Dalla Dinamo Zagabria a Brasile 2014. È il sogno di Mateo Kovacic colmato dal grande salto all'Inter: "Spesso la notte quando sto da solo a casa penso a come con l'aiuto di Dio sia diventato concreto. Tutto è accaduto in maniera rapida. Il debutto alla Dinamo, il passaggio all'Inter e l'esordio in Nazionale maggiore. Poi la qualificazione al Mondiale in Brasile sapendo che andremo a giocarcela in un'atmosfera magica, tutto grazie alla benedizione di Dio".

Un successo ottenuto dopo il 2-0 nel ritorno dei playoff contro l'Islanda: "Ero emozionatissimo - dice il numero 10 nerazzurro in una lunga intervista concessa a Jutarnji -. Ero nervoso dopo la riunione con la squadra, quando ho saputo che avrei giocato dall'inizio. Più si avvicinava la partità, più non vedevo l'ora di scendere in campo. In tanti mi hanno aiutato, giocatori esperti come Mandzukic, Modric, Srna, Corluka e anche altri. Mi hanno detto di rilassarmi e che se avessi giocato come so fare io non ci sarebbero stati problemi. Sono ragazzi fantastici che aiutano sempre i più giovani, devo ringraziarli".

Soltanto panchina invece nel match d'andata, ma Kovacic spiega di non essere rimasto deluso: "Assolutamente no, quale delusione? Io come gli altri devo mettermi a disposizione della squadra. Il ct Kovac mi ha detto molto seriamente che avrebbe contato su di me anche se partivo dalla panchina. Mi ha spiegato dove mi vedeva in campo, dicendomi che dovevo farmi trovare pronto".

Martedì scorso il grande ritorno al Maksimir di Zagabria: "È stato tutto fantastico, ovviamente anche grazie al risultato, ma sono stato colpito dal calore dei tifosi. Ad essere sincero non mi aspettavo tutto questo sostegno da parte del nostro pubblico dopo le ultime delusioni. È stata una sensazione indescrivibile quella di sentire il boato dagli spalti, ci ha dato una spinta enorme e dobbiamo ringraziarli".

Per lui e per Modric la standing ovation dello stadio al momento delle due sostituzioni: "Non ho parole per spiegare ciò che ho provato. Tutto è andato nel miglior modo possibile. Sono cresciuto in questo stadio, vi ho trascorso due anni indimenticabili che rimarranno fra i miei ricordi più belli. Grazie a tutti i nostri tifosi, davvero, non so cos'altro aggiungere".

Obiettivo centrato, ma il cammino non è stato semplice. Kovacic lo ricorda partendo dal suo esordio: "Abbiamo battuto 2-0 la Serbia lo scorso 22 marzo e abbiamo giocato pure bene. Poi non so cosa sia successo. Quella partita avrebbe dovuto darci una maggiore spinta e invece abbiamo cominciato ad affondare. Penso che l'unica partita discreta sia stata quella contro il Galles ad Osijek".

Poi la gioia della qualificazione e i festeggiamenti della notte: "Grazie a Dio ci siamo riusciti, ma voglio sottolineare che io non sono quel tipo di persona euforica. Non credo sia saggio questo genere di esultanze. È vero, ci siamo qualificati, ma siamo tra le squadre peggio classificate. Devo fare i complimenti anche ai giocatori dell'Islanda, hanno dato tutto per il loro Paese ma la Croazia è una squadra forte. Ci sono volute due partite per averne la conferma, però siamo ancora lontani dal Mondiale e non possiamo fantasticare né avere grandi ambizioni. Chissà cosa accadrà da qui a giugno. Abbiamo visto che il gruppo c'è, ora dobbiamo dimostrare di poter batter anche avversari più forti. Piano piano, senza euforia".

Un ringraziamento va quindi all'ormai ex ct Stimac che lo gettò nella mischia contro la Serbia: "Mi ha colpito sin dal primo giorno, avrà sempre un posto importante nella mia carriera. Mi mise in campo in quella sfida e io avevo soltanto 18 anni. Anche Kovac (l'attuale ct, ndr) conosce bene il lavoro che può fare una squadra giovane e sta cercando di crearne una di livello. Con lui non c'è mai tempo per rilassarsi, tutto è pianificato nel dettaglio, sia le questioni che riguardano il campo che quelle fuori. L'unità del gruppo è la priorità".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 26 novembre 2013 alle 00:05
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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