Ospite di FcInterNews.it su Instagram, l'ex portiere dell'Inter e della Nazionale azzurra Ivano Bordon, che assieme a tutti i tifosi e ai compagni di squadra di allora celebra il quarantennale dello scudetto vinto nel 1980, ha parlato sia di passato sia di attualità del mondo nerazzurro. "Per tutti noi interisti è una giornata importantissima per il successo del 1980 ed è giusto festeggiarlo", ha esordito l'ex estremo difensore.
Per voi è come un compleanno, un trionfo ricordato nel libro 'In presa alta' scritto da Ivano Bordon con Jacopo Dalla Palma. Eravate un grandissimo gruppo, tutti italiani.
"Il gruppo che ha vinto era tutto di italiani, a cui se ne sono aggiunti altri non del settore giovanile. Nell'anno precedente abbiamo giocato un buonissimo calcio e potevamo dare più fastidio al Milan che ha vinto lo scudetto. Quel gruppo era guidato da Bersellini, arrivato con una certa diffidenza. Ha saputo guidarci in modo perfetto, avendo un buonissimo rapporto con la piazza interista. Con lui c'era il preparatore Armando Onesti che seguiva noi portieri. Voglio ricordare entrambi e il mio vice Renato Cipollini. E anche il presidente Fraizzoli con la moglie e la dirigenza".
Nel libro viene descritto il suo comportamento dopo il gol del 2-2 di Mozzini con la Roma.
"Fu la partita scudetto, particolare. La Roma era avanti 2-1 con un tiro di Di Bartolomei su cui non respinsi bene. Se avessimo perso forse sarebbe subentrata la paura. Dal gol di Mozzini siamo esplosi, io mi sono avvicinato verso la metà campo e mi sono abbracciato con Marini. Ricordi indelebili".
Tra l'altro Lele Oriali ha firmato la prefazione del libro. Questo gruppo probabilmente oggi si sarebbe rivisto in un'altra situazione.
"Lele ha fatto una prefazione che ancora mi emoziona. Io e lui abbiamo iniziato quasi insieme. Abbiamo disputato anche il Mondiale, con tanto di qualificazioni ricche di aneddoti. Io e mia moglie siamo stati padrini di Veronica, la prima figlia di Oriali. Ma lo siamo stati anche della prima figlia di Canuti. Quel gruppo era vero e valido, in 5 anni ha vinto uno scudetto e due coppe Italia ma poteva vincere di più".
In realtà ha vinto anche nel campionato 1970/71, eri il vice di Lido Vieri.
"Vieri aveva 12 anni più di me, era titolarissimo. Quello è stato un anno bellissimo, ho debuttato nel novembre 1970 e ho vinto subito il campionato con 9 presenze. Sono stato molto fortunato, molti degli ex della Grande Inter sono stati importantissimi per me dal punto di vista calcistico e umano".
Come si è comportato Handanovic nella sua carriera all'Inter? Lo ritiene un giusto capitano?
"L'ho sempre seguito in questi anni, si è adattato bene nell'ambiente. Qualche anno fa molti tifosi lo criticavano, io rispondevo che le qualità non gli mancavano e doveva solo adattarsi alle pressioni dall'estero. Negli ultimi due anni Handanovic è migliorato tantissimo, la fascia lo ha responsabilizzato, si sente forte anche moralmente con la fascia. Senza infortuni gravi, potrà fare bene altri due anni".
Lasciare l'Inter per andare alla Sampdoria non è stato facile...
"Non sarei mai andato, ma il comportamento della società mi ha spinto a fare certe scelte a malincuore. Ho avuto anche problemi allo stomaco per un lungo periodo, mi è venuta la gastrite. Sono entrato a 15 anni nell'Inter e ne sono uscito 17 anni dopo...".
Nel libro parla del 4-0 alla Juventus dopo l'eliminazione in coppa. A conferma che una delle forze del gruppo era la calacità di reagire alle avversità.
"Siamo stati eliminati in Coppa Uefa e contro i bianconeri abbiamo mostrato che il gruppo era coeso, ha superato uno scoglio difficile con una grande prestazione".
Nel 2-0 contro il Milan sullo 0-0 è riuscito a prendere un pallone difficile colpito da Collovati.
"Quella parata l'ho rivista tante volte, mi ha dato forza all'inizio della gara. Beccalossi segnò un gran gol su corner, il secondo lo avrei fatto anch'io (ride, ndr)".
Altobelli ha sottolineato come quello scudetto valesse molto di più a causa dello scandalo scommesse che non riguardò l'Inter.
"Penso che quello scudetto sia strameritato, innanzitutto perché siamo stati sempre in testa dalla prima all'ultima giornata. Poi perché siamo stati bravi a rimanere fuori dal contesto del calcioscommesse. Il Milan ci è caduto, poi è tornato in A, quindi è caduto ancora ma poi si è ripreso. Rimanere senza derby non era bello...".
Ci chiedono aneddoti su Prisco.
