La storia di Facundo Colidio, attaccante classe 2000 di Rafaela, si lega al a quella dell'Inter per la prima volta il 7 luglio 2017, quando dall'Argentina, patria di questo ragazzo molto promettente, arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia dell'affare fatto tra il Boca Juniors e la Beneamata. L'indiscrezione, rilanciata da Radio Closs Continental, trova conferme nella tarda serata italiana di un'afosa giornata estiva, in una di quelle in cui non ti aspetti un colpo di mercato di questo tipo. Ma altrettanto perfetta per alimentare la dimensione dell'attesa e del sogno attorno a questo talento, che arriva nel belpaese con l'etichetta pesantissima di giocatore strappato alla Juventus per una cifra vicina ai 7 milioni di euro, notevole vista l'età del ragazzo. L'affare, poi, verrà ufficializzato dal club il 20 settembre, anticipando la tabella di marcia che prevedeva inizialmente il suo approdo a Milano non prima di gennaio 2018. E invece no, Facundo sfoggia da subito la sua precocità e si siede al tavolo degli uffici di Corso Vittorio Emanuele II per firmare un triennale con l'Inter.
Primo passo formale verso l'esordio con la Primavera di Stefano Vecchi, che lo lancia per una manciata di minuti in Youth League nel match già ben incanalato sul binario della vittoria contro i danesi dell'Esbjerg. Ma è la domenica successiva, nella prima assoluta in campionato contro il Verona, che Colidio presenta un biglietto da visita niente male: nel cielo autunnale milanese sopra Interello, prende quota e in semirovesciata ridefinisce il concetto di coordinazione, mandando in visibilio nuovi supporter vicini (allo stadio) e lontani (davanti alla tv) con il suo primo gol italiano. Così si chiude la 'settimana da Colidio' per il baby fenomeno, un ragazzo che con la sua allergia alle luci della ribalta si fa largo in punta di piedi come attaccante titolare, tra Andrea Pinamonti, spesso in prima squadra, e Jens Odgaard, altro grande investimento di due estati fa assieme a Nicolò Zaniolo. Il ragazzo poi si impone, a suon di prestazioni totali più che di gol, che nel suo caso vanno pesati non contati (9 in 32 apparizioni): nato sotto una buona stella, come dirà di lui il suo mentore Stefano Vecchi, segna la doppietta alla sua prima assoluta alla Scala del Calcio che consegna all'Inter l'unica Supercoppa Under 19 della storia. A fine stagione, non contento, mette la sua griffe nella finale scudetto vinta 2-0 contro la Fiorentina dopo i tempi supplementari. Il resto è storia di questi mesi, con il ragazzo che, pur responsabilizzato dal ruolo di primo violino, non cambia la sua attitudine da numero nove moderno. Alla voce 'reti fatte' fa registrare un trend curioso: se i gol in campionato sono pochini, 3 in 12 presenze, è in Europa che si scatena diventando il bomber della squadra con 5 marcature distribuite equamente in altrettante presenze. Segna all'andata e al ritorno a ogni squadra – Barcellona, Tottenham e Psv – restando a secco solo al Breda contro i catalani per colpa di un forfait.
Numeri che lo consacrano a livello continentale nella sua categoria di peso ma che, alla lunga, gli valgono la recente convocazione per Cagliari-Inter da parte di Luciano Spalletti, obbligato a coprire la casella lasciata vuota da Mauro Icardi. Del quale, solo due mesi fa, parlava in termini che oggi fanno sorridere: “E' 'impossibile rubare il posto a Mauro: è un capocannoniere storico dell'Inter, il capitano, e io imparo molto da lui. Avendolo vicino posso sempre ricevere consigli da lui. È la cosa migliore che mi sia capitata da quando sono arrivato in questo club. Avere un attaccante come lui come compagno di squadra è molto importante".
Ecco, è curioso che la chance in prima squadra per Colidio sia arrivata come conseguenza dell'autoesclusione dell'ex leader dello spogliatoio che, nella giornata in cui il giovane connazionale si è sentito 'grande', ha scritto con la tastiera la pagina più scura della sua storia interista (la famigerata letterina social. Venerdì 1° marzo, giorno da segnare in rosso sul calendario, l'ex bomber boquense ha condiviso lo spogliatoio con un altro argentino, Lautaro Martinez, giocatore con il quale un giorno potrebbe completare un tridente albiceleste. Ma questo "lo dirà il tempo", come saggiamente dichiarato dallo stesso Colidio a chi gli chiedeva di questa ipotesi, finora catalogabile come fantacalcistica. Il tempo, appunto, sarà l'alleato di un ragazzo che non ha fretta di emergere col rischio di bruciarsi: "Non voglio saltare le tappe. Sono calmo e disponibile per l'allenatore", il mantra che continua a ripetere a se stesso, anche quando gli è stato concesso di sognare a occhi aperti. Anche dopo aver visto Ranocchia, professione difensore centrale, gettato nella mischia da torre offensiva negli ultimi concitati minuti in cui l'Inter era alla ricerca di un pari insperato contro i sardi.
Chiusa la parentesi prima squadra, mercoledì è sceso nuovamente con l'Under 19 per giocare il ritorno di Coppa con la Fiorentina. Partita dove ha segnato l'1-0 dell'illusione, ne ha sbagliato uno da mai dire gol che avrebbe portato i suoi sul 2-0, e, infine, ha colpito la traversa della resa. Voltata l'amara pagina copetera, nel giro di 72 ore, Colidio ha suggellato il prezioso successo contro la Roma in campionato, prima di offrire un cadeau a Corrado per l'1-1 definitivo maturato contro il Braga nel match inaugurale della Viareggio Cup. In attesa di altre chiamate del destino.
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Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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