"A 22 anni, Roberto Carlos giocava nell’Inter e si capiva che aveva qualcosa di speciale nelle gambe, nel piede mancino, nel modo di toccare il pallone. Però Roy Hodgson – allenatore inglese sceso a Milano dopo una tappa in Svizzera – non lo vedeva bene. Nel suo sistema di gioco, irrigidito dagli angoli retti e ottusi, uno come il brasiliano finiva con l’essere superfluo. Difendeva poco e male, secondo lui. Gli preferiva gente come Pistone o Centofanti. E così quella vecchia volpe di Capello, che due cose di calcio le capisce, se l’era portato a Madrid". Comincia con questo parallelismo l'analisi de La Gazzetta dello Sport su quello che viene definito come 'l'equivoco Eriksen'.

"L’impatto in nerazzurro è deludente. Vero. Del resto, nel calcio di Conte il suo ruolo non è previsto. Oppure non è previsto che sia affidato a qualcuno con le sue caratteristiche. Perché allora, in gennaio, l’Inter l’ha preso? Okay, con Eriksen a fine contratto era una buona occasione - ricorda il quotidiano - considerato anche il mondo diverso dell’era pre-Covid. E Conte, forse, pensava di poterlo piegare alle sue esigenze, un po’ come aveva fatto Van Gaal ai tempi del Barça con Riquelme, l’ultimo vero grande trequartista del calcio".

Il consiglio tattico della rosea per provare a ritrovare il danese è quello di "lasciarlo libero di muoversi, dandogli molta responsabilità", mettendo al servizio della sua tecnica i muscoli di Barella e i Vidal. 

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Sezione: Rassegna / Data: Sab 31 ottobre 2020 alle 08:57
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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