Il calcio italiano piange la scomparsa improvvisa di Mauro Bellugi, che negli ultimi mesi aveva combattuto le varie difficoltà che gli erano piovute addosso con la solita anima da guerriero che lo ha contraddistinto. A parlare di lui, con l'auspicio di tener vivo il ricordo dell'ex interista è l'amministratore delegato dell'Inter, Beppe Marotta: "È stata una scomparsa improvvisa perché lo avevamo sentito settimana scorsa, non si poteva prevedere un epilogo del genere. C’è tanta amarezza e dolore e non solo negli interisti ma in tutti quelli che amano il calcio e hanno potuto vedere le sue gesta con il Bologna, il Napoli e soprattutto con la Nazionale. Ricordo di un grande giocatore ma soprattutto di una persona che ha amato fino all’ultimo giorno il suo lavoro e che seguiva le sorti in questo caso dell’Inter anche nei momenti in cui era preso a combattere questa difficile malattia. Il ricordo oggi è da affidare ai valori che è riuscito a trasmettere negli anni in cui ha giocato. Difensore coraceo che aveva nella foga agonistica oltre che nella tecnica, le sue maggiori. Ma soprattutto la sua grandissima professionalità e grande attaccamento ai valori delle maglie che ha indossato" ha detto a Gazzetta Talk, il poadcast della Rosea

Ci riporta ad un calcio un po’ dimenticato. È un personaggio di un calcio ormai lontnao?
"Assolutamente sì, devo dire un calcio ormai romantico, legato al passato nel quale i giocatori erano bandiere perché lo spostamento da un club all’altro era meno frequente e l’attaccamento ai club era più facile. Lo stesso Bellugi pur avendo militato nel Bologna e nel Napoli, con tutto il rispetto, si sentiva molto interista per questo legame che si era creato con la proprietà. Era l’epoca del mecenatismo, di un calcio romantico per l'appunto, in cui le famiglie dell’epoca erano non solo proprietari delle squadre, ma erano legatissimi ai giocatori che ci militavano. Questi sentimenti e senso di appartenenza oggi sono difficili da trovare sia perché non ci sono più questo tipo di proprietà sia perché i giocatori cambiano più spesso squadra". 

C’è un aneddoto con Bellugi che si può raccontare?
"I miei ricordi più commoventi sono quelli degli ultimi mesi e giorni, quando è stato operato alle gambe e si è trovato dalla sera alla mattina senza avere più gli arti inferiori. Ci siamo sentiti e lui era molto entusiasta di collaborare con noi. Lui mi ha detto di avere ancora il patentino da allenatore e osservatore e gli dissi: 'Mi raccomando, cerca di vedere tante partite e poi dimmi quali sono le tue impressioni'. Abbiamo visto un Bellugi carico ed entusiasta, come se dovesse tornare in campo e lui stesso ridendoci sopra diceva: 'Certo per un calciatore non avere le gambe è come per un pianista  non avere le mani'. Queste sono cose molto toccanti che mi hanno fatto riflettere sul fatto che certi litigi che succedono in campo poi hanno poco a che fare con le cose della vita che accadono fuori".

Domani occasione per ricordarlo al meglio. Una di quelle partite che piacevano a lui...
"Il derby ha un sapore particolare, lui ne ha fatti tanti. Il derby è una stracittadina, divide la città in due e per i giocatori in campo è come scendere in un’arena. Anche se domani è un derby senza pubblico e senza pubblico il gioco del calcio è pari allo zero. Manca un protagonista, però noi domani vogliamo giocare un derby non dimenticandolo e indosseremo la fascia del lutto, oltre ad osservare il minuto di silenzio concesso da Lega e Confederazione. Questo è il minimo da fare per il ricordo che ci ha lasciato". 

Sezione: Copertina / Data: Sab 20 febbraio 2021 alle 14:46
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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