Enzo Maresca, oggi al Palermo, racconta alla Gazzetta dello Sport il passaggio dalla Juventus al Siviglia e i pessimi vezzi dei club nostrani. "Ero in ritiro con la Juve a Salice Terme quando alle 23 mi chiamarono al telefono per dirmi di andare in sede la mattina dopo perché mi avevano venduto. Il nome della squadra però non vollero dirmelo! Così il mattino dopo trovai in una stanza Moggi, Bettega e Giraudo che mi comunicarono la notizia, dicendomi di entrare nella sala accanto dove c’erano i miei acquirenti. I modi, come dire, erano un po’ dittatoriali. Comunque entrai e scoprii che il Siviglia cercava proprio uno come me. E quel trasferimento fu la mia fortuna".

Ai suoi ex dirigenti è andata peggio.
"Non me ne parli. Quando ero in Spagna nelle interviste mi chiedevano sempre di Calciopoli e del “bunga-bunga” di Berlusconi. Io difendevo sempre l’Italia, ma è stata dura".

Kahneman dimostra che persino i giudizi della magistratura o degli analisti finanziari sono inconsapevolmente frutto di casualità. Con queste premesse, anche la tanto vantata managerialità del nostro calcio è senza basi scientifiche. Insomma, un buon amministratore di condominio potrebbe gestire meglio una Serie A che perde 365 milioni all’anno?
"Guardi, nonostante i dati di Kahneman, mi ostino a pensare che la professionalità paghi, però le racconto questo. Monchi, direttore sportivo del Siviglia - per me il più bravo che c’è in Europa - una volta mi disse: “Noi siano una équipe di 16 persone. Ebbene, ogni volta che voglio scegliere da solo sbaglio, se ascolto gli altri invece non mi succede quasi mai”. Il problema è che da noi il d.s. ha il suo allenatore, l’allenatore si porta i suoi giocatori e si va avanti così. E nessuno dice niente perché tutti hanno paura di perdere il posto".

 

Sezione: News / Data: Dom 27 marzo 2016 alle 23:03 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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