Eravamo tre amici ad Appiano, io in mezzo e di fianco a me i miei due angeli custodi, che mi hanno aiutato a realizzare un sogno, quello di vestire la maglia per la squadra per la quale faccio il tifo da bambino e che ora potrò finalmente difendere. Questo, bene o male, potrebbe essere quello che in un ipotetico diario potrebbe scrivere Antonio Cassano parlando della sua prima conferenza stampa da nuovo giocatore dell'Inter. Una conferenza che, come in pieno stile dell'attaccante barese, non è mancata di spunti a dir poco interessanti, quando non di vere e proprie bordate.
Scintille, insomma, si aspettavano, e scintille sono state: perché Cassano ha perso davvero pochissimo tempo per togliersi i sassolini, anzi, per meglio dire, dei veri e propri macigni ricordando la sua passata esperienza al Milan. Già alla seconda domanda, infatti, sono partite le bordate verso l'altra sponda del Naviglio, anzi, per meglio dire, verso una determinata persona che, a suo dire, lo ha preso in giro, promettendogli mari e monti ma che poi alla fine si è rivelata, testuali parole, "molto fumo e niente arrosto". Senza peli sulla lingua, Antonio rivela senza problemi i motivi che lo hanno indotto a lasciare il Milan dopo che un anno e mezzo fa dichiarò che "dopo il Milan c'è solo il cielo", affermazione prontamente rivista con un bel "dopo il cielo c'è l'Inter". E i riferimenti a questa persona sono costanti, secchi, decisi.
Non fa mai il nome, Cassano, ma il suo è una specie di gioco a "Indovina Chi?", perché durante il suo monologo Cassano ci tiene comunque a ringraziare tifosi, ex compagni di squadra, il vice-allenatore Tassotti, il medico Tavano che gli ha salvato la vita, anche Silvio e Barbara Berlusconi. Ma lui e altri no. Ad Allegri, suo ex allenatore, rimprovera in modo particolare il fatto di averlo considerato ormai una punta di scorta, molto indietro nelle sue gerarchie. Quando gli si chiede se il suo rancore è legato al mancato rinnovo di cui Galliani ha parlato a lungo, scopre un po' le carte: "Chiedetelo a lui, che è bravo a girare le carte in tavola... Era sempre un 'domani domani...'. E poi al Milan sono andati via due miei amici come Ibra e Thiago Silva. Prima le promesse mancate, poi le loro partenze". E da lì, la decisione di andare via.
Andare via ma non di molto, facendo semplicemente un passo al di là del Naviglio e arrivando alla corte di Andrea Stramaccioni all'Inter. Passaggio reso possibile grazie al lavoro dei suoi due angeli custodi, che lo affiancano al tavolo della sala conferenze della Pinetina, due che "quando fanno le cose bene, visto che hanno fatto un grande mercato, non lo dice nessuno, perché non sono buoni a leccare quella cosa là". Due che ad Antonio son subito piaciuti perché "gli han detto subito le cose come stavano, hanno parlato chiaro. Hanno voluto fortemente il mio arrivo, come il presidente e l'allenatore, e li ringrazio".
Due che Cassano non chiama mai col cognome, ma col loro nome di battesimo, come se fossero amici di lunga data: Piero e Marco, dirà sempre rivolgendosi a loro. Piero e Marco che vengono spesso coinvolti dall'attaccante nel suo discorso coi giornalisti, a creare una serie di siparetti divertenti, su tutti quello della prima multa (quando ha parlato della situazione Maicon) con Marco che accetta con piacere di stare al gioco e si cala alla perfezione nel ruolo di spalla ("Bastano 5mila euro?", la perla). Insomma, l'avventura di Cassano inizia sì con qualche sasso tolto dalla scarpa, ma anche con molti sorrisi e grande voglia di fare. Perché "dopo il cielo c'è l'Inter", ha detto Antonio, garantendo che al cielo l'Inter ha voglia di tornare a breve ad alzare qualche trofeo.
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