Premessa doverosa: capisco benissimo lo stato d'animo che regna in casa viola quando si estrae l'argomento Salah, una ferita aperta su cui quotidianamente viene versato del sale. E mi spiace soprattutto per i tifosi che meritavano maggiore gratitudine. Ma ogni uscita pubblica da Firenze non fa che rendere sempre più grottesco l'atteggiamento della Fiorentina.
Si è passati da accuse neanche troppo velate a diffide contro la società Inter, per toccare l'apice del nonsense con i tweet di Paolo Panerai, che ha violentemente puntato il dito contro il club nerazzurro, divagando persino su questioni societarie che non lo riguardano e sulle quali lo stesso Thohir si era già espresso qualche settimana prima, fugando ogni dubbio sulla trasparenza della struttura da lui guidata. Ha persino chiesto la retrocessione dell'Inter, Panerai, e neanche la presa di distanza dei Della Valle è servita a placarlo, con l'assunto che il suo pensiero fosse condiviso tra i dirigenti (e ne sono strasicuro).
A qualche giorno di distanza, ecco il club manager Vincenzo Guerini, che stigmatizzando una battuta (che tra l'altro ha strappato parecchie risate in quel momento, e io ne sono stato testimone oculare) risalente allo scorso 3 luglio da parte di Roberto Mancini, ha contribuito ad aumentare l'asprezza del clima tra le due società: "La battuta che ha fatto su Salah non mi è piaciuta. Quando gli hanno chiesto se avesse contattato Salah ha risposto che gli era finito il credito, è stato sgradevole. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da un uomo della sua esperienza, la sua è stata una battuta offensiva nei confronti della Fiorentina". Ripeto, mi rendo conto dei nervi a fior di pelle di casa Fiorentina, ma additare mancanza di rispetto in un episodio talmente banale significa certificare ulteriormente la propria inquietudine mista alla ricerca di un colpevole. Perché il vero problema è il modo in cui i viola hanno gestito la vicenda Salah.
Innanzitutto, già lo scorso gennaio l'egiziano aveva scelto di andare all'Inter, salvo venir scavalcato da Podolski e Shaqiri (scelte che poi non hanno pagato, ma è un altro discorso). La maglia viola per lui è stata solo una soluzione di riserva. Se poi, come il suo enigmatico avvocato e procuratore egiziano, la dirigenza sapeva da tempo il volere del calciatore, c'è poco da aggiungere. Dopotutto, a firmare quella carta privata sono state entrambe le parti, al di là che sia stata depositata o meno. Si è giocato pertanto a carte scoperte, mi pare. Forse a Firenze nessuno pensava che l'impatto di Salah fosse così devastante, sin dall'inizio si dava per scontato che sarebbe stato rispedito al mittente e quel documento era quasi gradito.
Evidentemente, le prestazioni dell'esterno lo hanno nel tempo reso così irrinunciabile e idolo della tifoseria da doversi assicurare a tutti i costi la sua permanenza, a prescindere dalle sue reali intenzioni. Che la Fiorentina conosceva da tempo ma le ha bypassate versando la cifra necessaria per trattenerlo, almeno agli occhi del Chelsea. Facendolo passare per mercenario. Il resto della storia è noto: l'egiziano è sparito, non ha mai mostrato interesse nella proposta (ricchissima) dei viola e ha coerentemente rio la propria volontà di giocare nell'Inter, come a gennaio scorso. Bene, qual è il problema?
Situazione abbastanza chiara, ma la Fiorentina, per mascherare un clamoroso errore di valutazione (ribadisco, quella carta è stata firmata da entrambe le parti), ha iniziato a 'buttarla in caciara', sollevando polveroni e accusando l'Inter, come se fosse la vera responsabile. Anche in modo troppo spinto, ai limiti del grottesco. Quasi da moglie tradita, che ha sempre saputo il gradimento del marito verso un'altra donna ma lo ha sposato ugualmente, e ora che il tetto coniugale è stato abbandonato cerca appigli per evadere dalle proprie colpe. Al punto da arrivare a chiedere al Chelsea, in modo del tutto pretestuoso, di non cedere il giocatore all'Inter, come se avesse ancora potere contrattuale su di lui. Come se così potesse far pace con la propria coscienza e uscirne vincitrice. Assurdo.
Soprattutto perché si cerca di far passare i nerazzurri come complici di un raggiro, della violazione di una norma di cui ci si ricorda solo quando si è vittime. Per quanto sappia che è stato Salah a cercare l'Inter, vorrei ricordare ai vari Della Valle, Panerai e Guerini che anche Paulo Sousa, attuale allenatore della Fiorentina, era sotto contratto con un altro club quando gli è stata proposta la panchina viola. E il diretto interessato ha accettato, chiudendo in anticipo, con il benestare del Basilea (evidentemente più ancorato alla realtà di altri...), il contratto in vigore. Tutto il mondo è paese, si dice, e di casi simili avvengono quotidianamente nell'ambiente dello sport professionistico, non solo nel calcio. Altrimenti perché prima si suole trovare l'accordo con il giocatore e poi si tratta con la sua società? Non è moralmente corretto, ma è la prassi condivisa.
Con ciò non sostengo assolutamente che l'Inter abbia carpito il sì dell'egiziano in modo fraudolento, ignorando la società che al momento ne deteneva i diritti sportivi. Voglio solo evidenziare quanto le richieste provenienti da Firenze, al di là del cattivo gusto nelle esposizioni e nelle strategie, siano da teatro dell'assurdo. Un veto anti-Inter invece di fare mea culpa, mah... Non so come finirà questa spinosa vicenda, se alla fine l'Inter andrà per la sua strada e ingaggerà Salah oppure rinuncerà e virerà su un altro ex idolo della Fiesole, Stevan Jovetic.
Però sarebbe bello che, se arrivasse il montenegrino causa accoglimento delle lamentele toscane, fosse proprio lui a castigarli sul campo, magari nello stadio dove qualche anno fa ci ricordavano il colore del pallone. Sarebbe una godibilissima rivincita contro la spocchia di chi chiama in causa altri per mascherare i propri errori e uscirne pulito. Che sia con Salah o con JoJo, a questo punto l'appuntamento è al 'Franchi'.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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