Juan Sebastian Veron ha da poco appeso gli scarpini al chiodo e, alla Gazzetta dello Sport, parla da neo presidente dell'Estudiantes.

Platini, Rummenigge, Savicevic. Il panorama dirigenziale si è arricchito di ex campioni. In Italia ci ha provato Albertini, senza successo.
"Ho seguito la campagna elettorale di Demetrio. Ho tifato, anche. L’unico consiglio che posso dargli è quello di non scoraggiarsi, di preparare la rivincita. Anche in Italia esiste una classe di vecchi dirigenti che non vuole saperne di abbandonare le posizioni di potere, ma il tempo è dalla nostra parte".

Veron, che cosa si è portato a casa degli anni in Italia?
"Mi portai dietro un bella opinione su Moratti, perché era percepibile come nell’Inter non mettesse solo denaro, ma anche passione. Mi è spiaciuto apprendere che aveva venduto, l’ho vissuto come la fine di quella parte di passato che non andrebbe mai buttata. L’amore per una maglia, per dei colori, per un club che ti rimescola qualcosa dentro da quando eri bambino. Ecco, per capirci... Cragnotti e Tanzi non mi avevano dato la sensazione di un legame con Lazio e Parma cresciuto nel tempo. Non ne sto parlando male, quando ho saputo dei loro guai mi è dispiaciuto. Ma erano un’altra cosa". 

Ha ancora il tempo per seguire la Serie A?
"Non assiduamente ma un po’ sì, certo. Non ho visto Juve-Roma, ero in aereo per venire qui, e non saprei che dire a proposito delle polemiche sull’arbitraggio. Però penso che la Juventus abbia ancora un filo di margine, e quel filo si chiami Tevez. Da quando è a Torino sembra rifiorito, sta giocando benissimo e sono abbastanza certo che in un futuro vicino tornerà nella Seleccion... Diamo tempo al nuovo c.t.". 

Cos’è per lei Platini?
"Un grande punto di riferimento. Dovesse capitare, per la Fifa voterei lui, certo non Blatter".

Sezione: Focus / Data: Gio 09 ottobre 2014 alle 08:14 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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