Sport ed educazione dei più giovani. Su questo tema è intervenuto alla Gazzetta dello Sport Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell’Inter. "Possiamo qualificarci come un’agenzia educativa, come può essere la scuola, e quindi preferiamo, attraverso il dialogo, non imporre ma proporre strumenti di crescita ai ragazzi. Quando sorgono problemi, abbiamo uno staff specializzato di mediatori del conflitto che organizzano incontri singoli o di gruppo, a seconda dei casi. La responsabilità principale riguarda la cinquantina di ragazzi che abitano presso le strutture del club, anche perché rimangono lontano per molto tempo dalle loro famiglie: a loro è rivolta soprattutto l’opera dei mediatori, anche se poi lo staff è sempre a disposizione di tutti i nostri giovani, che vivono un’età di passaggio sempre molto delicata".

Come spiega la rosea, tante sono le iniziative organizzate per stimolare attenzione e partecipazione dei ragazzi attorno a temi anche non attinenti al calcio e allo sport in generale, come l’integrazione, il rispetto dell’altro, la disabilità​. "L’anno passato c’è stato un incontro con i ragazzi detenuti al carcere minorile Beccaria di Milano, si è poi organizzata una partita con i giovani dell’Ospedale Niguarda, che soffrono di disabilità fisiche - si legge -. Esperienze che hanno certamente depositato più di qualcosa nell’anima dei ragazzi di Interello. Anche per quel che riguarda la gestione dei social network, non ci sono imposizioni o diktat specifici, se non quelli legati alla sfera tecnica, che coinvolge direttamente la società Inter. Chiaro come venga ricordato a tutti i ragazzi del settore giovanile, l’onore e l’onere di indossare una maglia tanto prestigiosa e la responsabilità di rappresentare in Italia e nel Mondo, l’Inter". ​


 

Sezione: News / Data: Mer 15 ottobre 2014 alle 12:40 / Fonte: Gazzetta dello Sport - Milano
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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