La tentazione di ignorare e passare oltre sarebbe forte. Perché continuare a ribadire l'ovvio e affrontare nuovamente questi discorsi che riportano a un calcio putrescente è antipatico per chi scrive e per chi legge. Però gli eventi spesso ti conducono a dover analizzare fatti che scanseresti volentieri. E così ci ritroviamo ancora qui, a dover parlare di Calciopoli. Di quella melma che era l'Italia del pallone in quegli anni scuri. Scurissimi. Ci tocca farlo a causa di un club – la Juventus – che continua imperterrito a cadere nel ridicolo e a causa delle dichiarazioni di chi – Fabio Capello e Mario Sconcerti – ci è o ci fa. È stancante stare dietro ai continui ricorsi del club bianconero, che prosegue nella sua battaglia per sottrarre all'Inter lo scudetto del 2006. E lasciano inorriditi le parole dell'ex allenatore e del giornalista, che assecondano e giustificano il pensiero e gli atti di Andrea Agnelli e soci. Uno schifo senza fine.

Dopo la bocciatura della Cassazione, la Juventus è tornata ad agire sul terreno della giustizia sportiva presentendo addirittura due ricorsi. Sconcertante Sconcerti ("Visto che la Juventus è quella che ha subito questa decisione ha fatto bene a fare ricorso"); imbarazzante Capello ("È una cosa comica che all'Inter sia stato assegnato quello scudetto dopo essere arrivata terza"). Pareri che fioriscono così, per magia. Anzi, visto l'argomento trattato, diremmo che sbucano fuori da tombini. Nessuna differenza con le opinioni sconclusionate dei leoni da tastiera né con quelle degli avvinazzati dei bar. E dire che ormai ci saremmo abituati, vista la continuità con la quale pure addetti ai lavori continuano a tirare in ballo la figura di Giacinto Facchetti e a parlare in maniera assolutamente ridicola di "Inter salvata dalla prescrizione". Argomentazioni atroci per chi, per informare, dovrebbe prima informarsi.

Ebbene, siamo ancora qui. A fronteggiare l'orda dei cani rabbiosi che non si arrende nemmeno di fronte all'evidenza. Che continua a rimestare nel torbido. Che prova a svilire decine di sentenze e a riscrivere la storia. Ma la storia siamo noi, noi che ricordiamo benissimo una per una quelle partite. Noi che ricordiamo alla perfezione quel potere oscuro. Noi che ci sentivamo frustrati – da sportivi e da innamorati del calcio, e non solo da tifosi di quella o di quell'altra squadra – e che non ci davamo pace dinanzi alle ingiustizie. Dinanzi ai favoritismi. Dinanzi al potere. Dinanzi al malaffare. Dinanzi al privilegio.

No caro Capello, qui di comico non c'è proprio nulla. Se non una società che continua a retrocedere insieme alla propria reputazione.

 

“Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti”

(Fabrizio De André – Canzone del maggio)

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 15 gennaio 2019 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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