E da oggi ci sentiremo tutti un po’ più soli. Ci ha lasciato Gigi Simoni, allenatore vincente e uomo straordinario. Un papà per moltissimi suoi giocatori. Un condottiero dalla faccia pulita e dai sani principi per il popolo nerazzurro, che l’ha osannato e amato alla follia. Un anno e mezzo per entrare nei cuori interisti e mantenere sempre un posto speciale in essi. Per sempre. La cavalcata trionfale nella Coppa Uefa 1997/98 culminata nel trionfo di Parigi: una lezione di calcio alla Lazio di Eriksson e il 3-0 finale a suggellare il primo trionfo dell’epopea targata Massimo Moratti. Difficile vederlo arrabbiato o in atteggiamento sopra le righe. L’unica volta capitò al Delle Alpi di Torino nello scontro Scudetto: talmente evidenti i torti arbitrali perpetrati dal signor Ceccarini ai danni della sua Inter e in favore della Juventus di Moggi da far sbarellare anche un tipo serafico come lui. Ci mancherai Gigi. Ci mancherà la tua signorilità e la tua educazione in un mondo, non solo quello del calcio, sempre più esasperato nei toni. FcInterNews ha scelto di ricordati ed omaggiarti dando voce ad alcuni dei tuoi allievi prediletti, i tuoi ragazzi che da oggi, come tutti noi, si sentiranno un po’ più soli senza di te. Ciao Gigi, che la terra ti sia lieve.
Francesco Moriero: “L’ho vissuto tanto negli ultimi anni, spesso veniva in Puglia a trovarmi. Passavamo le giornate all’Inter Club e rivivevamo i nostri trascorsi insieme: pensate che ridevamo ancora del mio eurogol a Piacenza e di quello che successe quel pomeriggio in campo, quando il mister dalla panchina mi urlava di passare la palla e io dopo il gol gli corsi incontro dicendo che adesso che avevo segnato potevo passarla... Io gli devo tanto e lo porto nel cuore: mi ha voluto lui all’Inter e grazie a lui ho conquistato la Nazionale. Sotto la sua gestione ho vissuto l’anno più bello della mia carriera. I suoi insegnamenti li conservo ancora, ecco perché mi sento un suo allievo: essere sinceri e umili paga sempre, questa la sua lezione di vita più importante. Per questa sua umanità era amatissimo dalla gente e anche dagli avversari. Noi nello spogliatoio eravamo tutti Innamorati di Gigi, era uno di noi. Anche quando non giovani era talmente limpido nelle sue scelte e nei rapporti che era impossible incavolarti con Gigi. Ricordo più bello? La Vittoria della Coppa UEFA, al gol di Zanetti aveva una gioia negli occhi incredibile. Non era il classico allenatore, era una sorta di papà per noi. Sapeva come prenderci e farci stare bene senza mai alzare la voce. Il primo giorno di ritiro ci disse che eravamo tutti uguali tranne uno e indicò Ronaldo. Non erano i soliti discorsi banali che fanno molti allenatori e ci conquistò. Un uomo leale e sincero, sapeva gestire lo spogliatoio con il sorriso. L’ho visto incazzato una sola volta: il 26 aprile dopo Juve-Inter quando ci hanno portato via lo scudetto...”.
Fabio Galante: “Per me Gigi Simoni è stato un padre più che un allenatore. Un uomo di una gentilezza incedibile. Appena ho saputo la triste notizia sono rimasto senza parole. Quell’Inter era legatissima a lui che aveva saputo forgiare un gruppo straordinario. In campo e fuori. Abbiamo vinto la Coppa UEFA, ma potevamo anche vincere molto di più. L’ho avuto anche al Toro e lo caldeggiai alla proprietà, perché era un grande allenatore oltre che un uomo eccezionale. Non a casa dal primo all’ultimo dei tifosi e di noi giocatori lo amava. Riusciva a farsi voler bene per i suoi comportamenti che era un esempio di umiltà. Non vi nascondo che in campo davamo tutti qualcosa in più sopratutto per il mister. Sapeva farci stare bene e in armonia. Non sgridava mai nessuno, ma ti spiegava gli errori. Non aveva bisogno di urlare o sbraitare per farsi ascoltare e seguire. Lo avremmo seguito ovunque perché per noi era molto più di un semplice tecnico”.
Mauro Milanese: “Ci lascia un Galantuomo del calcio, non ci sono più persone come lui nel mondo. Gigi Simoni era uno degli ultimi signori del calcio, un uomo eccezionale con valori di altri tempi. Mi preme sottolineare l’aspetto umano, anche perché quello professionale è noto a tutti. Sette promozioni e una Coppa UEFA vinta e grandi risultati in tutte le piazze dove ha allenato. È stato un grande della panchina. Io però ho avuto il privilegio di vivere anche l’uomo Simoni, non solo il tecnico. Ci eravamo visti l’anno scorso per l’ultima volta: il mister era venuto con la moglie a vedere la finale playoff tra il Pisa e la mia Triestina. È stato molto carino nei miei confronti in quella circostanza, anche a distanza di 11 anni dalla nostra ultima esperienza calcistica insieme il rapporto era intatto ed era ancora fortissimo. Mi voleva bene. Purtroppo poco dopo le sue condizioni si sono aggravate. Ci lascia un grandissimo allenatore, la cui dote principale era l’umanità insieme ad un’umiltà straordinaria. Era impossibile non voler bene a Gigi Simoni. Faccio le mie più sentite condoglianze alla moglie Monica e alla sua famiglia. Ci mancherai mister”.
