Antonio Conte all'Inter? Claudio Marchisio la pensa così: "Non mi farebbe impressione, è un professionista. Potrebbe avere un forte impatto, perché quando c’è da ristrutturare si trova sempre bene - dice il centrocampista dello Zenit a Tuttosport -. Le bandiere sono sempre più rare. E gli stessi che si lamentano di questo sono poi quelli che ogni anno vorrebbero cambiare 10 giocatori su 11 della propria squadra". 

Dybala, invece, lo ha scortato fin dall’inizio: aveva appena firmato e lo portaste a Berlino ospite della squadra, seduto accanto a lei. 
"Io stravedo per Paulo. E spero davvero che non venga ceduto, sarebbe un errore, perché talento come ne ha lui ce l’hanno davvero in pochi. Mi ricordo fin dalla prima partita, la Supercoppa in Cina. Era partito in panchina, poi è entrato e gli ho detto subito: tu stai in area, perché con il piede che ti ritrovi devi stare il più vicino possibile alla porta". 

Con Dybala siete amici, lo ha sentito in questo periodo? 
"Sì, tante volte. E’ consapevole del momento difficile, ma sa che nella carriera di un calciatore, anche quelle dei campioni, possono esserci delle stagioni così. Ma l’ho sentito smanioso, voglioso di rivincita". 

Ora, però, pare difficile la convivenza con Ronaldo. 
"Non lo so, non sono e non sarò mai un allenatore perché certi ragionamenti non li capisco, ma per me bisogna trovare assolutamente un modo per farli giocare insieme. Paulo è un talento pazzesco, non bisogna perderlo". 

Vederebbe bene Icardi alla Juventus?
"E’ uno alla Trezeguet, senso del gol fuori dal normale, ma proprio come David dipende molto dalla squadra. Lui e Dybala formerebbero una coppia strepitosa. Anche anagraficamente parlando". 

E il mondo un po’ troppo variopinto di Icardi? 
"Mauro dovrebbe adeguarsi alla Juventus e al suo stile". 

Ritorno al passato, tempo di aneddoti in bianconero. Anni di discorsi importanti negli spogliatoi: quale si ricorderà per sempre? 
"Quello di Conte alla prima giornata. Venivamo da un’estate difficile, dopo due settimi posti eravamo in discussione tutti, per questo lavorammo tanto e duramente. Nel precampionato avevamo sofferto molto, ma in quella partita contro il Parma tutto sembrava andare bene: gran caldo, ma noi in vantaggio per 1-0, andiamo negli spogliatoi. Siamo lì che ci rinfreschiamo e siamo di buon umore, arriva Conte gridando il nome di ognuno di noi e aggiungendo: puoi dare di più! Eravamo sconvolti, volevamo dire: mister, ma stiamo vincendo... Eppure in quel momento ci ha fatto capire che non potevamo mai mollare, mai cedere un centimetro. E’ stato uno dei momenti più importanti e fondanti del ciclo". 

Scudetto più bello? 
"Il primo, per quello che c’era stato prima: un’esplosione di gioia che ha cementato il gruppo. Sul pullman nel bagno di folla ci guardavamo fra chi provava quelle emozioni per la prima volta e chi le aveva già provate e ci dicevamo: vogliamo riprovarle tante altre volte". 

Il più sofferto? 
"Il settimo. Al 70’ di Inter-Juventus ero in panchina e mi veniva da piangere, dicevo: ecco, questo è il momento in cui finisce il ciclo, siamo in superiorità numerica e stiamo perdendo. Poi ha segnato Cuadrado e da lì ho iniziato a crederci". 

Sezione: Rassegna / Data: Mer 15 maggio 2019 alle 09:36 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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