Nei giorni in cui ricorrono i 100 anni dalla nascita di Peppino Prisico, il figlio Luigi racconta il rapporto con il padre a La Gazzetta dello Sport. Non si può non partire dalla fede interista: "Destino scritto prima ancora che nascessi. E del resto Peppino non avrebbe potuto reggere a un mio eventuale tradimento. Peppino? Sì, non l’ho mai chiamato papà".

E perché mai?
"Un vezzo di bambino diventato poi abitudine. Ma una volta appurato che la mia fede calcistica era quella giusta, papà era già appagato".

Primo ricordo interista?
"Lui che torna da Vienna dopo il 3-1 sul Real che ci diede la prima Coppa dei Campioni... Mi raccontò della involontaria gaffe fatta col famoso radiotelecronista Nicolò Carosio. Credendo di fargli un piacere andò nella postazione Rai, a dirgli che Giuliano Sarti, il portiere titolare, si era chiamato fuori causa stress e quindi avrebbe giocato il suo vice, Bugatti. Senonché Sarti ci ripensò e giocò ma papà non riuscì più ad avvertire il giornalista che per l’intero primo tempo battezzò Bugatti tra i pali. Alla fine Carosio si scagliò contro papà credendo a un tiro maligno...".

I suoi giocatori preferiti?
"Meazza numero uno. Dopo di che tutti quelli di classe, ma amava pure i gregari. E quindi anzitutto Antonio Valentin Angelillo. E di quegli anni ecco Corso e Suarez, Mazzola e Milani. Ne abbiamo avuti tanti di fuoriclasse, per fortuna, all’Inter. Ha ammirato Wilkes, impazziva per Beccalossi, Ronaldo e Recoba. Ma pure per Marini e avrebbe un debole per Barella".

Fu decisivo nel passaggio del club da Pellegrini a Moratti.
"Sì, sbloccò una fase di incomprensioni che stava portando il club alla cordata Viganò".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 11 dicembre 2021 alle 09:28
Autore: Stefano Bertocchi
vedi letture
Print