Campioni d’Italia contro vice campioni d’Europa. Napoli-Inter è una partita esplosiva che i nerazzurri riescono a strappare grazie allo strapotere tecnico e caratteriale. Lo 0-3 del Maradona offre tanti spunti di riflessione e uno scossone alla Serie A. Lautaro e compagni non si nascondono e riacciuffano la vetta dopo una partita di cuore, sacrificio e gioco.

Inzaghi ripropone la squadra che ha pareggiato con la Juventus nell’ultimo turno di campionato. Mazzarri schiera il 4-3-3 con Elmas a centrocampo sul centro destra e il tridente titolare con il ritorno di Osimhen dal primo minuto. La gara è subito aperta e frizzante. Il gioco delle due squadre è fluido e entrambe riescono ad arrivare senza troppe difficoltà al limite dell’area di rigore avversaria per creare pericoli. Nel Napoli è la fascia destra quella più pericolosa e che produce più gioco, con Elmas e Di Lorenzo che si sovrappongono a Politano, portando via l’uomo e liberando il numero 21 per accentrarsi e tirare col mancino o scegliere il filtrante. Acerbi e Dimarco nei primi minuti non riescono a prendere le misure e spesso sono costretti a rincorrere. Poi l’infortunio di De Vrij e l’ingresso di Carlos Augusto da braccetto di sinistra, con Acerbi spostato in mezzo, in qualche modo sistema le cose e con il passare dei minuti l’Inter non soffre più da quella parte e riesce anche a ripartire con autorità grazie all’aiuto di Mkhitaryan e Calhanoglu che a turno si abbassano da quella parte a ricevere palla e offrire lo scambio o il cambio di gioco. Acerbi si francobolla a Osimhen e non si stacca fino al fischio finale. Il nigeriano, ancora non al top della condizione, resta sempre troppo statico e dunque pane per i denti del 15 interista. Carlos Augusto, piazzato in un ruolo che faceva anni fa al Monza con Stroppa in Serie B, riesce ad assorbire le sovrapposizioni di Elmas e Di Lorenzo grazie anche all’aiuto puntuale di Dimarco. 

Nell’altra fascia il gioco si sviluppa meno fluido da entrambe le parti. Dumfries e Darmian restano bloccati per non concedere metri a Kvaratskhelia. Il georgiano è guardato a vista dal 36 interista. Anguissa gioca più in mezzo a supporto di Lobotka, per creare la parità numerica con Calha e Mkhitaryan, e non si sovrappone spesso. Le incursioni di Natan non sono puntuali e pericolose come quelle del capitano del Napoli dall’altra parte. In più Barella, su dettame di Inzaghi, gioca più a ridosso delle due punte rispetto al solito e con loro a turno fuori per creare gioco, riempie anche l’area di rigore. È probabilmente la sua posizione, spesso inusuale, la chiave per aprire il match. Spesso l’Inter in fase di attacco si dispone con un 3-4-1-2 con il 23 molto alto e centrale, libero di inventare e di prendere lo spazio libero in mezzo alle spalle di Lobotka, impegnato a seguire Calhanoglu. Thuram e Lautaro fanno un gran lavoro e si abbassano a turno per offrire spunti tecnici, allentare la pressione e far salire la squadra. Soprattutto il numero 9 francese non da punti di riferimento ai due centrali del Napoli che devono chiamarsi l’uomo per provare a marcarlo a turno. Proprio la posizione “fastidiosa” di Thuram, libero di spaziare e agire anche tra le linee, crea apprensione a tutto il reparto difensivo della squadra allenata da Walter Mazzarri. La partita finisce con una chiara vittoria dei vice campioni d’Europa, che alzano la voce e si siedono in prima fila nello spettacolo della Serie A.

Riccardo Despali

Sezione: Angolo tattico / Data: Lun 04 dicembre 2023 alle 11:45
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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