Ma quanto è bravo Massimo, ma quant'è bello Massimo, ma quant'è buono Massimo. Adesso sono tutti lì, te li ritrovi tutti lì a tessere le lodi del quasi ex presidente nerazzurro (a meno di una continuità ancora da decifrare). Ora che il sipario sta calando sulla gestione univoca di Moratti, l'Italia intera sembra essersi ricordata delle qualità di questo che, piaccia o non piaccia, ha scritto pagine storiche per il calcio italiano.

Diciotto lunghi anni in cui, tra battutine alle spalle e sorrisi di facciata, in tantissimi hanno deriso e spernacchiato il lavoro suo e della sua famiglia. Canzoncine, barzellette, editoriali e trasmissioni tv: chi lo detestava o chi – alla meglio – lo giudicava un inetto rappresentava la maggioranza. Anche tra i tifosi interisti. Il ricco scemo, quello che spende e non vince, colui che ha ricoperto l'Inter di vergogna tra passaporti falsi, derby dello 0-6 e i petardi (che poi era un fumogeno) su Dida.

Poi, d'incanto, la svolta. Adesso sono lì in fila, tutti quanti, a dare pacche, a porgere la mano, a essere dispiaciuti, ad asserire che “un'Inter senza Moratti non si può”. Curiosa l'Italia, Paese incomprensibile per chi italiano non è. Ma chi vive le questioni da dentro, non si stupisce di nulla. Voltagabbana come se piovesse, ruffiani in serie, opportunisti col biglietto come dal macellaio: il Belpaese è questo qui. Armiamoci e partite. Ma il giochino lo conosciamo bene: è quello di adulare chi va per denigrare chi arriva.

Di errori, Massimo Moratti, ne ha commessi. Nemmeno pochi, lui stesso spesso ce lo rammenta. La differenza viene tracciata da coloro che, con astuzia e malizia (e col portafoglio gonfio), hanno saputo negli anni sminuire quelli degli altri e ingigantire i suoi. Perché per ogni Vampeta c'è un Blanchard, per ogni Hakan Sukur c'è un Kluivert. E mi fermo all'aspetto tecnico.

Non starò qui a parlarvi delle coppe e degli scudetti, del Triplete e del Mondiale. E' storia, purtroppo per voi. Sappiate che esiste il Maalox. Il Moratti che voi non avrete mai è quello di Inter Campus, quello di Emergency. Quello che con il suo essere ha dato lustro e vero stile all'Inter e ai suoi tifosi. Trasformando un club di football in qualcosa di superiore. Coppe e campionati si possono vincere e qualcuno sa che si possono pure comprare. Ma la classe, no. Quella decisamente no. E adesso tornate a parlare e a scrivere di quanto è bravo e di quant'è bello. Tana.

Sezione: La Rubrica / Data: Gio 17 ottobre 2013 alle 00:30
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print