Sembrava una partita serena eh? Dopotutto quando mai tra Juventus e Inter al fischio finale non scoppiano le polemiche, magari già in campo? Solo l'ultima volta, tra gol viziati da fallo di mano e contatti poco edificanti al termine del match, ci si era riempiti la pancia. Ma quanto accaduto ieri sera allo Stadium va ben oltre, soprattutto perché avviene tutto in modo così repentino da essere insospettabile. In parole povere, Lukaku viene ammonito ed espulso per aver esultato sfidando i tifosi avversari che gli dicevano di tutto (compresi i soliti, beceri insulti razzisti di cui finalmente la Procura Federale ha preso nota), Cuadrado decide di fare il fenomeno e porta a casa anche lui un cartellino giallo. Non pago, il colombiano riesce a fare imbestialire persino un uomo mansueto come Handanovic e a farlo espellere a partita abbondantemente finita, provando a colpirlo con un pugno. Il tutto mentre Dzeko sfoggia con orgoglio lo stemma dell'Inter in faccia al pubblico di casa, che ovviamente lo stava apostrofando alla solita maniera e il resto dei compagni corre sotto lo spicchio di stadio ospitante i sostenitori nerazzurri come gladiatori riemersi da una gabbia di leoni.

Il caos più assoluto, insomma, che priva l'Inter di Lukaku e Handanovic per la semifinale di ritorno. Questi gli episodi di una coda a dir poco velenosa. E pur provando a essere super partes, è impossibile non provare disgusto per coloro che dagli spalti hanno scelto ancora una volta di comportarsi come bestie (anche prima del rigore), consapevoli che alla fine la loro società se la caverà con una multa che difatto a loro interesserà meno di zero. Male anche Massa, che poteva evitare di sanzionare un giocatore insultato in modo squallido per il colore della sua pelle. Per noin parlare poi di Cuadrado, che quando c'è da provocare è sempre in prima fila. Non c'è alcuna voglia di scadere nel volgare, basta ribadire quanto noto da tempo: il giorno in cui si ritirerà (non dovrebbe mancare molto), sui campi italiani ci sarà un pizzico in più di fair play, la cui media lui ha sempre abbassato notevolmente.

Tornando alla partita, quella prima degli episodi sopra citati, si è rivista la solita Inter. A tratti padrona del campo, soprattutto nel secondo tempo, ma paurosamente incapace di convertire in gol i buoni propositi. Questo perché pur riuscendo a costruire bene fino agli ultimi 20-25 metri, la squadra nerazzurra pecca di mediocrità al momento di finalizzare, che sia un assist o un tiro in porta. In quei frangenti dove servirebbe lucidità, la qualità va a farsi benedire e anche nei casi in cui viene fatto tutto nel modo giusto il pallone non vuole proprio entrare. Brozovic tira una mozzarella dal limite dell'area, D'Ambrosio di testa manda alto da pochi metri, Mkhitaryan sfiora il palo per pochi centimetri eccetera eccetera. Le occasioni arrivano anche contro la Juventus, ma non è un caso se l'ultima rete dell'Inter su azione sia quella di Lautaro contro il Lecce al 53'. Da allora solo due rigori, compreso quello di ieri sera al 93' a firma Lukaku. Per contro, la Juve gioca a modo suo, senza brillare tatticamente nella metà campo avversaria ma estremamente solida dietro, affidandosi alla giocata del singolo che, contro i nerazzurri, fatica comunque ad arrivare per la buona disposizione della squadra che non si fa mai trovare impreparata. Poi, siccome il periodo è questo, la disattenzione arriva a 7 minuti dal 90esimo e in pratica regala la vittoria ai padroni di casa, con la rete proprio di quel giocatore che non mancherà a nessuno quando smetterà. 

Stavolta però succede qualcosa di diverso. Mentre nei media center i giornalisti sono già pronti a mettere in croce Inzaghi per il risultato, ignorando una prestazione decisamente migliore rispetto alla Juventus, ecco il gentile omaggio di Bremer che è troppo evidente per essere occultato da immagini poco chiare al VAR. Rigore, 1-1 e si può tornare a parlare della prestazione, lasciando in pace l'allenatore piacentino. Magari questo è l'episodio che può cambiare il resto della stagione dell'Inter, chissà. Tante volte l'ambiente nerazzurro lo ha atteso, salvo poi accatastare sconfitte di misura. Questo invece è un pareggio pesante perché mantiene viva la semifinale e rimanda tutto alla partita di ritorno. Intanto, è puro ossigeno per l'Inter in vista di Salerno, dove parafrasando le parole di Marotta sarà ancora più importante di ieri sera allo Stadium. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 05 aprile 2023 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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