Intervistato da Tuttosport, il professor Roberto Burioni ha parlato ampiamente della possibilità eventuale di riprendere l'attività agonistica in Italia in relazione alla pandemia.

Siamo ancora nella cosiddetta “fase 1”, questa. Ma si parla già molto anche della “fase 2”, che potrebbe cominciare nella seconda metà di maggio. Lo stesso capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha affrontato la questione nelle ultime ore. Sono ipotesi realistiche, secondo lei? O è ancora tutto troppo tremendamente prematuro?  
"Indicare una data adesso per la “fase 2” non ha molto significato, perché in questo momento, chiaramente, dobbiamo aspettare che i numeri comincino a calare. Però io penso che a un certo punto potremo riprendere pian piano: ma non tutti insieme, certamente. Perché gli anziani, per esempio, che sono molto più in pericolo, dovranno rimanere in casa. E non potremo riprendere subito tutto come prima. Certamente dovremo adottare alcune precauzioni, come l’uso delle mascherine. Dovremo prepararci a convivere con questo virus".  

La Uefa e le varie Leghe nazionali, compresa quella di serie A, stanno cercando da tempo di pianificare un ritorno agli allenamenti e alle partite tra maggio e giugno.  
"Non sto più seguendo nei dettagli cosa stia succedendo nel mondo del calcio, però è bene dire a tutti che in questo momento ci sono argomenti ben più... pressanti. E lo dico io per primo a me stesso, che per l’appunto sono un grande appassionato e che tifo per una squadra come la Lazio che stava anche disputando un campionato molto bello". 

Ritentiamo: fine maggio, giugno? Utopia, speranza o irresponsabilità?  
"Purtroppo mi trovo in grande difficoltà a fare una previsione. Io penso che in questo momento sia indispensabile attendere ancora qualche settimana prima di progettare una possibile ripresa del calcio e di tutti gli altri sport. Prima, dovremo vedere cosa accadrà quando ricominceremo a uscire di casa. E anche che cosa accadrà con l’arrivo dell’estate. Temo però che fino a quando non avremo qualcosa di risolutivo contro questo virus sarà molto difficile rimettere dentro a uno stadio alcune decine di migliaia di persone: tutte insieme, tutte vicine, che si abbracciano quando la loro squadra segna. Temo che per un po’ di tempo dovremo vivere questa nostra bellissima passione in un modo un po’ diverso. Sarà un sacrificio che dovremo fare. Ma sono anche sicuro che poi un giorno torneremo a godere del calcio e di tutti gli altri sport, così come ne abbiamo goduto fino a oggi. O meglio: fino a ieri". 

L’ipotesi più realistica, dunque, ci porta a immaginare che un giorno il calcio riprenderà con partite a porte chiuse. E magari soltanto in alcune città: quelle che si saranno liberate prima e meglio del contagio.  
"Ma io credo che sia veramente prematuro parlarne. Siamo ancora soltanto all’inizio della fine dell’incubo. Aspettiamo almeno un altro paio di settimane per essere sicuri che l’incubo stia davvero finendo. Perché in questo momento è davvero impensabile poter giocare una partita: non solo per il pubblico, ma anche pensando a rimettere assieme già soltanto i giocatori e i tecnici. Aspettiamo ancora qualche settimana e poi magari potremo realmente cominciare a progettare un modo per poter vivere questa nostra passione in piena sicurezza. Perché in questo momento la priorità deve essere quella della salute".  

Sezione: Rassegna / Data: Sab 04 aprile 2020 alle 10:54 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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