Christian Eriksen potrà tornare a giocare? Dopo la grande paura, adesso la discussione si sposta sul futuro calcistico del campione danese. E oggi la Gazzetta dello Sport ha raccolto alcuni illustri pareri in merito, che analizzano tutti i possibili scenari. "La miocardite altro non è che un’infiammazione al cuore – spiega il professor Bruno Carù, il cardiologo che operò Nwankwo Kanu -. Può essere batterica o di origine virale e può arrivare a comportare un arresto cardiaco, proprio come successo a Christian. Questa seconda sarebbe un’ipotesi ancor migliore, se ragioniamo sull’Eriksen calciatore. Perché il virus, nello stesso modo in cui è comparso, poi scompare e non lascia tracce: si guarisce a tutti gli effetti, come accade con altre semplici malattie. La miocardite di origine batterica è leggermente più complicata, perché qui il germe che colpisce rischia invece di alterare in qualche modo le strutture del cuore". Un doppio scenario diverso, ma che non comprometterebbe la carriera di Eriksen.

Poi c'è l'opzione dell'ereditarietà, e dunque congenita, finora mai venuta alla luce. La sindrome di Brugada? Ancora Carù: "Nella maggior parte dei casi il primo sintomo porta a una morte improvvisa. È difficile da scoprire, è un’alterazione molto variabile che si trova con un banale elettrocardiogramma. Ma non sempre: a me è capitato di avere pazienti con la malattia rilevabile al mattino, ma non al pomeriggio. La cura possibile? Serve impiantare un defibrillatore automatico nel cuore, sottocute. Tornare a fare uno sport di contatto a quel punto è eventualità da escludere, perché il defibrillatore può rompersi in caso di urto violento".

La terza ipotesi conduce al "nodo al seno". "Nel nostro cuore tutti noi abbiamo una specie di impianto elettrico, immaginiamolo come fosse un normale appartamento con i fili della luce che distribuiscono la corrente - illustra ancora Carù -. L’impianto ha una “stazione” che si chiama appunto nodo del seno. A volte può capitare che la stazione si ammali, o nel caso delle persone più anziane semplicemente si deteriori". Anche in questo caso, addio calcio.

Più difficile, invece, pensare a un coagulo del sangue. Ad ogni modo, non sarà necessario un tempo lungo per stabilire la causa precisa del collasso. "Di solito bastano 8-10 giorni. Poi non significa che gli esami per Eriksen finiranno: ci sarà bisogno, comunque vada, di indagini successive", chiude Carù.

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Sezione: Rassegna / Data: Mer 16 giugno 2021 alle 08:49 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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