Nicola Ventola: “Ci lascia purtroppo una persona perbene, un uomo speciale che sapeva come farsi voler bene da tutti nello spogliatoio e fidatevi che non è cosa da tutti. Gigi Simoni era un uomo saggio che ti diceva la verità in faccia, ma ti spiegava sempre il perché di ogni sua decisione. E soprattutto manteneva sempre le promesse di quello che diceva. Questa sua lealtà e coerenza la apprezzavi, anche se ti lasciava in panchina, perché ti parlava come un padre. Schietto e diretto, sempre. Aneddoti? Ce ne sono tanti. Vi racconto questo: quando Taribo West spariva, e capitava spesso, la società voleva punirlo, ma lui sapeva fare da filtro e gestiva la situazione. Taribo era un po’ il nostro Dennis Rodman, genio e sgregolatezza ma il mister lo sapeva prendere e alla fine in campo West era un leone e sempre uno dei migliori. Avevo un buon rapporto con lui anche se all’inizio, a volte, non capivo perché restavo fuori. Il mister Simoni però sapeva gestirmi bene e caricarmi lo stesso, tanto che entravo arrabbiato in campo e riuscivo a essere decisivo segnando doppiette importanti tipo contro il Cagliari e la Lazio. Mi creava quella sana rabbia agonistica che mi rendeva devastante pur entrando a partita in corsa”.
Beppe Bergomi: “Sono profondamente legato a questa persona, Gigi Simoni, lo porto nel cuore e sarà così per sempre. Ricordo ancora le sue prime parole quando arrivò: “Beppe io non ho pregiudizi, con me chi merita, gioca”. E così fu, tanto che ho vissuto una delle annate più belle della mia carriera, arrivando a riconquistare la nazionale e a giocare un Mondiale a 35 anni. Basterebbe questo per raccontarvi quanto è stato importante per me, ma Gigi era tanto altro. Simoni era una grande persona e una delle sue qualità principali era quella di saper parlare a tutti, trovando la parola giusta per ognuno di noi. Colonnese me lo disse fin da subito: ‘Beppe non ti aspettare uno morbido, saranno allenamenti duri’ e così fu. Si lavora duro in settimana, ma non l’ho mai visto alzare la voce con nessuno. Si faceva rispettare con l’educazione e noi ci legammo in maniera totale a lui. Quella è stata una delle Inter più amate dalla gente ed è anche merito suo. Lo stesso Moratti ha ammesso che fu un errore mandarlo via. Ritengo sia stato un peccato non dare a Gigi l’opportunità di giocare il quarto di finale col Manchester United dopo che se l’era conquistato battendo il Real Madrid in una serata magica. Io ero il capitano della sua Inter e da calciatore esperto avevo un filo diretto con lui. Simoni si confrontava con me, parlavamo molto prima delle partite come è giusto che sia tra capitano e allenatore. Ricordo che in Nazionale succedeva la stessa cosa tra Bearzot e Zoff, anche se poi tutte le scelte e ogni decisione erano totalmente di Simoni. Gigi era una persona che sapeva decidere, prendendosi ogni responsabilità. Per questo tutto il gruppo lo apprezzava, sapeva parlare ad ognuno di noi trovando ogni volta le parole giuste. Gigi Simoni era una bella persona, un esempio positivo per tutti e fidatevi che non è retorica: servirebbero più persone come Gigi Simoni nel nostro calcio”.
Nicola Berti: “Oggi ci ha lasciato un signore perbene prima che un grande allenatore. Un grande uomo, d’altri tempi. Sono veramente turbato da questa notizia. Mi ricordo quando l’ho visto con sua moglie e i suoi figli alla presentazione del suo libro, era il ritratto dell’educazione e della signorilità. Giusto celebrare l’uomo, ma non dimentichiamoci del tecnico, un grande allenatore che ci ha fatto vincere la Coppa Uefa a Parigi. Lo dico anche se non mi faceva mai giocare...Non potete immaginare quante volte lo stuzzicavo dopo gli allenamenti su questo fatto, anche se in realtà aveva ragione Gigi: io ormai ero in fase calante... Gli volevano un bene dell’anima tutti, anche noi che giocavamo meno perché ci coinvolgeva tutti e ci faceva sentire importanti anche dalla panchina. Una persona fantastica, ciao Gigi. Ci mancherai...”.
Sandro Mazzola: “Ho saputo proprio da voi la terribile notizia, non ci posso credere. È veramente un duro colpo per tutti. Gigi era un grande allenatore, poco celebrato forse dalla stampa ma veramente in gamba. Era un mio grande amico e mi mancherà molto. L’avevo portato io all’Inter e all’epoca ricordo che c’erano state un po’ di polemiche, perché non tutta la dirigenza dell’epoca era d’accordo con la mia scelta. Mi imposi convinto potesse essere l’uomo giusto per ristrutturare l’ambiente e aprire un ciclo. L’ideale per gestire tanti giocatori importanti plasmandoli in un gruppo. In tanti erano scettici. Invece Simoni ha dimostrato tutto il suo valore tecnico e umano, portandoci a vincere la Coppa UEFA e a un passo dallo scudetto, ma quella è un’altra storia. Sapete tutti cosa è accaduto quell’anno. Non voglio avere cattivi pensieri e voglio ricordare Gigi con il massimo affetto che merita”.
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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