Ho cercato inutilmente nei giornali on line, oggi, la citazione di un passaggio cruciale del lungo intervento “a braccio” di Massimo Moratti in occasione dell’incontro con i partners commerciali dell’Inter. Tutti hanno sottolineato le sue parole per Stramaccioni, che erano a dir poco scontate, a meno di non credere alle bufale che stanno girando vorticosamente in rete in questi giorni seguiti alla “lezione” (sic!) del “maestro” Zeman (a proposito: sarà divertente assistere alla mutazione mediatica nei confronti del boemo quando, a fine mese, affronterà a Torino la Juventus…).

Ma Moratti non ha detto solo parole scontate di incoraggiamento agli investitori e alla squadra. Ha sottolineato con forza la nostra “diversità” anche di tipo morale. Copio e incollo la sbobinatura alla lettera (che rende l’idea del tipico eloquio del Nostro) tratta dal sito ufficiale dell’Inter: “Questo bene mi piace, cioè mi piace com'è. C'è la passione di tutti voi, o per chi è interista di voi, che è già qualcosa di meraviglioso, ma è una passione diretta a qualcosa che io considero differente da tutto il resto, che abbiamo cercato anche di rendere ancora più diverso e la grande soddisfazione, bellezza di tutto questo è che i tifosi, la gente, il pubblico l'abbiano sentito, seguito e amato per questa differenza, questo bene”.

Bene. Ma Massimo Moratti non si è fermato a una enunciazione di principio, peraltro bellissima e da me condivisa fino al cuore. Ha aggiunto un esempio concreto e formidabile di questa “differenza”. Eccolo: “La produzione di questa società  - continua il Presidente - è giocare a calcio, giocare bene e vincere. Questo rimane. Però, è un veicolo attraverso cui si può comunque, continuamente, credere e voler tenere davanti a noi dei valori interessanti, che non sono da santini, ma sono valori attraverso cui uno ha piacere ad avvicinarsi a una certa cosa. Quindi teniamo duro anche su quelli, che sono dei sacrifici, alcuni, perchè sono da testardi, tipo quello di fare fatica a metterci vicino a organizzazioni che reclamizzano il gioco. Questa è una cosa che molto sinceramente, rispettando tutti, a noi non è mai capitato di fare, anche se lo fanno le più grandi società, lo fa il Real Madrid, lo fa la Juventus, lo ha fatto il Milan, lo hanno fatto tutti. Quindi che cosa c'è di male? Nulla, però noi cerchiamo in tutto ciò di dire no, non è che vediamo il male, ma vedi qualche cosa che in fin dei conti non sposa esattamente il motivo per il quale, finchè ci siamo noi, finchè ci sono io, consideriamo l'Inter qualche cosa di diverso”.

Ecco, l’ha detta. Non vogliamo sulle maglie il marchio di un venditore di scommesse. Una frase forte, detta con mille attenzioni alla buona educazione, persino nei confronti di società che non esitano a offendere la memoria di Giacinto Facchetti. Bravo Presidente. Sei un imprenditore, e parlavi a imprenditori, nel loro linguaggio, raccontando di ben diverse scommesse, quelle basate sulla passione, sulla ricerca di nuovi mercati, di nuove opportunità per creare ricchezza. Non credo che Moratti sia una mammola, nessuno di noi è così ingenuo da pensarlo. Ma è stato bravo e coraggioso ad aver messo con forza un paletto importante di fronte allo strapotere – anche mediatico – delle aziende che in questo momento “tirano” di più, perché si cibano delle paure di povertà degli italiani. Il mercato delle scommesse (non solo on line) non è infatti solo fonte di possibile corruzione del calcio (come si è ben visto), ma è soprattutto un rischio molto elevato per le tasche di tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, convinti che la fortuna sia a portata di clic, o di grattata, o di scommesse del tutto sganciate perfino dal gusto sano della previsione dei risultati (la vecchia schedina del Totocalcio era tutta un’altra storia, ad esempio).

Un argomento scomodo, che avrebbe dovuto diventare un titolo di apertura sui quotidiani sportivi e un buon argomento di discussione sui giornali generalisti. E invece cito – scegliendo a caso – alcune frasi tratte dall’articolo di Tiziana Cairati su repubblica.it : “Nonostante la sconfitta contro la Roma per 3-1, l'armonia tra presidente e tecnico sembra resistere. Almeno per ora”.  E poco avanti: “La creatività in casa Inter non manca, in particolar modo quando si tratta di affari. Massimo Moratti, da un paio di anni molto attento ai costi del mercato a causa dell'imminente fair play finanziario, ha dato  -  qualche mese fa - il via libera all'ingresso nel pacchetto azionario del club a uomini d'affari cinesi”. E più avanti: “Intanto, Moratti - in apparenza ancora innamorato dell'Inter - non si rammarica per gli investimenti fatti: "Lo faccio da anni. Io ci credo, non soltanto dal punto di vista economico, credo che l'Inter sarà una società modello e questo oggetto di investimento mi piace". Sembra? Creatività? In apparenza? E allora penso: che strano, quando apro questo sito un pop-up mi spalanca ogni volta l’accesso a un Casino on line. Come dice Moratti: non c’è niente di male. Però…

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Sab 08 settembre 2012 alle 13:10
Autore: Franco Bomprezzi
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