"Prisco l'ho conosciuto bene, mi ha anche aiutato come avvocato. L'ho sempre ammirato perché sfotteva i milanisti ma quando accadeva a lui non batteva ciglio. Ricordo più di un derby in casa del Milan con 80 mila persone che gli davano addosso e lui rimaneva tranquillo. Persona bellissima che sapeva destreggiarsi da avvocato, nativo di Napoli ma milanese di adozione. Era anche un calcio diverso, oggi si è persa la semplicità che dovrebbe esserci".
Ci racconta qualcosa su Bersellini?
"Con lui mi sono trovato benissimo, nel primo anno abbiamo avuto un piccolo choc per i suoi metodi di allenamento e di alimentazione nella preparazione. Non era un uomo di molte parole, ma ci capivamo l'un l'altro. Dopo il secondo anno c'era un rapporto con tutti, aveva imparato a conoscere il carattere di tutti. Mi ricordo a Nantes, dove vincemmo 2-1 in Coppa dei Campioni e io feci diverse parate, mentre uscivamo dal campo mi ha dato la mano dicendomi 'bravo, sei stato grande'. E un'altra volta me l'ha detto a Firenze. Quando un allenatore ti parla così ti dà una carica superiore. L'ho avuto altri due anni alla Sampdoria, con lui abbiamo vinto la Coppa Italia e raggiunto il quarto posto. Anche a Genova si è preso una rivincita".
In Vicenza-Inter vincemmo 1-0 e lei parò tutto.
"Non ne ho parlato nel libro, forse perché la casa editrice è vicentina (ride, ndr). Ho rivisto questa partita su Youtube, ci furono tante mischie e occasioni per il Vicenza".
Quest'anno Padelli è tornato in campo dopo 3 anni al posto di Handanovic e ci sono state critiche per lui. Ma per un portiere stare tre anni fuori non è facile...
"Credo sia molto difficile. Con Vieri c'era differenza nell'età, ma io giocavo spesso perché aveva dei problemini. Dopo la partita col Borussia Invernizzi mi diede fiducia. Padelli sicuramente si è trovato spaesato, pur essendoti allenato bene. La partita è diversa, in palio ci sono punti e mi è dispiaciuto vederlo in difficoltà nel derby e contro la Lazio. Ma posso capirlo. Tre anni sono tantissimi, è un ruolo che ha bisogno di essere sollecitato ogni tanto. Oggi si parla di Musso all'Inter, ma lui è un titolarissimo. Viene a fare il 12esimo per giocare 3-4 partite in un anno? In questa situazione cosa pensa?".
Come ha visto questa Inter prima della sosta?
"L'ho vista bene fino alle ultime due partite contro Juventus e Lazio. All'inizio vedevo Lukaku un po' in difficoltà, ma poi ha iniziato a giocare bene con Lautaro. Conte ha trasmesso una mentalità personale ai giocatori".
Conte somiglia a Bersellini per il modo di vivere la partita?
"Sì, ogni tanto Bersellini si alzava in piedi ma stava soprattutto seduto. Non era come Oronzo Pugliese che seguiva i suoi giocatori sulla fascia. Conte ha fatto un buonissimo lavoro, nonostante le ultime due sconfitte quando riprenderà il campionato potrà ancora dire la sua. Oltre alla condizione fisica conterà quella mentale e in questo contesto non è facile per i calciatori. Per questo può succedere di tutto".
Quando vieni dal settore giovanile cosa significa giocare nella prima squadra dell'Inter?
"Ho avuto come allenatori Invernizzi e Masiero, ho incontrato persone che mi hanno trasmesso grande umanità sin da ragazzo. Poi quando raggiungi la prima squadra dopo tanti anni con quella maglia è ormai dentro di te. Ora sono altri tempi, il professionista cambia spesso e non può avere le stesse sensazioni che avevamo noi. Ai giovani dico che quando iniziano a giocare devono avere costanza, passione e voglia di migliorare. Bisogna avere la testa sempre sul pezzo".
Tra i suoi rimpianti nel libro citi uno che riguarda Graziano Bini, che segnò al Real Madrid in una partita che vi lasciò amarezza. Tra l'altro ha perso una finale di Coppa dei Campioni contro l'Ajax da giovanissimo...
"Sarebbe stato difficile battere l'Ajax a Rotterdam, ma con il Real Madrid dopo la rete di Bini abbiamo avuto occasioni per segnare ancora e provare a vincere in Europa. Il nostro gruppo però sapeva soffrire e cercava di dare il massimo".
Ha vinto il Mondiale 2006 da preparatore dei portieri e ora lavora in Brianza.
"Un amico che faceva il selezionatore dei giovanissimi mi ha coinvolto e a marzo-aprile ci sarebbe stato il campionato provinciale. A me è spiaciuto che questo mio amico sia stato colpito dal virus e se ne sia andato in un mese. Lui mi ha dato la possibilità di continuare a divertirmi, di studiare i ragazzi. Non so se continuerò questo lavoro".
In chiusura, un saluto e un consiglio: "Grazie a tutti quelli che hanno seguito, cerchiamo tutti di stare attenti a come ci comportiamo fuori. Per superare questa situazione bisogna seguire le regole. Passerà anche questo, cerchiamo di essere ottimisti".
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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