''Esitare va benissimo, se poi fai quello che devi fare''. Così scriveva Bertolt Brecht ne “L'anima buona di Sezuan”. A questo punto, per i ''nostri'' è un auspicio.

Nel frattempo a Firenze c'è chi prende Matri e Anderson. Per il momento a zero, poi a giugno si valuterà il riscatto. Ma intanto sono lì, a disposizione di Montella, che rincorre il terzo posto senza aspettare il 31 di gennaio perdendo punti preziosi durante l'intero mese. Come dite? La Fiorentina ha fatto cassa con Jovetic? Vero. Ed è un'aggravante in ottica Inter, perché in questi anni il club nerazzurro come e più di Jovetic da vendere (e stravendere) ne avrebbe avuti tanti.

Insomma, per una volta il polemicone ce l'ha appunto con i ''nostri'', quelli che per qualche arbitro sono i ''voi dell'Inter'' (Giacomelli dixit). Ma non scopro nulla: è stato lo stesso Moratti, a più riprese, ad ammettere gli errori gestionali di questi anni post-Triplete. La sbornia è costata cara e adesso se ne paga lo scotto. Un prezzo altissimo, visti i conti in rosso e il valore medio della rosa attuale, tra giovani acerbi, vecchi eroi logori e pochi spunti interessanti su cui lavorare. Anche per questo, il progetto-Thohir del ''prima vendere e poi comprare'' non è in discussione semplicemente perché è l'unico possibile.

Ma c'è un dubbio. Se finora la dirigenza – e in particolare chi ha curato il mercato – ha potuto contare su un budget alto e talvolta illimitato, adesso bisognerà fare di necessità virtù. Anzi, sono già un paio d'anni che di soldi se ne vedon pochi e quei pochi sono stati quasi tutti utilizzati male (i 18 milioni totali per Pereira-Silvestre gridano ancora vendetta). E allora mi viene in mente un quesito: sarà che, come succede per gli allenatori, esistono dirigenti ottimi a gestire un ampio patrimonio, ma inadeguati a carpire risultati con pochi danari? Della serie: Trapattoni vince scudetti con Juve e Inter, ma viene esonerato dal Cagliari.

Si sa: disquisire di calciomercato è complicatissimo, perché ci sono mille sfaccettature, per lo più ignote e chiare solo ai pochi protagonisti. Ma per una volta consentitemi di fare (nemmeno tanto, in fondo) il tifoso. Qui ci troviamo dinanzi una Fiorentina che riesce a portare a casa giocatori in giro per l'Europa o esuberi di big italiane senza il minimo sforzo. Soprattutto, con tanta inventiva e competenza. Anderson e Matri (che non può essere quello visto al Milan e che a Mazzarri – checché se ne dica – avrebbe fatto un gran comodo), ma anche Borja Valero, Gonzalo Rodriguez, Aquilani, Pizarro. Senza citare la scommessa vinta in parte su Pepito Rossi. Dall'altra parte vediamo Branca e Ausilio che s'accartocciano per prendere Danilo D'Ambrosio, che giura di volere solo l'Inter ed è in scadenza col Torino. Trattativa estenuante, infinita. E così Mazzarri da un lato non ha l'esterno voluto e cercato, dall'altro non può contare su Pereira e Wallace già con le valigie. Risultato: fuori dalla Tim Cup per mancanza di gente fresca e già 5 punti persi in campionato dopo le prime due giornate del 2014. Tipico esempio di come errori sulla scrivania si concretizzino con conseguenze pessime sul campo.

Volendo finanche tralasciare l'aspetto della fantasia per andare a pescare nomi utili all'estero, va detto che anche Italia-Italia le cose non vanno meglio. Anzi. Quasi nessun canale preferenziale, se non con Capozucca (prima al Genoa, ora al Livorno). Per il resto, mai sentito di un club che dia precedenza ai nerazzurri. Di Cairo e il Torino abbiamo detto (impuntati sulla metà di Botta, dicitur). Ma vogliamo tornare su Schelotto-Livaja con l'Atalanta? Senza parlare dell'Udinese, del Napoli e di tutte le altre con cui in questi anni si è provato invano a concludere trattative interessanti. Nessuno ti regala nulla, facciamocela qualche domanda. Sarà che l'Inter per sua natura viene emarginata nei confini nazionali, ma è evidente la scarsa propensione nell'instaurare legami diplomatici con altri club dello stesso Paese. E questo, alla lunga, si trasforma in un handicap.

E poi non si vende mai a buon prezzo. L'ultima cessione ben fatta – e vado a memoria perché non mi va farmi del male googlando o sfogliando agende e appunti – è quella di Balotelli al City. Poi, solo toppe e addii affrettati. Primo fra tutti, lo Sneijder svenduto al Galatasaray. Certo, l'olandese ci ha messo del suo, ma a quella situazione col vicolo cieco proprio non si doveva arrivare: comunque la vuoi girare, la responsabilità è tua e e te la prendi sana.

Allora che ci si adoperi per porre rimedio. E occhio a non veder trasformata quell'esitazione da auspicio a ultimo avviso. Mutando la firma da Brecht a Thohir.

Sezione: La Rubrica / Data: Gio 16 gennaio 2014 alle 00:30
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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