"Si diceva che dovevano scansarsi e così fu". Forse sarebbe stato meglio non toccare quel nervo scoperto a 9 anni di distanza. Forse il confronto con Lazio-Atalanta di domenica prossima è una forzatura. Tant'è che Claudio Ranieri, persona squisita oltre che inattaccabile professionista, si è visto costretto ad ammettere quanto il fegato gli roda ancora dopo quel famoso Lazio-Inter del maggio 2010, una delle tante partite spartiacque nella corsa allo scudetto tra la squadra allenata da José Mourinho che poi vinse tutto e la sua Roma, ultima barriera tra i nerazzurri e la leggenda.
Chi ricorda quel periodo sa bene che già nei giorni precedenti il clima intorno a quella gara, per cui il popolo biancoceleste, ormai privo di obiettivi stagionali salvo quello di non veder la Roma scudettata, si era abbondantemente espresso. 'Scansamose', l'invito più in voga in quel periodo, con ovvia reprimenda sponda giallorossa dove si sperava che l'Inter perdesse punti all'Olimpico. Finì 0-2, con reti di Samuel e Thiago Motta e un'ottima prestazione di Muslera, che più volte negò il gol ai nerazzurri. L'ambiente era tutt'altro che ostile agli ospiti, il famoso striscione 'Oh Noooo' è la sintesi del contesto in cui la vittoria dell'Inter fu accolta serenamente da una parte, con gioia dall'altra.
E torniamo alla rimpianto di Ranieri, convinto tutt'ora che i giocatori allenati da Edy Reja accolsero l'invito della tifoseria e lasciarono campo libero agli avversari. Innegabile che i biancocelesti non disputarono la loro miglior partita, ma a confutare la tesi di Mr. Tinkerman ci sarebbero un paio di assiomi tipici del nostro calcio in situazioni analoghe:
1 - La Lazio non aveva alcun obiettivo davanti a sé, i giocatori erano palesemente senza stimoli e l'ambiente di certo non gliene ha trasmessi. Non hanno combattuto su ogni pallone, chiaro, ma non si sono neanche scansati scientemente per falsare il risultato. Quante gare si sono viste nei finali di campionati con pronostici ribaltati dalle ormai note 'motivazioni'? Centinaia, al punto che le eccezioni hanno fatto la storia del calcio. Si pensi alla fatal Verona per il Milan, o il Lecce per la Roma, fino al Perugia per la Juventus. Oppure un'altra Lazio-Inter, che costò lo scudetto ai nerazzurri il 5 maggio 2002. Impossibile, in contesti simili, pretendere che le correnti pro massimo impegno (provenienti da chi ha interesse) abbiano la meglio sulla voglia di giocare di chi è senza obiettivi. La psiche in questi casi fa tutta la differenza del mondo e in quel 2 maggio 2010 c'era una squadra scarica e con il tifo contro e un'altra lanciatissima verso qualcosa di storico.
2 - A quanto evidenziato al punto 1, va aggiunto che l'Inter di allora era una squadra solida, superiore alle altre, e con il vento in poppa sia in Italia sia in Europa. Quindi, al netto del clima creatosi, aveva serenamente la forza per battere un avversario di buon livello, ma non certo eccezionale (i vari Biava, Dias, Brocchi, Baronio, Mauri e Floccari, per citarne alcuni in campo quella sera, non erano certo dei top). La forza tecnica, fisica e mentale della squadra di Mourinho non avrebbe temuto mai la Lazio, a prescindere dalle motivazioni dell'avversario. Ma questo è un discorso che va accompagnato con l'asterisco, perché la storia del calcio insegna che in taluni casi essere superiori non porta in dote i 3 punti in automatico. Serve piuttosto per esentare da eccessive responsabilità la squadra biancoceleste, accusata di essersi scansata sia allora sia oggi dall'attuale allenatore della Roma, che quello scudetto lo perse una settimana prima all'Olimpico contro la Sampdoria, facendosi sorpassare in modo definitivo dai nerazzurri. Sperare che la Lazio cancellasse le colpe dei giallorossi sarebbe stato pretestuoso e ingenuo. E infatti non avvenne.
A 9 anni di distanza quella partita fa ancora molto male ai tifosi della Roma (e allo stesso Ranieri, che lo è da sempre), ma non come l'incredibile crollo sotto i colpi di Cassano e Pazzini, il vero turning point di quella stagione che consegnerà, un mese dopo, il Triplete all'Inter.
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Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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