"Io a Vienna ne ho fatti due, di gol, è un’emozione che non si può descrivere, solo provare. Il primo un bel tiro da fuori ma quello definitivo fu il secondo, un tocco di destro, palla nell’angolino. Lì è esplosa tutta la nostra gioia". Sandro Mazzola racconta così a La Repubblica i ricordi della finale di Coppa dei Campioni vinta nel 1964 contro il Real Madrid. Eppure, potendo scegliere tra le due conquistate, sceglie "quella di San Siro, chiaramente. Quando siamo entrati in campo non riuscivamo a respirare, ci mancava il fiato dall’emozione. Lo stadio pieno, tutti che tifavano per noi e si aspettavano la vittoria. È andata bene".

"Come finirà sabato? Ssss… Non diciamo nulla. Però è arrivato il momento di portare a Milano la coppa per la quarta volta. Perché sono ottimista? Perché l’Inter è pronta. E anche perché i francesi giocano bene ma concedono spazi", prosegue Mazzola. "Se mi piace Lautaro? Molto. Perché segna spesso quando meno te lo aspetti, salta fuori e fa gol e sempre importanti. Mi assomiglia? No, direi proprio di no".

Eppure di questa Inter, secondo Mazzola, si faticherebbe a prendere qualcuno per farlo giocare in quella che vinse tutto negli anni Sessanta. "È dura. Lautaro? Lo vedrei come riserva. Di quelle che quando entrano però lasciano il segno, lui con i gol. Calha. Ecco, lui ha le qualità tecniche che servivano per giocare nella grande Inter. Barella può essere Bedin? Il Bedo era il Bedo. Come lavorava… Non si stancava mai di correre. La mia rimarrà l’Inter più forte di semprePerché in campo eravamo un gruppo fuori dal mondo. Eravamo completi e avanti con i tempi. Penso a Picchi, un capitano fantastico e un uomo fantastico, a Facchetti che correva sulla sinistra come nessuno. Le poche volte che andavamo in svantaggio ci guardavamo con un mezzo sorriso tanto eravamo sicuri di ribaltare il risultato. E gli altri se la facevano addosso quando ci incontravano".

Poi il "Baffo" si addentra nelle spiegazioni sul perché si è interisti. "Perché abbiamo i colori più belli, il nero ce l’hanno anche altri ma noi poi mettiamo l’azzurro, il colore del cielo quando è limpido. Cosa significa essere interisti? Essere i migliori. Vivere in un’altra dimensione. Soffrire, che fa parte di noi, ci piace, ma sapendo che poi ci sarà qualcosa di bello". Mazzola racconta anche cosa ha pensato al gol di Acerbi al Barcellona. "Che era il destino. Un gol fantastico, poi. Se Guarneri avrebbe potuto segnarlo? Ah certo che no, lui doveva rimanere sempre dietro, davanti ci pensavamo noi".

Chiusura con due considerazioni su vecchi e nuovi presidenti: Angelo Moratti ("Il presidente ideale") e Beppe Marotta ("Un vero dirigente, di quelli che ti fanno vincere").

Sezione: Rassegna / Data: Mer 28 maggio 2025 alle 10:34
Autore: FcInterNews Redazione
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