Nel proprio numero odierno, La Stampa propone un'intervista esclusiva molto interessante al presidente dell'Inter Erick Thohir, il quale ha analizzato le principali tematiche legate all'attualità nerazzurra. E non solo. Mercato, i rinnovi di Icardi e Kovacic, la questione-stadio, le azioni da compiere per ridurre la differenza sportiva ed economica con le grandi d'Europa, oltre che con la Juventus, gli obiettivi stagionali e futuri. Questo e molto altro in questa 'chiacchierata' con il numero uno nerazzurro.

ET esordisce, senza far mancare un certo humour: "Quando sono a Washington e vado a trovare i ragazzi della mia squadra, i DC United, giro tranquillamente in maglietta e jeans. C'è chi mi riconosce e chi no. Da voi, invece, i tifosi sono scatenati, esco e mi circondano. Sono diventato più italiano, mangio più pasta e ho preso anche qualche chilo".

Se l'aspettava così il calcio italiano?
"Mi aspettavo di trovarvi in una situazione di difficoltà, bastava confrontare la differenza tra i vostri ricavi e guadagni con i top club europei. Ma sapevo anche che questo è il torneo più duro di tutti, dove non c'è nulla di scontato, il livello tecnico-tattico è molto alto, non dominano solo due squadre, ma c'è un gruppo molto competitivo. In Germania, tanto per fare un esempio, se il Bayern Monaco dovesse affrontare una squadra medio-piccola vincerebbe con tanti gol di scarto, in Italia potrebbe succedere anche il contrario".

Che cosa l'ha sorpresa, invece?
"Ero convinto che qui le cose andassero troppo lentamente per la troppa burocrazia, invece ho trovato dirigenti ben disposti alla discussione. Un esempio? In due-tre mesi hanno recepito il messaggio per rendere il prodotto italiano più appetibile sui mercati internazionali, specialmente quelli orientali. Non avevo la pretesa di insegnare nulla, ma mi hanno ascoltato inserendo un'altra finestra per le partite del sabato pomeriggio, quella delle 15".

Basterà per salvarci?
"È un inizio, ma è necessaria anche la riforma dei campionati, perché 20 squadre sono troppe. Bisogna scendere a 18 per aumentare la competitività del campionato. Per fortuna l'esigenza è stata compresa e c'è l'intenzione di accelerare i tempi. Non possiamo più rimandare questa decisione, i club italiani stanno soffrendo troppo".

Esiste una ricetta per ridurre il gap con i grandi club d'Europa?
"Rendere il prodotto calcio più ricco in tema di diritti tv, diminuire il numero delle squadre e, non ultimo aspetto, avere degli stadi adeguati alle nostre esigenze. Con il Milan e le altre istituzioni abbiamo portato avanti delle strategie condivise che ci permettano di migliorare lo stadio di San Siro - questo è stato il tema del pranzo di ieri con Barbara Berlusconi a Macherio -, nel 2016 ospiteremo la finale di Champions League, sarà un grande privilegio...".

Magari anche giocarla... È questo che manca al brand della sua Inter per diventare davvero mondiale? Oppure un grande giocatore?
"Sarebbe un sogno vincere. Tutti noi conosciamo la storia dell'Inter, in due anni vogliamo tornare tra i dieci club più forti al mondo. Sul campo dobbiamo dare continuità con la presenza in Europa, e stiamo andando in questa direzione. Fuori, invece, serve una forte struttura manageriale. E anche qui ho scelto le persone giuste".

Diritti tv, merchandising, strategie: d'accordo, ma dove può e deve arrivare l'Inter in questa stagione?
"Siamo passati da un ottavo a un quinto posto, ma anche questa posizione ci sta stretta. Dobbiamo fare qualcosa di più perché abbiamo un tecnico competente e una squadra competitiva di 25 giocatori. E possono bastare".

Le scelte di Mazzarri: le piacerebbe vedere una squadra con Palacio, Osvaldo e Icardi?
"Non tutti gli attaccanti possono giocare insieme, è giusto che ci sia un'alternanza, ma ci aspettiamo che possano segnare almeno dieci gol a testa... Ecco, sarei sorpreso se non superassero quella quota".

Quanto è grande, al momento, il gap con la Juventus?
"Non li abbiamo ancora affrontati e, quindi, diventa difficile dirlo. Se guardiamo a questo inizio di campionato direi che possiamo tranquillamente competere con loro. Ma il nostro obiettivo è migliorare il quinto posto, certo che vincere lo scudetto non sarebbe poi male...".

Il rapporto con Massimo Moratti: è vero che ci sono state delle incomprensioni? E che lui sta pensando di cedere le proprie quote?
"Moratti ha la carica di presidente onorario, non mi sembra che ci siano problemi. Le decisioni prese sono state condivise con lui e non è mai mancato il dialogo. Non va in trasferta a vedere le partite? Non piace nemmeno a me".

È possibile l'ingresso di nuovi soci?
"Serve stabilità e, quindi, questo mi sembra un processo difficile perché bisogna avere delle visioni comuni. Diverso, invece, se parliamo di sinergie, stiamo lavorando con i DC United per creare un'accademia di calcio d'élite".

Dimentichi il fair play finanziario, quando sarà in grado di regalare ai tifosi un grande giocatore?
"Non è un aspetto importante, preferisco dare equilibrio alla squadra con interventi mirati".

Ma se Thohir avesse sessanta milioni da spendere chi comprerebbe?
"Siamo a posto, piuttosto vorrei dare tranquillità ai giocatori con alcuni rinnovi importanti di giocatori come Icardi e Kovacic. Non sono il tipo che si fa prendere dal panico e, magari, compra senza una logica. Sono convinto che serva la programmazione".

In mezzo ai problemi, c'è qualcosa che esporterebbe dal nostro Paese?
"Il vostro sistema di crescere i giovani".

Qual è il suo rito pre partita quando vede le partite dell'Inter in tv nella notte indonesiana?
"Non ne ho. Anzi, uno c'è: prego". E ride.

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 26 settembre 2014 alle 08:42 / Fonte: La Stampa
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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