A meno di due giorni dalla fine di un calciomercato che nelle ultime ore ha visto approdare in nerazzurro Christian Eriksen (il danese parte dalla panchina), l’Inter ospita la Fiorentina, nella gara valida per l’accesso alla semifinale di Coppa Italia. Antonio Conte sceglie a sorpresa il 3-4-1-2, con Sanchez alle spalle di Lukaku e Lautaro. Barella-Vecino in mediana, Ranocchia al centro della difesa, Candreva e Young sugli esterni. Sponda viola, Iachini conferma il 3-5-2: Badelj ritrovo posto in cabina di regia, affiancato da Benassi e Pulgar. Lirola-Dalbert i ‘quinti’, Vlahovic preferito a Cutrone in attacco (in coppia con Chiesa).
PRIMO TEMPO - L’approccio al match di entrambe le squadre è tanto intenso quanto caratterizzato da diversi errori tecnici. Con il confronto tra i due schieramenti tattici destinato a dar vita a numerosi duelli e scontri fisici in ogni zona del campo. Le verticalizzazioni dei padroni di casa impattano sulla densità centrale avversaria, mentre le ripartenze ospiti vengono ‘quasi’ sempre interrotte dall’aggressività di difensori e centrocampisti nerazzurri. La Fiorentina ‘osserva’ il giro palla iniziale della squadra di Conte, con i due attaccanti in zona Vecino e Barella e le due mezzali pronte ad uscire sul primo sviluppo esterno dalle parti di Candreva o Young. L’Inter avanza e prova ad appoggiarsi sul lavoro delle due punte, mentre gli uomini di Iachini si compattano a protezione della propria metà campo, chiudendo gli spazi e scalando sull’avversario di riferimento. Emergono gli 1vs1 tra esterni e il duello continuo tra Badelj e Sanchez, con il croato incollato al cileno (in difficoltà nel dialogare con Lautaro e Lukaku, controllati a loro volta da vicino dai tre centrali in maglia rossa). Vecino e, soprattutto, Barella garantiscono corsa e sostegno in mezzo al campo, recuperi e supporto all’azione offensiva, ma di pericoli dalle parti di Terraciano se ne vedono pochi. Dall’altra parte, però, i padroni di casa annullano, interrompendolo sul nascere, qualsiasi tentativo di ripartenza ospite. E anche sulla costruzione dal basso dei gigliati, si mostrano compatti, aggressivi e capaci di riguadagnare velocemente il possesso della sfera. Con Sanchez a pareggiare la pressione di Lukaku e Lautaro sui tre difensori avversari, ‘abbandonando’ Badelj, l’intera squadra scala in avanti, costringendo la formazione viola a giocate il più delle volte forzate. L’Inter, minuto dopo minuto, alza il baricentro, guadagnando terreno e fiducia, contro una Fiorentina sempre più rintanata a ridosso della propria area di rigore. Cambi di gioco utili a smuovere le linee, cross e giocate ‘coraggiose’ nello stretto descrivono la crescita dei padroni di casa all’interno dei primi 45’, sotto la guida di un Barella protagonista in entrambe le fasi di gioco e presente in ogni zona di campo. Il gol di Candreva, a completamento di un’azione insistita e caparbia, ma anche riempita da molta qualità, premia gli uomini di Conte, che raggiungono gli spogliatoi meritatamente in vantaggio.
SECONDO TEMPO - Al rientro dall’intervallo, i padroni di casa cavalcano l’inerzia del gol segnato, disimpegnandosi in trame più fluide e guadagnandosi spazi fino a quel momento rimasti chiusi. Le verticalizzazioni immediate - di Barella, degli esterni o del terzetto difensivo - trovano maggior mobilità e reattività nel lavoro delle due punte e di Sanchez, bravo ad ‘abbandonare’ la posizione di trequartista (e la marcatura di Badelj), allargando le maglie della difesa viola. Partendo dal basso, con la densità avversaria per vie centrali ad attendere all’interno della propria metà campo, o aggredendo in avanti sui tentativi di ripartenza ospite, l’Inter si avvicina pericolosamente alla porta difesa da Dragowski. Lo sviluppo iniziale della manovra cresce in qualità, nella trasmissione come nella ricezione, sorprendendo una Fiorentina compatta. Con Chiesa e Vlahovic preoccupati di chiudere le linee di passaggio per i mediani nerazzurri, Pulgar e Benassi escono sulle giocate in ampiezza per Young o Candreva (mentre i ‘quinti’ rimangono arretrati). Ma gli uomini di Conte, sfruttando gli spostamenti di Barella in cabina di regia e di Vecino in avanti, trovano tempi e modi giusti per appoggiarsi sulle punte e accompagnare l’azione. Alzando il baricentro. Il numero 23 trascina anche la fase di non possesso, con la riconquista della sfera utile a disegnare transizioni pericolose, ripartenze rapide contro una Fiorentina più sbilanciata. La squadra guidata da Iachini, però, trova ‘quasi’ inaspettatamente il gol del pareggio, firmato Caceres sugli sviluppi di un corner (a pochi minuti dall’ingresso di Cutrone per Badelj e il passaggio al 3-4-2-1). I pericoli ospiti arrivano attraverso la ricerca del lato debole sulla pressione nerazzurra in zona palla, sfruttando la parità numerica tra i propri attaccanti e il terzetto difensivo di casa. Ma l’Inter, trovando anche maggiori spazi per vie centrali, riprende immediatamente in mano il pallino del gioco. E, un istante dopo l’ingresso di Eriksen per Sanchez - e il passaggio al consueto 3-5-2 - si riporta in vantaggio. La collaborazione verticale sulla destra tra esterno, punta e mezzala porta al cross di Vecino, ribattuto dalla difesa gigliata e trasformato nel 2-1 dalla prodezza di Barella, bravo a raggiungere e impattare perfettamente la sfera dalla nuova posizione di regista. Nell’ultimo quarto di gara si assiste ai primi dialoghi tra Eriksen e compagni, con i nerazzurri in completa gestione del match, con il modulo a loro più congeniale e ‘abbandonato’ da Conte soltanto per la ‘coperta corta’. C’è spazio anche per Moses (fuori Candreva), ma non per altre grandi occasioni. Sottil e Ghezzal, entrati al posto di Chiesa e Lirola non cambiano la Fiorentina, lontana dal creare apprensioni dalle parti di Handanovic. Sebastiano Esposito chiude la girandola di cambi (fuori Lukaku) e la Beneamata accede meritatamente alla semifinale di Coppa Italia.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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