A pochi giorni dalla finale di Champions League tra PSG e Inter, i colleghi di RMC Sport raggiungono il doppio ex Stephane Dalmat per proiettarsi all'appuntamento di sabato sera a Monaco di Baviera. Il francese non ha dubbi e si schiera dalla parte dei nerazzurri: "Sì, senza pensarci, perché lì ho trascorso i miei anni migliori, le mie emozioni migliori, mentre a Parigi ero solo di passaggio. Ho avuto solo sei mesi, non straordinari, e non ho lasciato un bel ricordo ai tifosi. È vero che rispetto all'Inter, quando torno lì 20 o 25 anni dopo, c'è riconoscimento. Tra me e i fan c'è un vero amore".

È importante ricordare che quando arrivi all'Inter, in quel momento, la squadra è tra le migliori della Serie A. Ci sono tante stelle, c'è R9. Appena arrivi, vieni subito catapultato in uno spogliatoio pieno di star?
"Diretto, sì. Perché quando entri in uno spogliatoio come quello, con Seedorf, Laurent Blanc, Vieri, Di Biagio, Javer Zanetti e così via... C'erano così tanti grandi giocatori che è vero, all'inizio rimani un po' impressionato. Ma poi, fin dal primo allenamento, devi dimostrare che non sei lì per caso, e allora dai il massimo e fai vedere le tue qualità".

Segui molto l'Inter, cho vedi come favorita tra PSG e Inter per la partita di sabato? E qual è la qualità che più ti colpisce dell'Inter?
"Penso che l'Inter abbia una difesa piuttosto solida. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'Inter gioca un ottimo calcio, soprattutto in casa. C'è molto possesso perché ci sono giocatori molto tecnici, soprattutto a centrocampo. Sulle fasce, tutto va molto velocemente. Difensivamente è solida. Per quanto riguarda il gioco, è vero che per me il PSG oggi è superiore. Per me non è il grande favorito, ma è il favorito per questa partita. Ma per il PSG sarà molto complicato".

Avendo giocato tante partite importanti, pensi che l'esperienza possa giocare un ruolo importante? L'Inter perse la finale due anni fa, restano circa otto giocatori che sicuramente partiranno titolari sabato sera. Può fare la differenza?
"Può aiutare, ovviamente, quando hai giocato una finale e quando hai giocatori abbastanza esperti, che hanno esperienza, è chiaro che aiuta. Ma anche la giovinezza e la passione possono darti la spinta in una partita. Può essere una partita che va in tutte le direzioni oppure potrebbe essere una partita in cui l'Inter si difende molto perché sappiamo benissimo che il PSG avrà più spesso la palla. Spero in una partita fantastica".

Cosa ti è mancato esattamente per trovare continuità con la Francia?
"All'epoca in cui ero davvero al top all'Inter, c'era una generazione che era stata campione del mondo nel '98, che aveva vinto l'Europeo. Nella mia posizione c'erano solo dei mostri, gli Zidane, i Pirès, i Petit, i Vieira, quindi era davvero complicato ritagliarsi un posto nella nazionale francese". 

Su questa scelta di andare al Tottenham di cui ti sei pentito (nel 2003, ndr), all'epoca eri in prestito dall'Inter...
"Ah, sì, ero in prestito. Il direttore sportivo dell'epoca, Marco Branca, voleva assolutamente che restassi, ma era l'allenatore, Hector Cuper. Dal momento che avevano portato diversi giocatori nel mio ruolo, lui era indifferente. Se avessi avuto un entourage, persone attorno a me che in quel momento mi avessero detto 'stai zitto, chiudi la bocca e poi allenati, vedrai, giocherai'...  Alla fine, Cuper se ne andò dopo tre mesi".

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Sezione: Focus / Data: Gio 29 maggio 2025 alle 20:55
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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