Come spesso è già successo non solo in questa stagione, ma che è un po’ il leit motiv di tutte le ultime annate  dal post Triplete in poi, l’Inter è caduta proprio sul più bello, nel modo peggiore, con una resa incondizionata, senza quasi combattere nel triste derbyno per l’Europa League. Proprio quando sembrava tornata in discesa, la strada è cominciata a salire, con rischio di frane e valanghe sempre più consistente lungo il percorso. Thohir fa arrivare comunque segnali di fiducia e conferma per Mazzarri, anche solo per evitare pericolosi ammutinamenti ma ci ritroviamo con pistole e fucili in mano a cercare i colpevoli: Mazzarri e Thohir, squadra e dirigenza, la caccia alle streghe è ricominciata.

Tutti tornano nel mirino, soprattutto il tecnico toscano dalle spalle larghe che troppo spesso si è preso colpe non sue in questa stagione di alti e bassi. Neanche il derby è riuscito a dare motivazioni e voglia di lottare a una squadra che sembra molle, con poco carattere, priva di un comandante in campo. Riuscire a totalizzare la bellezza di zero tiri in porta in una partita così povera tecnicamente e tatticamente è abbastanza inaccettabile, soprattutto per l'importanza del match, per l’Europa e per quello che significa da sempre la sfida contro il Milan nella storia, anche solo per rispetto dei tifosi e della bellissima coreografia della Nord non si può non giocare così.

A questo giro non ha funzionato neanche la visita scaramantica di Massimo Moratti. Magari con Thohir in tribuna sarebbe arrivato almeno un pareggio, viste le X collezionate dal presidente interista allo stadio. A parte le battute a mio parere, come abbiamo già detto e ripetuto, si sente però la mancanza di un dirigente forte e carismatico, che abbia un chiaro ascendente sulla squadra, per motivarla, sferzarla e aiutarla nei momenti di difficoltà. Non solo i giocatori perché come si è visto anche Walter Mazzarri, o chi per lui, ha spesso bisogno di aiuto. Al di là della filastrocca Dzeko, Morata o Torres, manca forse una figura all’interno della società per completare la dirigenza, al di là di biglietti e siti internet, sponsorizzazioni e merchandising, serve un uomo forte e serve anche qualcuno che lo spieghi alla nuova proprietà che non ha tutta questa esperienza di calcio ad alto livello.

Sarà Zanetti? Potrebbe esserlo, ma serve come il pane. Anche ai tempi del Triplete c’era una figura come Lele Oriali, che oltre al mercato andava in panchina, parlava alla stampa a fine partita, e aiutava allenatore e giocatori, una figura che non è più stata rimpiazzata. Non siamo qui a fare discorsi di nomi, a sponsorizzare questo e quello, ma sottolineiamo una carenza che sembra abbastanza importante, soprattutto in prospettiva futura.In ogni caso, nonostante il derby degli orrori, il destino è ancora in mano all’Inter, Lazio e Chievo sono sicuramente alla portata di questa squadra, per ottenere il minimo insindacabile, un quinto posto non certo esaltante, l’Europa dei piccoli, per poi tirare una riga e ripartire.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 09 maggio 2014 alle 00:00
Autore: Marco Barzaghi / Twitter: @marcobarzaghi
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