Sia ben chiaro, non voglio macchiarmi di lesa maestà. Per questo voglio scindere in modo netto l'uomo e il calciatore. Perché tra i due c'è una differenza abissale. Non lo dico io, lo dice la storia. Diego Armando Maradona sul rettangolo di gioco è stato pura poesia, la sublimazione di questo gioco che da oltre 100 anni appassiona milioni di persone e che ha trovato in lui l'apice della sua espressione. Il giocatore non può essere messo in discussione, a mio modesto parere non ha rivali nella storia del calcio e solo Pelè e Ronaldo (il Fenomeno) possono contendergli la palma di migliore di sempre, un giochino a cui ci si presta di tanto in tanto.

Poi c'è l'uomo Diego Armando Maradona. Senza che i tifosi del Napoli, che continuano a idolatrarlo a oltre 20 anni di distanza (giustamente, per la missione che ha compiuto), se la prendano a male, l'ex Pibe de Oro non ha dato il meglio di sé fuori dal campo. Non voglio ripercorrere a ritroso le sue marachelle, i ben informati sanno a cosa mi riferisco. Ma tra doping, vita sregolata, fucili a pallettoni, figli non riconosciuti, debiti col fisco, compagne picchiate in stato d'ebbrezza e quant'altro, anche il concetto di pessimo esempio trova in lui la propria sublimazione. Però lui è Diego, el Dies, può dire ciò che vuole senza pensare alle conseguenze. E troverà sempre dei seguaci pronti a sostenerlo anche di fronte all'illogicità.

Ultimo esempio, l'ennesimo attacco a Mauro Icardi, del quale da tempo è fermo oppositore a causa della querelle famigliare tra lui, Maxi Lopez e Wanda Nara. Una telenovela tipicamente argentina che Maradona ha condannato senza peli sulla lingua sin dall'anno scorso. E la conferenza di presentazione della Partita della Pace, in programma oggi a Roma, è stata una golosa opportunità per stuzzicarlo sull'argomento. Con risposta ancora una volta più che eloquente: "Dei traditori non parlo. Possibile che Bauza lo convochi, ma se io sono qui alla partita della pace, lui con questa partita e con i bambini non c'entra niente".

Miccia riaccesa, ma stavolta il pomo della discordia, Maurito, non la prende con filosofia e replica da rapace d'area di rigore: "Le sue parole non c'entrano nulla con la Partita della Pace, ha fatto una figuraccia come era già successo l'anno scorso. Ogni volta che parla fa solo figuracce, parliamo di una persona che non può essere da esempio per nessuno". Risposta pesante e consapevole contro una leggenda del suo Paese. Ma Icardi è così, va bene essere diplomatici ma in certi momenti bisogna giocare a viso aperto. E non è un caso se un personaggio che ama attaccare (sul campo), Frank de Boer, lo abbia appoggiato in pieno poche ore dopo: "Ha risposto bene, non devo aggiungere altro", ha commentato l'olandese.

Ammetto che in estate il numero 9 dell'Inter abbia perso molti punti ai miei occhi. La manfrina mediatica gestita dalla moglie-agente Wanda è stata fastidiosa, non foss'altro per la fascia che da tempo gli era stata affidata anche per essere d'esempio con i compagni e per incarnare i valori nerazzurri. Una situazione, quella legata al rinnovo, gestita piuttosto male e anche agli occhi dei tifosi interisti, alcuni dei quali hanno invocato un benservito all'argentino, auspicando una ricca cessione al Napoli. Al Napoli di Maradona, perché nulla accade per caso. Per fortuna, il campo ha restituito all'Inter la versione migliore di Maurito e anche la celebrazione di questo rinnovo contrattuale non ha riportato a galla le perplessità e i malumori estivi. Miracolo del pallone e della volubilità del tifo.

Poi questa replica niente meno che al mito Maradona, una zampata in area di rigore che, personalmente, ho molto apprezzato ma che, ahimé, temo costerà molto in termini di velleità di convocazione nell'Albiceleste. Detto in maniera cruda, stavolta il bomber di Rosario ha pestato una m**** enorme, perché già godeva di scarsa popolarità nello spogliatoio dell'Argentina, al di là delle goffe aperture del Ct Edgardo Bauza ("Lo stiamo seguendo, potrebbe essere convocato" è un mantra che ha perso ogni significato di fronte all'evidenza) e di chi lo ha preceduto (Martino e Sabella, col secondo che quanto meno lo ha fatto debuttare senza però dar seguito). 

Lo scontro verbale con Maradona, che inutile nasconderlo gode di massima credibilità presso qualsiasi calciatore argentino, figuriamoci in nazionale, temo possa prolungare ulteriormente l'attesa di Mauro. A vantaggio di gente come Alario o Pratto che non hanno neanche la metà del suo curriculum. Senza timore di smentita, mi pare evidente il cosiddetto unsaid: le convocazioni passano dallo spogliatoio prima che dalla lista del commissario tecnico albiceleste. E nello spogliatoio hanno un enorme peso, per esempio, le parole di Javier Mascherano (amico datato di Maxi Lopez, con il quale condivide il passato al River Plate e al Barcellona), non a caso soprannominao el Jefecito, il piccolo capo. 

Non sto inventando una spy story, mi limito a ricomporre i pezzi del puzzle per cercare di dare una spiegazione all'assurdità di non vedere Icardi in nazionale nonostante numeri da capogiro, a vantaggio di calciatori che non sono ancora alla sua altezza. E per quanto da interista preferisca rimanga ad allenarsi ad Appiano Gentile, da appassionato di questo sport trovo insensato che una nazionale così quotata come l'Argentina, pur godendo di abbondanza nel reparto offensivo, non gli offra neanche un'opportunità. No, non può essere solo una questione tecnica.

Dopo lo scontro frontale con Maradona, che si è meritato una risposta del genere perché lui è il primo a doversi fare un esame di coscenza, le quotazioni di Icardi in ottica nazionale restano in forte ribasso e dubito che mantenere una media gol così alta possa invertire la tendenza. I media locali se ne stanno accorgendo, hanno ormai cadenza quasi quotidiana articoli in cui denunciano la mancanza di meritocrazia nelle scelte del Ct di turno, perché i numeri sono numeri, non devono essere tradotti dall'italiano allo spagnolo. E mi chiedo fino a quanto andrà avanti questa pagliacciata del "Lo stiamo seguendo, porte aperte per tutti", visto che le chiavi per entrare evidentemente non sono nelle mani del selezionatore.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 12 ottobre 2016 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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