"Le mie visite mediche già programmate con il Real Madrid? Sciocchezze". Mauro Icardi, alla Gazzetta dello Sport, chiude in modo secco ogni questione mercato. "Ho già risposto più volte, non è il momento di fare certi discorsi, e non sono poi io a gestire queste cose. Sia chiaro, io sto bene a Milano, lo sanno tutti. Amo la città, gioco, faccio tanti gol e sono il capitano di un grandissimo club: sono cose importanti per me. Alle questioni di mercato devono pensarci gli altri, a me interessa il campo, devo pensare solo a fare il mio dovere, cioè segnare e aiutare la squadra. C’è Wanda che parla con la società".

Si parla di rinnovo, di clausola troppo bassa. Ma lei vuole restare davvero a Milano?
"La clausola l’ha messa l’Inter, non so se è bassa o alta. E le mie intenzioni, ripeto, sono chiare: voglio vincere qualcosa con questa maglia. In futuro, quando arriverà eventualmente il momento di offerte o altro, dovranno tutti andare a parlare con l’Inter, con Piero (Ausilio, ndr) e col presidente, e lì si vedrà".

Mai un tentennamento in questi anni. Sempre l’Inter nella sua testa nonostante gli scarsissimi successi. Dove nasce l’amore per questo club?
"Colpa di Adriano e Martins. Da ragazzino giocavo sempre con l’Inter alla playstation: Adriano era devastante e Martins era velocissimo. Mi piaceva poi il fatto che molta Argentina avesse fatto la storia dell’Inter. Non ero tifoso a quei tempi, ma fu così che i colori nerazzurri iniziarono a entrarmi in testa. Poi, c’è un’altra storia che mi legò molto all’Inter. Un giorno, quando vivevo alle Canarie, alcuni amici di famiglia andarono a Milano in vacanza e fecero pure il tour di San Siro. Tornarono con due berretti, uno dell’Inter e uno del Milan. Erano per me e un mio amico: scelsi io per primo e presi quello dell’Inter, senza il minimo dubbio. Ecco forse proprio in quel momento diventai tifoso. Fu decisamente emozionante quando Moratti in persona mi volle a tutti i costi, ingaggiandomi dalla Samp".

Torniamo all’attualità: cos’è cambiato rispetto all’anno scorso? Gli uomini sono in gran parte gli stessi...
"E’ cambiato l’ambiente attorno alla squadra, in tutti i sensi. E gran parte del merito va a mister Spalletti e al suo feeling coi dirigenti. Il mister ha una personalità molto forte, sa trasmetterti subito ciò che lui vuole e ritiene giusto. Ha aiutato moltissimo lo spogliatoio, è entrato nelle nostre teste, ha cambiato già parecchie cose in questo breve periodo".

Cosa deve dire Juventus-Inter?
"Deve dare continuità a ciò che abbiamo dimostrato finora. Non siamo primi per caso, ma dobbiamo vivere questa serata come una tappa di un lungo giro. In palio ci sono sempre tre punti, non dimentichiamolo mai. Poi, certo, conosciamo il significato di una sfida simile, bisogna però affrontarla con intelligenza, senza perdere di vista i nostri obiettivi".

L’anno scorso Juve-Inter ebbe un finale molto nervoso: espulso Perisic, poi squalificato pure lei per un pallone lanciato molto vicino a Rizzoli. Che clima ci sarà a Torino domani sera?
"Beh, se capita quello che è accaduto l’anno scorso il mister ci taglia la testa... La tensione ci giocò brutti scherzi. Ma oggi sappiamo gestire ogni situazione, ne sono certo. C’è la mentalità giusta per affrontare una gara del genere".

Metta in fila le grandi del campionato.
"Lassù la novità siamo noi in questi ultimi anni, l’intrusa è l’Inter in un certo senso (sorride, ndr). Juve, Napoli e Roma dominano da vari campionati, in particolare la Juventus vince da sei anni consecutivi. Noi ci stiamo comunque bene in gruppo, stiamo costruendo qualcosa di importante, siamo vicini a quei livelli e dobbiamo proseguire su questa strada, senza fare proclami, ma convinti di aver appunto intrapreso la strada giusta".

Sezione: Copertina / Data: Ven 08 dicembre 2017 alle 08:15 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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