostanze eccezionali. Lo accettiamo perché capiamo che siamo in una situazione d’emergenza, e l’eccezionalità richiede rimedi eccezionali. Detto ciò è chiaro che l’ansia di tornare l’aveva prima l’economia che lo stesso calcio".

In Spagna il ruolo del presidente della Liga Tebas è stato determinante per la ripresa.
"Sì. Ci vuole sempre un ottimista a tirare il gruppo. In questo senso la Germania è il buon esempio e la Francia il cattivo. I tedeschi si sono affrettati ad abbracciare la normalità, i francesi si sono affrettati nel prendere una decisione che ha ferito l’interesse economico di tutti i club quando la sensazione è che avrebbero potuto ridurre il dramma economico facendo ripartire il calcio in condizioni speciali, come gli altri. Potevano aspettare, anche perché se c’è una cosa che ci ha insegnato il Covid è che dobbiamo vivere con senso dell’immediato, tutte le conclusioni che possiamo trarre servono per oggi, tra una settimana lo scenario potrà cambiare. Per questo ha sorpreso che la Francia abbia preso una decisione così drastica con tanto anticipo, una cosa che tra l’altro lascia nella bufera Lione e Psg ancora impegnati in europa. Le loro chance d’avanzare sono molto compromesse".

Le competizioni europee in agosto?
"Anni fa quando si andava in Russia si parlava del Generale Inverno. Ora dovremo parlare del Generale Estate. Vedremo che influenza avrà il clima sulle gare, le temperature saranno inumane. Però è vero che anche chi vince il Mondiale deve giocare 7 partite in estate, io ho disputato la finale 1986 a Città del Messico, in altura, con un inquinamento bestiale e a mezzogiorno. Ma ripeto: oggi non si può parlare di Champions, lo si farà in agosto. Manca troppo tempo, non possiamo sapere se ci sarà stata una ricaduta o se saremo tutti sani. Gli spagnoli poi hanno la brutta abitudine di non essere come i tedeschi, cosa che aggiunge una connotazione di imprevedibilità al tutto".

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Sezione: Rassegna / Data: Gio 28 maggio 2020 alle 11:52 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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