"Non riesco nemmeno a immaginare che cosa succederebbe se l’Italia non si qualificasse per il Mondiale, però bisogna che ci diamo una svegliata! Non è possibile giocare come abbiamo fatto nel secondo tempo con la Norvegia. E chi mi dice che a marzo, quando ci saranno le partite decisive, le cose cambieranno? Adesso, in una simile situazione, io conosco una sola medicina: il lavoro. Solo che Gattuso non può lavorare con la squadra, perché i giocatori tornano nei loro club e allora tutto si complica. Ripeto: sono preoccupato". Così Arrigo Sacchi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

Che cosa l’ha maggiormente delusa?
"Ho visto errori individuali e collettivi che, a un certo livello, non si possono commettere. Cerco una giustificazione nell’atteggiamento psicologico, forse nella ripresa. Gli azzurri si sono un po’ spaventati, si sono persi d’animo e hanno avuto paura di vincere, non so... Resta il fatto che in tutti e quattro i gol che abbiamo subito domenica sera ci sono stati errori clamorosi che un calciatore di Serie A non può fare. I difensori ne hanno combinate di tutti i colori, c’è chi ha voltato le spalle all’avversario che crossava, c’è chi ha lasciato Haaland libero di calciare in mezzo alla nostra area, c’è chi ha sbagliato il passaggio in impostazione, c’è chi si è fatto ubriacare dalle finte in contropiede. No, così davvero non si va lontano".

E come si può intervenire?
"Serve una presa di coscienza dei nostri limiti. Per farlo, però, è necessaria un’abbondante dose di umiltà. Qui c’è da comportarsi come un maestro che insegna l’alfabeto ai bambini di prima elementare, e badate che non sto esagerando. Sento parlare di moduli, di schemi, di tattiche di attacco, ma lo vogliamo capire che si deve lavorare in profondità sui concetti-base? A mio avviso servirebbe uno stage a Coverciano prima dell’impegno di marzo: Gattuso potrebbe allenare per qualche giorno, ricompattare il gruppo dopo questa batosta, ricaricare le batterie anche dal punto di vista psicologico e migliorare ciò che ancora non funziona. Ma sono sicuro che i club si opporrebbero a una simile richiesta del commissario tecnico, ricordo bene le battaglie che dovetti combattere io quand’ero sulla panchina della Nazionale. In Italia prevalgono sempre gli interessi individuali, gli egoismi e non si vuole capire che per costruire una squadra, e la Nazionale è una squadra, servono tempo, pazienza e allenamenti, tanti allenamenti. Ma i miei, lo so già, sono discorsi al vento...".

Ha paura degli spareggi?
"Paura, mai. Però vedo molte incognite. Dopo aver preso quattro sberle così non credo che l’ambiente sia tranquillo e rilassato. Dunque, c’è bisogno di ricostruire il morale di tutto il gruppo. Mi preoccupano, e non poco, le pressioni alle quali la Nazionale sarà sottoposta prima delle partite decisive. Questa non è una squadra che, a mio avviso, può sopportare un peso così forte. Credo che sarebbe saggio, dopo aver analizzato gli errori commessi e aver cercato le soluzioni adatte, azzerare le polemiche, eliminare i dubbi e concentrarsi tutti sull’obiettivo. Di tutto c’è bisogno, in questo momento, tranne che di tensioni".
 

Sezione: Rassegna / Data: Mar 18 novembre 2025 alle 11:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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