Alla fine l’ha decisa il Profeta. E sì che l’Inter se l’era vista davvero brutta: sopra di due uomini, proprio non riusciva a sbloccare una partita che sembrava destinata all’uno ad uno. Neanche il calcio di rigore concesso dall’arbitro Massa è servito, visto che Mauro Icardi l’ha calciato malamente, basso e centrale, lì dove Berisha aveva deciso di buttarsi. Mancini - furibondo a bordo campo per come la squadra stava gestendo la partita - ha continuato invano a chiedere di far girare la palla in modo veloce e possibilmente senza troppi tocchi, ma niente. Nessun giocatore dell’Inter riusciva a saltare l’uomo, fino a che nel secondo tempo non si è acceso Mateo Kovacic che con dribbling e passaggi di prima ha illuminato una serata che si prefigurava tetra. Insomma, l’Inter ha visto ad un passo l’ennesimo risultato deludente della stagione, per poi trasalire e colpire lì dove la Lazio aveva difficoltà: grazie ad un passaggio di Kovacic, perfezionato da Palacio e rifinito da Hernanes. 

PASSO INDIETRO ICARDI - Chi invece è completamente mancato all’Inter ieri sera è senza dubbio Maurito. L’attaccante argentino non ha fatto il suo: ha avuto due colossali occasioni per segnare - uno ad inizio partita, l’altro il rigore - e le ha sbagliate grossolanamente entrambe. Per carità, un momento di apnea durante la stagione ci sta, ma un dato oggettivo balza agli occhi: nelle partite decisive - Juventus a parte - Icardi non è mai decisivo quanto dovrebbe. Nei derby o contro il Wolfsburg, non c’è stata traccia di Maurito. E quando segna, come contro la Roma, ha sulla coscienza alcuni errori imperdonabili per un giocatore che vuole essere considerato bomber di razza. Anche perché quando Icardi non segna, non si può nemmeno dire che sia d’aiuto alla manovra - come invece è Rodrigo Palacio, ad esempio - anzi: da parte sua c’è la volontà di farsi vedere anche al di fuori dell’area, tuttavia nell’ultimo periodo i suoi movimenti sono irrilevanti. Dove sta quindi la verità? Icardi è il più classico dei giocatori overrated, oppure è solo una fase di assestamento dovuta al fatto che il gioco di Maurito si sta evolvendo? Solo il tempo potrà rispondere correttamente a questa domanda, ma Mancini continua a credere in lui e lo ritiene incedibile. E alla prossima giornata c'è la Juventus: il modo giusto per dimenticare la brutta serata di ieri. 

LA RICHIESTA DEL MANCIO… E MATEO  - E’ stato criticato in tutti i modi: non ha personalità, non c’è con la testa, è troppo acerbo. Ieri sera Mateo Kovacic sforna una prestazione a due facce: primo tempo incolore, mentre nella ripresa esce tutta la classe del 10 nerazzurro che guida i suoi nel momento di massima difficoltà e con alcune giocate intelligenti dà quello che manca ai suoi, ovvero la leadership, il coraggio di puntare l’uomo, saltarlo e creare superiorità. C’era bisogno di questo contro Cesena, Parma e Chievo, ma si sa che l’Inter di questa stagione scoppia in leggero ritardo. Fatto sta che Kovacic ha dato una risposta importante a Mancini che chiedeva ai suoi di mostrare personalità: Mateo c’è, presente. E’ solo l’inizio, ma a volte basta poco per sbloccarsi. Che creatura è il croato?  L’idea è che Kovacic per rendere al meglio deve essere messo al centro del gioco (è un caso che le migliori partite le abbia giocate con il 4-2-3-1 quando poteva dialogare con tutti?), lì dove può toccare tanti palloni ma senza portare necessariamente palla per troppo tempo. Se Kovacic è costretto a tenere troppo tempo la sfera, il motore nerazzurro si ingolfa. Deve migliorare in questo. Ma ora lo si faccia giocare a due tocchi, senza il compito di impostare il primo passaggio dell’azione. In transizione può essere letale, creando superiorità nello stretto e dando sfogo alla sua verve con passaggi millimetrici e - perché no? - conclusioni sibilline. Il materiale c’è, va sgrezzato. E siamo sicuri che sia sacrificabile? 

STILI A CONFRONTO - Onore alla Lazio che - nonostante la doppia inferiorità numerica - gioca una partita coraggiosa, scandita dal pressing altissimo e dalle geometrie dei giocatori di Pioli che provano in ogni modo a rendersi pericolosi dalle parti di Handanovic. All’inizio del match possono anche andare sul due a zero, ma Ranocchia è provvidenziale nel salvare il tiro a botta sicura di Parolo. Poi si sa, il calcio è una strana scienza e difatti la partita cambia a causa del rosso a Mauricio prima e di Marchetti poi. Così come contro il Milan a San Siro, la difesa alta della Lazio (che non poteva contare sul suo leader, De Vrij) viene punita dai fantastici movimenti di Palacio, un giocatore davvero indispensabile per l’Inter di Mancini. Ma - al di là di questa partita storta - della Lazio di questo campionato rimarrà l’impressionante cavalcata, nonché il coraggio di Pioli di credere nella propria filosofia calcistica ed insistere anche quando i risultati sembrava non potessero arrivare. Questo è l’augurio che si fa all’Inter, ancora troppo confusionaria - quanto erano larghe, a tratti, le maglie della difesa nerazzurra? Ogni incursione biancoceleste erano dolori - e raffazzonata. C’è bisogno di uomini decisivi, come lo è stato Hernanes questa sera. Che però sabato contro la Juventus non ci sarà - diffidato e ammonito, quindi bisognerà inventarsi qualcosa di diverso. Mateo, ci pensi ancora tu? Sai, ci sarebbe un treno per l'Europa (quasi) perso... 

Sezione: Copertina / Data: Lun 11 maggio 2015 alle 08:00
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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