“Se qualcuno pensa che oggi pomeriggio, a San Siro, andrà in scena uno spettacolo in tono minore, significa che non conosce la storia del calcio in Italia. Inter-Juventus, anche se fosse giocata su una spiaggia o dall’altra parte del mondo, anche se non ci fosse pubblico e nessun punto in palio, non sarà mai una partita normale, una sfida tranquilla, undici contro undici e basta. Qui c’è di mezzo la storia: il passato delimita i confini delle emozioni, i ricordi si sovrappongono, la rabbia scende in campo, e l’orgoglio pure”, con queste parole La Gazzetta dello Sport introduce il ‘Derby d’Italia’, etichetta affibbiata da Gianni Brera negli anni Sessanta che spiegava perfettamente come le due squadre appartenessero “a due mondi che si guardavano in cagnesco, in perenne lotta, una battaglia infinita che arrivava a coinvolgere l’intero Paese”.

SFIDA A COLPI DI SOCIAL - Oggi, nell’epoca di Twitter e Facebook, nulla sembra essere cambiato. Ha ragione Allegri: nonostante le assenze di Tevez, Pirlo, Buffon, Evra e Vidal, «è sempre Inter-Juve, una sfida di grande fascino. Gli stimoli ci devono essere, loro si giocano l’Europa League e noi siamo la Juve...». Per capirlo è sufficiente leggere i social, dove la temperatura è bollente: “gli juventini a sognare il Triplete e gli interisti a fare gli scongiuri perché questo non avvenga, il 2010 nerazzurro (scudetto, Coppa Italia e Champions League) non deve essere eguagliato”

IL RE IN TRIBUNA, DA SCONFITTO - L’importanza della sfida può essere riassunta con il ricordo della prima volta in cui le due squadre si affrontarono nel campionato a girone unico. “Il 19 marzo 1930 – scrive La Gazzetta dello Sport – sulle tribune dello stadio di Corso Marsiglia a Torino era presente addirittura Sua Maestà Vittorio Emanuele III. In quell’occasione vinse l’Inter 2-1 che poi conquistò lo scudetto. È facile immaginare che Sua Maestà avesse a cuore le sorti dei bianconeri, anche se non vi sono testimonianze sull’argomento. Oggi, a San Siro, non ci sarà il re, ma sessantamila spettatori urlanti”.

AMARCORD - Ma di sfide da raccontare ce ne sono tante. Il 4 aprile 1954, i nerazzurri infliggono ai bianconeri un netto 6-0. O, ad esempio, il 10 giugno 1961, quando a Torino l’Inter si presenta con la squadra Primavera per protesta nei confronti della Federcalcio – presieduta da Umberto Agnelli – che fece ripetere l’incontro: finì 9-1 per i bianconeri, rete di Sandro Mazzola per la Beneamata.

IL GIORNO DEI GIORNI - “E poi c’è la sfida che non si può proprio dimenticare – conclude il quotidiano rosa –, nemmeno se ci si consegna alle cure di uno psicoanalista: 26 aprile 1998, Iuliano abbatte Ronaldo in area juventina, rigore solare, ma l’arbitro Ceccarini fa finta di nulla. Succede l’inferno, l’Italia si divide come ai tempi del referendum tra monarchia e repubblica nel 1946. Gli interisti si sentiranno sempre vittime del potere auto-costituitosi (la famosa triade Bettega-Giraudo-Moggi) e gli juventini, nonostante le sentenze di Calciopoli e la revoca di due scudetti, non accetteranno mai di accomodarsi sul banco degli imputati”.

Ecco a voi Inter-Juventus, una sfida mai normale.

Sezione: Rassegna / Data: Sab 16 maggio 2015 alle 08:43
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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