Fino a poche settimane fa la stragrande maggioranza dei tifosi dell’Inter avrebbe esonerato Simone Inzaghi. Oggi, probabilmente, ancora una buona fetta di sostenitori della Beneamata opta per questa scelta. Ma dopo l’approdo in semifinale di Champions League e quello nella finalissima di Coppa Italia, sono convinto che il numero sia (giustamente) calato drasticamente. Nel calcio, come nella vita, è salutare cambiare opinione. Basta non sia a convenienza. Vincere in faccia al Milan la Supercoppa Italiana è una ovvia goduria per il fan nerazzurro (figuriamoci se Lautaro e compagni riuscissero a raggiungere la finalissima di Champions proprio a spese dei rossoneri). Lo stesso dicasi per aver eliminato i bianconeri l’altro giorno a San Siro. Chiaramente è concetto applicabile anche a parte inverse, mi sembra quasi superfluo sottolinearlo. Le rivalità contano. Volenti o nolenti sono un fuoco che arde in ogni tifoseria e che puoi ritrovare in ogni sport. Alla fine il destino di ogni allenatore, come sottolineato da Simone Inzaghi, dipende dai risultati. E allora io torno a scrivere nuovamente quello che pensavo mesi fa, ossia che il cammino in campionato è insufficiente. Quello nelle tre coppe, semplicemente straordinario.

Ad oggi i fatti chiarificano – in modo oggettivo e non opinabile – che l’Inter non potesse fare meglio. Supercoppa vinta, semifinale di Champions, finale di Coppa Italia. Pure io, come spiegato dal mister piacentino, credo che il volersi giocare ogni manifestazione al massimo abbia influito sulla Serie A, facendo perdere energie e punti ai nerazzurri. Ma sono fermamente convinto che dare il massimo in ogni torneo rappresenta al meglio il concetto di sportività. E che sia semplicemente da perdente non onorare ogni torneo in cui partecipi. Alla fine dell’annata l’Inter avrà disputato 56 o 57 partite (solo la Juve può eguagliare o superare tale numero, ma solo perché la retrocessione in Europa League ha aumentato gli impegni dei bianconeri). Non so come finirà la stagione. Se con la gloria eterna o l’amarezza totale. Ma so che poter lavorare e raccontare quel che sarà, è un privilegio. Semplicemente il lavoro che ogni giornalista sportivo spera di poter affrontare.

Alla fine è il viaggio, non la meta, ciò che conta.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 28 aprile 2023 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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