Andrea Ranocchia è stato compagno di squadra e di reparto di Cristian Chivu e proprio del tecnico romeno l'ex difensore parla al Corriere dello Sport. "Conosco bene Cristian, ho trascorso diversi anni a contatto con lui nello spogliatoio: mi era sembrata da subito una scelta azzeccata. Ero convinto al 100%", rivendica Ranocchia la sua immediata approvazione alla chiamata del romeno sulla panchina interista. 

Cosa ispirava questa sua certezza? 
"È un ragazzo di un’intelligenza e sensibilità diverse dagli altri. Per un allenatore è fondamentale mettersi nei panni dei suoi calciatori, lui riusciva a farlo anche quando giocava. Non parlava tantissimo, ma tutti lo ascoltavano quando interveniva. E in una Inter di grandissimi campioni non era scontato. È sempre stato molto rispettato. Poi l’ho ritrovato ad Appiano quando ha iniziato ad allenare nel settore giovanile qualche anno dopo. Ero convinto che potesse far bene perché l’ho visto anche allenare con grande passione". 
 
Sta dimostrando anche grande personalità. 
"Ha visto nella squadra che allena il potenziale per fare qualcosa di diverso rispetto al passato. L’Inter dispone di un atletismo importante, che ben si sposa con la sua idea di calcio. Contro la Lazio si è visto che tipo di pressione riesce a fare: nei primi dieci minuti praticamente non li hanno fatti giocare. Li hanno aggrediti in una maniera incredibile e da quel tipo di situazione è nato il gol di Lautaro. Sono stati spaventosi. Ma c’è anche un’altra cosa che mi piace di Chivu". 
 
Cosa? 
"Ha un modo di comunicare fuori dal comune. Risponde alle domande come fanno Mourinho, Guardiola o Klopp. Quelli come Cristian escono fuori dal recinto delle ovvietà. Non ci sono tanti allenatori in giro che hanno quel tipo di capacità. Le sue conferenze stampa sono fantastiche". 
 
Bisseck centrale può rivelarsi una grande intuizione? 
"Diciamo che c’è una base, può lavorarci sicuramente. Questo ragazzo mi piace molto, per caratteristiche è un profilo internazionale. Può affermarsi anche in quel ruolo". 
 
Da Pavard ad Akanji l’upgrade è stato più importante del previsto. 
"Ricordiamoci che viene fuori dalla scuola di Guardiola. Un allenatore di grande profilo come Pep ti fa crescere tantissimo, ti dà un bagaglio che porti con te sempre. Ma il vero vantaggio l’Inter l’ha trovato in attacco. Passare da Taremi e Arnautovic a Pio e Bonny ti dà un vantaggio importante. Lo si è visto durante l’assenza di Thuram, che ha recuperato in tutta tranquillità. L’anno scorso non sarebbe stato così". 
 
Lautaro rideva di più quando c’era lei? 
"Da come pressa, lotta ed esulta fa capire quanta fame abbia. Lauti è un giocatore internazionale, è un simbolo di una squadra che vuole sempre vincere e raggiungere obiettivi. Ho sentito ciò che è stato detto, ma è un suo modo di vivere le partite. È un bravissimo ragazzo, fuori dal campo ride eccome. Quando deve fare il suo dovere, il sorriso non gli serve granché. L’ambizione è il suo vero punto di forza: per questo continua a battere record. Non si accontenta mai". 
 
Quanto pesa il derby di domenica? 
"Credo che l’Inter possa sentirsi abbastanza tranquilla. Secondo me sarà più difficile da gestire per il Milan, perché comunque se perdesse la partita si ritroverebbe a cinque punti dai cugini. Inizierebbe a delinearsi un buon distacco. Poi quando porti a casa un derby ti garantisci anche una bella spinta a livello di entusiasmo. Ovviamente mancano ancora tante partite, ma questa sarà importante". 
 
Conte è quello di sempre?  
"Assolutamente sì. Il Napoli sta faticando un po’, ma è lì e non a dieci punti dalla prima. Lui è lo stesso allenatore che ho conosciuto io, sia in campo che fuori. Per l’opinione pubblica sta vivendo una fase di down, ma fidatevi: non è così". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 18 novembre 2025 alle 08:14 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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