Studia per diventare allenatore, ma solo per l'estero. In Italia, c'è solo una squadra che Marco Materazzi allenerebbe subito, come afferma ai microfoni di Sky Sport: "Non è nelle mie idee allenare in Italia, neanche il Perugia, forse l’unica squadra che potrei allenare è l’Inter, però, quando inizi, non è che puoi allenare la più forte, devi anche accontentarti di quello che passa il convento e il convento italiano, in questo momento, manca di strutture e programmi. Magari vai con la tua famiglia da una parte e, prima che inizi il campionato, vieni mandato via, penso che questo non sia una buona base di serenità per la famiglia. Ho sempre vissuto in simbiosi con la mia famiglia e penso che non possa essere una cosa fattibile allenare in Italia".
Matrix parla a lungo, toccando tra gli altri argomenti quello del momento attuale dell'Inter: "E' facile dire che il gruppo è vecchio, non è unito. Non penso che sia così. Credo che debbano fare quello che stanno facendo, stanno lavorando, hanno fatto alcuni buoni risultati, altri meno. In campionato ci vuole continuità, altrimenti non riesci a rimanere attaccato al treno. Adesso hanno meno margine per sbagliare, davanti corrono e bisogna stare attaccati al treno, altrimenti si rischia di fare brutte figure". Sul rapporto con Massimo Moratti aggiunge: "Starò qui ancora 5-6 anni, è sicuro, da contratto. Sono al di sopra delle parti e la cosa bella è che con lui posso avere un rapporto diretto. Evidentemente questo non piace, perché essendo uno scomodo, uno che dice le cose in faccia e che ha un rapporto diretto con il Presidente, può darsi che potrei diventare un po’ scomodo. Io, però, sono fatto così, altrimenti starei a casa con i miei figli, che è molto più difficile".
Si torna a parlare del suo addio all'Inter: "Io avevo un altro anno di contratto e la mia famiglia sarebbe comunque rimasta a Milano. Quindi è chiaro che io avrei tranquillamente continuato. Però, sono state fatte delle scelte, probabilmente qualcuno non ha avuto la delicatezza di dirmelo, e non è il Presidente perché con lui ho parlato in maniera molto chiara, e il rispetto per una persona che ha dato dieci anni di vita per la propria squadra, ricevendo tantissimo, ma dando anche qualcosina. Diventare campione del mondo con la squadra di club e con la Nazionale penso sia un motivo di orgoglio per chi indossa i colori di quella squadra. Dico che poteva andare meglio; chiaro poi che quando torni a San Siro e la curva quasi si butta giù dalla balaustra per salutarti, penso che quello ti ripaghi di qualsiasi altra delusione minima che ci può essere stata".
Ma sono state scelte di Leonardo o Gasperini? "Bisognerebbe parlare con tutti, perché quando parli singolarmente vengono fuori sempre mezze verità. In un primo momento doveva essere Leonardo, in un secondo arriva un altro allenatore, poi si punta su altre persone, quando io avevo dato la mia disponibilità. E lo dimostra il fatto che non sono andato a giocare da nessun'altra parte in Italia, perché andare altrove dopo aver dato il massimo all'Inter mi sarebbe sembrato un ripiego. Sono andato avanti per la mia strada, sono contento di quello che ho fatto, poi magari un giorno incontrerò Gasperini e gli chiederò se veramente è stato lui a scegliere un altro al posto mio. Nella vita hai sempre la possibilità di fare domande".
In conclusione, qualche parola su alcuni suoi ex compagni ed avversari, partendo da Mario Balotelli: "Balo è grande, ma quando l’ho visto la prima volta che giocava nelle giovanili e ha provato a farmi il tunnel, riuscendoci anche, ho subito capito quanto era forte. E uno così forte, alla sua età, non l’ho mai visto. Gli auguro con tutto il cuore di togliersi le più grandi soddisfazioni e di diventare almeno il primo campione del Mondo di colore con la maglia della Nazionale. Gattuso? Sa cosa deve fare, è lui che si deve tirare fuori da questa situazione. Il suo problema non è semplice, ma penso che ce la possa fare. Se dico che Del Piero è una persona molto intelligente non penso di offenderlo, perchè come giocatore non lo discuto, è un grandissimo".
Autore: Christian Liotta
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