La depressione dopo l'esaltazione. Nonostante chi vive di calcio dovrebbe ormai esserci abituato, si continua a non capire questo repentino cambio d'umore all'interno di un contesto positivo. Sarà che, come nei banchetti, è sempre l'ultima portata a incidere maggiormente sul giudizio finale. E così, per questo primo scorcio di stagione, è la sconfitta con la Roma (che bella squadra!) a far tornare cattivi presagi e vecchi fantasmi. Statistiche ad hoc sul recente passato per far rivivere ai tifosi nerazzurri timori ancestrali. Per cortesia, non esageriamo. Qui non c'è spazio per un indagatore dell'incubo.

14 punti in 7 partite, ovvero una media di 2 punti a match. Il tutto, avendo già affrontato Juventus, Fiorentina e, appunto, Roma. Insomma, non proprio un rendimento da buttare via, soprattutto viste le condizioni in cui Walter Mazzarri e il suo staff ha preso a lavorare. Dal mercato, conti alla mano, non sono arrivati uomini in grado di far fare il salto di qualità immediato. Ottimi investimenti (Icardi tra tutti) e qualche tassello prezioso come Taider. Alla fine della fiera, però, è Campagnaro l'arrivo più pesante, quello in grado di imprimere fin da subito il suo marchio. Per il resto, parliamo della stessa squadra che ha finito in affanno gli ultimi mesi della scorsa stagione.

Giusto, come scrivevo un po' di tempo fa, andarci piano con gli elogi sperticati, ma non si può neppure cominciare a paragonare questa stagione a quella passata, utilizzando furbi marchingegni dialettici per giustificare tesi ingiustificabili. La Roma, giusto per prendere un esempio ravvicinato, è certamente una squadra già pronta. D'altronde, non lo scopro certo io: è stato lo stesso ds Walter Sabatini a certificare il cambio di rotta romanista: via giovani di grandissima prospettiva (Marquinhos, Lamela), dentro ragazzi già esperti (Benatia, Gervinho, Maicon) oppure parecchio costosi (basti pensare ai 18-20 milioni spesi per Strootman). La bravura del club giallorosso è stata certamente quella di seguire le indicazioni del tecnico Rudi Garcia, prendendo sul mercato gente funzionale alla sua idea di 4-3-3 come non fu per il 4-3-3 di Zeman.

Diverso il discorso in casa nerazzurra. Sia per motivi economici che di strategia, il percorso intrapreso è quello dei giovani. Da Kovacic a Taider, passando per i vari Juan, Belfodil, Wallace e Icardi: il progetto dell'Inter, evidentemente, è quello di costruire le basi per un prossimo futuro e non affidarsi a calciatori già affermati. In parte, anche un obbligo dovuto al fatto che i nerazzurri da poter cedere a prezzi alti erano davvero pochi (Handanovic, Ranocchia e Guarin), a differenza dei giallorossi già citati (alla cui lista va aggiunto Osvaldo).

Dove ci porterà questa nuova Inter? Impossibile prevedere il risultato finale. Certamente, possiamo asserire che le premesse sono ottime. E la speranza è che, con un Thohir in più, si possa magari accelerare il processo di crescita. Nessuna esaltazione, ma piano con la depressione e con i fantasmi. Di questo passo, Moratti potrebbe cambiare idea sul socio a cui vendere la maggioranza: addio agli indonesiani per far posto a Dylan Dog. Paura, eh?

Sezione: Editoriale / Data: Mar 08 ottobre 2013 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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