“Io accuso” era il titolo del celebre editoriale a tutta pagina scritto da Emile Zola, figura preminente della cultura francese, rivolgendosi al presidente della Repubblica e denunciando i persecutori di Alfred Dreyfus.
Nel suo piccolo l’Inter da anni ha i suoi accusatori, nelle figure degli allenatori di turno, i quali esprimono un chiaro disagio e attaccano direttamente alcuni personaggi della società.
Prima di andare avanti è necessario che chiariamo con noi stessi se la nostra intenzione è sempre quella di difendere l’Inter da qualunque critica, non importa se da dentro o da fuori o se l’approccio è quello del dubbio.
Ieri i tifosi erano incredibilmente divisi riguardo le parole di Antonio Conte ma parto dall’assunto che un uomo come lui, a prescindere da quanto viene pagato, deve avere rispetto per il club che lo ospita perché, al netto delle sue ragioni, non aiuta di certo suggerendo le sue dimissioni in più di un’occasione.
Concentriamoci però prima sulla questione. L’Inter è arrivata seconda, ha totalizzato 82 punti e nelle ultime due partite contro avversari di valore ha ritrovato la continuità nei due tempi, l’agonismo di Lautaro, oltre all’inviolabilità della porta che va avanti dal pari all’Olimpico.
Sabato sera, dopo aver battuto, probabilmente con la miglior partita del campionato (insieme al derby di ritorno ma solo nella ripresa), l’avversario più duro, grazie ad una prestazione clamorosamente equilibrata tra il primo e il secondo tempo e ottenendo il secondo posto definitivo, ha deciso di affossare qualunque entusiasmo e ripiombare società e tifosi nella cupezza, adombrando i sospetti di complotti interni e dichiarando lo stato di debolezza e fragilità della dirigenza. Tutta la dirigenza.
I fatti dicono che dopo Moratti, l’interregno di Thohir e la panchina affidata a Mazzarri, ben tre allenatori hanno incriminato il governo dell’Inter. Mancini ha polemizzato apertamente perché, poco dopo l’insediamento di Suning, non aveva interlocutori, nessuno gli diceva niente e nessuno lo ascoltava. Micheal Bolingbroke, era l’unico dirigente di riferimento e si trovava negli Stati Uniti. Arrivato a Riscone di Brunico i due si erano parlati senza arrivare a niente. Risultato: Mancini giubilato da stampa e tifosi, esonerato e arrivo di Frank de Boer, con Joao Mario e Gabigol, presi con l’aiuto di Kia Joorabchan, nuovo interlocutore dell’Inter.
Dopo De Boer, Pioli e la breve permanenza di Vecchi, Spalletti nei due anni successivi ha mostrato prima insofferenza e poi ha definitivamente svelato alcuni strani meccanismi societari nella conferenza stampa di fine stagione del 24 maggio 2018 (quella che Conte ha erroneamente indicato iscrivendola al febbraio 2017).
L’anno dopo Spalletti esonerato, con la patente di parlatore esuberante che trova sempre giustificazioni. Avanti un altro.
Arriva Conte e per tutta la stagione mostra un plateale disappunto per la campagna acquisti, sferzando la società ad andare nella direzione che gli era stata prospettata, evidenzia perplessità verso la mentalità della squadra e manda messaggi decisi contro nemici che si trovano ovunque, pur senza fare nomi e cognomi. La penultima intemerata (penultima perché ne ha promessa un’ultima a fine stagione) prende alla giugulare tutti i dirigenti nerazzurri, senza eccezioni, dando la netta sensazione che molto ancora può accadere. Conte non è Mourinho e non ha le stesse capacità di gestire i rumori di qualsivoglia nemico ma è sempre interessante capire le ragioni di chi dissente da un ragionamento. La maggior parte dei tifosi che ha da opinare sull’ultima uscita del tecnico eccepisce su tutto fuorchè il contenuto e questo non depone a favore di un dissenso che sarebbe utile, se ragionato.
Concentriamoci sul tema della questione, non sul fatto che per voi: “Mancini è un sopravvalutato”, “Spalletti è un mediocre” e “Conte è un arrogante”.
L’Inter ha fatto fuori decine di allenatori e giocatori, svendendo la scelta come necessaria ma in questi anni ogni segnale lanciato dagli inquilini temporanei è stato sistematicamente ignorato. È probabile che Conte debba migliorare molto la sua modalità comunicativa, fare meno confusone tra se e il suo ruolo, andarci piano col dire che per lui è stata una stagione difficile anche sul piano personale, specie in un periodo come questo, ma riferisce le stesse cose che erano già state espresse in passato da altri e faremmo bene a non pensare che, se si dicono delle cose sgradevoli, si tratti sempre di malafede.
Sarebbe importante capire anche dove sia finito il presidente Steven Zhang. Da marzo in avanti si sono perse le sue tracce, nessuna dichiarazione e probabilmente questa assenza perpetua fa parte del pacchetto di rimostranze che qualunque allenatore di livello, al netto del pessimo carattere, farebbe.
Nel dubbio scelgo sempre l’Inter ma più di qualche dubbio va fatto scorrere.
Amala.
VIDEO - SPALLETTI '17/'18, ECCO LA CONFERENZA A CUI FA RIFERIMENTO CONTE
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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