Oggi la Gazzetta dello Sport sottolinea il grande senso di appartenenza di Eder, che pazientemente e senza mai una polemica offre il suo contributo, soprattutto nei finali di gara. "In tredici gare stagionali dell’Inter ha messo insieme 10 presenze, tutte rigorosamente dalla panchina, per un totale di 115’ in campo - si legge -. Il paradosso è che nel bilancio vanno messe, oltre al gol al Torino, anche tre ammonizioni che ne fanno il giocatore più «scorretto» della A (una ogni 38’) tra quelli impiegati almeno per 90’. La verità però è che quei gialli sono la sublimazione dell’uomo squadra, finito sul tabellino dalla porta sbagliata per frenare pericolose ripartenze avversarie causate dall’errore di un compagno". 

Eder, in poche parole, è il simbolo di questa Inter, operaia, coesa, che rema tutta dalla stessa parte. Ognuno con il proprio ruolo e con le proprie caratteristiche. "Con la sua abnegazione, Eder manda un segnale ai compagni e cambia sempre e comunque le partite - rafforza il concetto la rosea -. Vedi anche quella col Genoa, quando col suo ingresso (e poi con quello di Karamoh) l’Inter ha finalmente alzato il ritmo lentissimo che faceva giusto il solletico agli avversari. Fino al gol nel finale di D’Ambrosio. E per una volta dare i meriti a Spalletti sarebbe inesatto. Eder fu tra i pochi a non tirarsi indietro nemmeno nella scorsa, tragica primavera".

Sezione: Rassegna / Data: Ven 24 novembre 2017 alle 09:44 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print