La tensione aumenta, Milano si ferma. E si divide. Da una parte il Milan, che giocherà l'andata 'in casa', dall'altra l'Inter. Rossoneri contro nerazzurri, Diavolo contro Biscione. Ma anche Pioli contro Inzaghi, Maignan contro Onana, Tomori contro Bastoni, Dimarco contro Theo Hernandez. E poi Tonali che lotta con Barella (che hanno infiammato la vigilia meneghina a suon di post social speculari targati Nike), ma anche Brahim, Giroud e Leao (?) che sfidano Lautaro, Dzeko e Lukaku. Senza dimenticare i grandi ex dal dente avvelenato come Calhanoglu, in ballottaggio con Brozovic per un posto in mezzo al campo e, apparentemente, unico grande dubbio di formazione per Inzaghi. Stasera a San siro scocca l’ora dell’Euroderby, del primo atto della semifinale di una Champions League che ha in Milano - ma anche nell’asse Madrid-Manchester - il suo epicentro. E sul tavolo ci sono tutti gli ingredienti per una grande serata di calcio.

La vigilia è stata riempita dalle dichiarazioni, dai grandi ex agli opinionisti fino a quelle dei protagonisti che scenderanno in campo questa sera. Uno, in particolare, sta attirando l’attenzione per la sua possibile assenza: Rafael Leao, stella dell’attacco rossonero costretto ad abbandonare il campo dopo appena 10’ dell’ultimo turno di campionato per un’elongazione, termine che negli ultimi giorni si è guadagnato l’inserimento di diritto nei top trend di Google e degli altri motori di ricerca. "L'ho cercata anche io la parola 'elongazione' su Google quando è arrivato l'esito degli esami - ha ammesso Pioli ai microfoni di Sky -. Domani mattina sarà qua e proverà a spingere: potrebbe anche giocare, se starà bene. O gioca o non viene in panchina, dipenderà dall'intensità del lavoro che riuscirà a fare. Per le caratteristiche del giocatore, è uno che deve stare al 100%. Vedremo, ancora tutto aperto". Leao ci sarà o non ci sarà? Le parole di Pioli fanno parte di una sorta di pretattica o no? Lo scopriremo solo nelle prossime ore. A prescindere dalla presenza o meno del portoghese, l’Inter ha già nella testa la partita da fare per cercare di portare a casa il terzo derby stagionale dopo quello di Riyadh e quello di ritorno in campionato. Parola di Inzaghi: "Sappiamo le qualità del giocatore e che potrebbe esserci o no ma non condizionerà il nostro piano partita. Abbiamo incontrato il Milan tantissime volte. Non è solo una squadra di ripartenza, ha anche ottimo palleggio. Bisognerà essere bravi in tutte le fasi". 

Nelle ultime settimane ci si è anche scatenati con i corsi e ricorsi storici. È spuntato, puntuale come le tasse, chi teneva a rispolverare la semifinale del 2003, quando il Milan volò in finale dopo due pareggi (0-0 e 1-1) per la vecchia regola del gol in trasferta, eliminando l’Inter di Cuper. Quello però è il passato e come tale va messo alle spalle e lasciato lì, perché si tratta di un pezzo di storia del derby di Milano già scritta e nota a tutti. Adesso, a partire dallo scontro di questa sera, c'è un altro capitolo che è invece tutto da scrivere. Senza la necessità impellente di parlare per forza di ‘vendetta’ e di sprecare l’utilizzo di altri sinonimi, seguendo il mantra di un interista doc come Federico Dimarco: "Sentimento di vendetta? No, è passato tanto tempo. Noi pensiamo al presente, a fare un risultato positivo e basta. Nel 2003 ero a San Siro, non ho bellissimi ricordi da tifoso. Pensare che vent'anni fa ero uno spettatore e domani giocherò è un'emozione incredibile". Perché questo - come sottolineato giustamente da Inzaghi - "non è un derby, ma il derby". Non una ricerca di vendetta, ma la ricerca di un sogno. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 10 maggio 2023 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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