Josè Mourinho, che vinca trofei o che si lasci andare alle sue proverbiali dichiarazioni, fa sempre storia. Il sito internet de La Gazzetta dello Sport ha pubblicato un articolo nel quale sono raccolti tutti i bersagli dello Special One, dal Porto al Barcellona, da Wenger a Messi, fino a quelli italiani, ovvero Ranieri, Ancelotti, Spalletti,  lo scorso marzo. L’uragano Mourinho non ha risparmiato nessuno, a partire da quel raffronto tra Porto e Palermo, chiaro parallelismo tra la mafia palermitana e quella di Oporto, laddove Mou ricevette minacce di morte a seguito della firma col Chelsea, in tal caso dichiarò: "Se ho bisogno di quattro o cinque guardie del corpo per la trasferta contro il Porto? Direi di sì. Se ti rechi a Palermo ne avresti bisogno". Mourinho si scusò poi con gli indignati palermitani.

Altro obiettivo del portoghese fu il Barcellona, ripreso in due occasioni, nel 2005 (dopo la gara degli Ottavi Chelsea-Barcellona 4-2) e nel 2006, quando una simulazione di Messi fece si che Del Horno, terzino dei Blues, venisse espulso. Lo Special One, nel primo caso, dichiarò: "Quando ho visto Rijkaard entrare nello spogliatoio dell'arbitro tra il primo e il secondo tempo, non ci potevo credere. Quando è stato espulso Drogba non sono rimasto sorpreso". L'arbitro è Frisk, che dopo le accuse di Mourinho ricevette minacce di morte e si ritirò. Volker Roth, capo degli arbitri Uefa, definì Mourinho un nemico del calcio e lo squalificò due giornate. Nel secondo caso, su Messi, disse: “Barcellona è un grande centro culturale con grandi teatri e questo ragazzo - riferito a Messi, accusato di aver fatto espellere Del Horno - ha imparato proprio bene. Ha imparato a recitare mentre gioca".

Ancora più piccata fu la polemica con Wenger; tutto questo perché Mou venne multato 75 mila sterline per aver incontrato Ashley Cole, violando le regole della Premier. Sul tecnico francese dichiarò: "Wenger ha un vero problema con noi e credo che lui sia quello che in Inghilterra si chiama voyeur. Gli piace guardare. Ci sono ragazzi che quando sono a casa hanno un grosso telescopio per spiare nelle case degli altri. Wenger deve essere uno di questi. Ed è una malattia".

Ma è in Italia che Mourinho ha dato spettacolo; già il "Il non sono un pirla" della prima conferenza stampa spopolò. La prima polemica fu con Ranieri, ai tempi allenatore della Juventus. Mou lo definì cosi: “Un settantenne troppo vecchio per cambiare, in Inghilterra prima di dire good afternoon ci ha messo cinque anni”. Poi sul direttore sportivo del Catania Lo Monaco: "Conosco il Bayern Monaco, il gran Premio di Monaco, il Principato di Monaco, ma non conosco Lo Monaco". Altre controversie con Mario Beretta, all’epoca allenatore del Lecce, definito senza personalità e chiamato Barnetta e con Sconcerti, definito amico di Mancini. Sconcerti accusò il portoghese di aver dichiarato che la sua Inter fosse migliore di quella del Mancio. Si è arrivati poi alle parole di venerdì scorso nei confronti di Juve, Roma e Napoli.

Non c’è che dire Mourinho ha fatto una grande collezione di controversie sempre nel bene della sua squadra, tenendo anche fede a quell’aura da cattivone che ormai si è costruito grazie ad una stampa che sguazza nelle sue dichiarazioni. D’altronde fu lo stesso Mourinho a dire: “Se io smetto di parlare, voi non scrivete nulla”.

Sezione: News / Data: Lun 22 febbraio 2010 alle 18:45 / Fonte: La Gazzetta dello Sport
Autore: Alberto Casavecchia
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