La Primavera dell'Atalanta è campione d'Italia. Il destro a giro di Colley a sei minuti dal 90' impedisce all'Inter di cucirsi sul petto la stella del decimo scudetto, ma non fa crollare il castello delle certezze. A prescindere dall'esito della finale di ieri, ciò che merita un applauso è l'ennesima positiva stagione della Primavera nerazzurra. L'annata dei ragazzi di Armando Madonna ha vissuto momenti di alti e bassi, che hanno comunque permesso a Nolan e soci di piazzarsi al secondo posto in classifica in campionato (proprio alle spalle dei baby della Dea) con 56 punti, frutto di 17 vittorie, 5 pareggi e 8 sconfitte. Quindi il meritato pass per l'accesso alle Final Four, il rotondo 3-0 rifilato alla Roma in semifinale e la terza finale scudetto consecutiva. Tutti punti che obbligano ad ampliare il campo delle riflessioni, facendo un piccolo salto nel passato.

Per la cantera del Biscione parlano i numeri, il ricco palmarès e il brillante progetto. Ma anche i validi tecnici e i giovani campioncini passati negli anni dalle parti della Milano nerazzurra e generatori poi dell'effetto plusvalenza che tanto fa arrabbiare alcuni utenti di Twitter. Per capire l'egregio lavoro che c'è dietro, però, basterebbe riavvolgere il nastro anche solo di una decina d'anni e, ad esempio, balzerebbero subito alla mente le prodezze di quel ragazzone chiamato Mario Balotelli, che nel 2008 risultò decisivo per la vittoria del Torneo di Viareggio e si regalò il salto nel mondo dei grandi con Roberto Mancini prima e José Mourinho poi. Arrivando fino in cima all'Europa che conta con gli stessi colori. Lo stesso discorso può essere adattato, anche se in altri termini, pure a Davide Santon. Se proseguiamo la corsa dei ricordi in avanti arriviamo al 2011, quando Andrea Stramaccioni si svincola dalla Roma e prende il timone della Primavera interista, raccogliendo l'eredità di Fulvio Pea. Eliminato sia dalla Coppa Italia che dal Torneo di Viareggio, il tecnico romano si rifà alzando al cielo la NextGen Series nel marzo del 2012 per poi subentrare in prima squadra all'esonerato Claudio Ranieri. 

Un capitolo a parte lo merita l'Era di Stefano Vecchi, che dal 2014 al 2018 ripone nella bacheca della Beneamata due Tornei di Viareggio, due campionati Primavera, una Coppa Italia e una Supercoppa. Contribuendo allo stesso tempo nel mettere in vetrina talenti del calibro di Nicolò Zaniolo, sbarcato a Roma nell'ambito dell'affare che ha portato Radja Nainggolan all'Inter e puntualmente incensato dall'opinione pubblica dopo la precoce esplosione nella massima serie. Cosa che è successa solo di rado ad un altro giovane forgiato ad Interello: Andrea Pinamonti. Assoluto trascintatore dell'Italia U-20 ai Mondiali di categoria e leader indiscusso degli azzurrini di Paolo Nicolato, nel primo anno di Serie A (in prestito al Frosinone) ha fatto capire a tutti di essere uno dei giovani più snobbati e sottovalutati del calcio nostrano. Senza dimenticare due nomi particolarmente caldi nella finestra di mercato in corso, come Zinho Vanheusden e Xian Emmers.

Si potrebbero fare altri numerosi esempi, fino ad arrivare al giorno d'oggi. Al primo anno di Madonna sulla panchina della Primavera nerazzurra e a tutti i ragazzi che hanno saputo riportare ancora una volta l'Inter a giocarsi l'ennesimo scudetto della sua storia. Copione che può essere replicato anche nelle categorie inferiori (U-18, U-17, U-16, U-15 e via discorrendo, dove finali e successi non mancano). Perché, come ha detto lo stesso tecnico nerazzurro prima del fischio d'inizio del match del Tardini, "la vittoria nelle fasi finali è nel Dna dell'Inter, anche nelle altre categorie". Anche se non sempre, ma fa parte del gioco. Gran parte del merito complessivo va attribuito a Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile interista che da anni cura con estrema attenzione tutti i dettagli del caso. Da Dekic e Nolan a Pompetti e Gavioli; da Salcedo e Colidio fino al più piccolo ma già decisivo Esposito. Passando, ovviamente, per tutto il resto della rosa. Nessuno può prevedere il futuro: c'è chi si trasformerà magicamente in plusvalenza e proseguirà la sua carriera lontano da Milano e chi, con la maglia del Biscione sulle spalle, potrà invece continuare a scrivere la storia di questo club. Tra i tanti dubbi, i differenti punti di vista e i numerosi dati di fatto spicca, prepotente, la grande certezza: la Primavera dell'Inter - e con lei tutto il resto del vivaio - è un autentico gioiello che continua a splendere con assoluta regolarità. E di questo passo continuerà a farlo ancora per molti anni. 

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Sezione: Editoriale / Data: Sab 15 giugno 2019 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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