In mezzo alle notizie relative al domino delle panchine in Serie A, che piano piano riscriverà nuovi equilibri del prossimo campionato, molti tifosi si saranno imbattuti nelle parole di José Mourinho e Gianluigi Buffon a proposito della finale di Champions League tra Paris e Inter. Dichiarazioni che, in modo diverso, hanno fatto discutere per eccesso di sincerità da una parte e per uso smisurato del patriottismo sportivo dall'altra.

Intervistato da Sky Sports, lo Special One ha ammesso candidamente di non essersi dispiaciuto più di tanto quando i nerazzurri hanno perso la possibilità di realizzare il secondo Triplete della loro storia: "Sarò molto cattivo e molto onesto: ero preoccupato che potessero fare il Treble perché non volevo lo facessero, quello è mio… Ma ora che hanno perso scudetto e Coppa Italia, spero vincano la Champions League”, ha detto ridendo il portoghese. Facendo prevalere il suo ego smisurato all’amore che nutre per l’Inter. "Luis Enrique ha fatto un grande lavoro, ha trasformato il PSG. Hanno perso il giocatore numero uno, ma si sono ricostruiti in modo fantastico. Se Luis vincerà, sarò comunque contento per lui”, ha aggiunto il tecnico del Fenerbahce in maniera decisamente diplomatica.

A proposito di diplomazia, l’ex portiere della Juventus, nemico sportivo di una vita della Beneamata, ha dato fondo a tutta quella che richiede l’incarico di capodelegazione della Nazionale che ricopre quando gli è stato chiesto se sabato sera farà il tifo per la squadra di Inzaghi per l’italiano Gigio Donnarumma: "Queste sono domande capziose, che mi scoccia mi facciate e alle quali do la solita risposta - la premessa di un Buffon stizzito -. Tifo per chi merita di vincere, in linea di massima. Se vince un’italiana, visto ciò che rappresento, va molto bene. Anche quando ero giocatore, difficilmente facevo il tifo contro gli altri. È una cosa che mi dà estremamente fastidio, la trovo da uomini piccoli". 

Nel calcio, insomma, vale tutto e il contrario di tutto: Mou, in un certo senso, ha tifato contro l’Inter perché non venisse eguagliato il suo record leggendario centrato nel 2010. "Penso che ci siano altri club in cui possono vincere diversi allenatori: io vinco questa stagione, tu la prossima. Tre anni dopo, ne arriverà un'altra e allora la gente sarà ancora più confusa nel ricordare in quale stagione hai vinto. Se vai al Real Madrid, al Barcellona, al Manchester United, in queste grandi squadre, forse la gente non ha la stessa sensazione. Ma se vai a Porto, se vai all’Inter, tutti lo sanno. Vincitore della Champions League 2004, vincitore della Champions League 2010. Chi era l'allenatore? Mourinho”, ha detto recentemente nello speciale realizzato dalla BBC ‘How to win the Champions League”. Probabilmente pensando di poter essere una figura unica nella storia del club per tanti anni ancora, come fu prima di lui Helenio Herrera. Vedremo se sabato sera Simone Inzaghi lo ‘smentirà’ vincendo la sua prima Coppa dalle Grandi Orecchie. Impresa mai riuscita a Gianluigi Buffon, sconfitto in ben tre finali in bianconero, perseguitato come da una maledizione che si è portato anche a Parigi (coincidenza). Oggi il ruolo politico che ricopre gli impone di dire che non guferà l’Inter, anche a costo di mettere a rischio la sua juventinità da parte dei tifosi della Vecchia Signora. Che sicuramente avranno capito la posizione del loro vecchio numero uno, esattamente come gli interisti hanno compreso il sentimento umano che ha portato il loro ex condottiero a fare quel discorso. Qui non ci sono ‘piccoli uomini’, semmai una competizione che estremizza le contraddizioni per effetto della sua particolare bellezza e crudeltà.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 29 maggio 2025 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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