Enrico Bertolino è un comico di grande successo e un accanito tifoso interista. Nella rubrica Face to Face per FcInterNews ci ha raccontato da dove nasce il suo interismo, come vede l'Inter di Mazzarri, fino alla trattativa tra Moratti e Thohir (senza scordare il regalo della 3 di Facchetti al cestista Iverson). Ecco le sue parole:

Da dove nasce la passione per l'Inter?
"E' una eredità familiare, siamo interisti da 8 generazioni, tutto qui. Appena posso vado allo stadio, da giovane nei posti popolari, ora più vicino al campo. Poi sono stato anche in campo per giocare il Derby del Cuore. Mi manca solo di sedermi in panchina da allenatore...".

Moratti cede la maggioranza a Thohir. Che idea si è fatto di questa svolta epocale?
"Da una parte c'è il ragionamento fatto col cuore, dall'altra quello del bilancio. Io sono legato ovviamente alla parte romantica, ma penso ci fosse la necessità di portare a termine un affare del genere, per ragioni di bilancio".

Le piace l'Inter di Mazzarri?
"Con il materiale umano a diposizione sto vedendo cose ottime. Poi, visto che si parla di azienda, ha rivalutato il capitale, con Jonathan e Alvarez che hanno maggiore valore di mercato, oltre che tecnico. Con la squadra che ha però giusto non farsi illusioni, come quella di vincere lo scudetto".

I top e flop dell'era Moratti?
"Io non giudico negativamente, anche perché sono un giocatore mediocre (ride ndr). Mi hanno entusiasmato in tanti. Il mio modello era Facchetti e passeranno anni prima che qualcuno lo raggiunga, ammeso che rinasca qualcuno così. Thohir ha regalato ad Iverson la 3, una maglia da bacheca. Altri che mi sono piaciuti, non al livello, sono Milito, a cui dobbiamo molti degli ultimi successi, e Djorkaeff, che aveva fatto quella rovesciata contro la Roma, finita sugli abbonamenti. Mi piacciono i giocatori alla Zamorano, che danno tutto in campo".

Thohir ha regalato la 3 di Facchetti ad Iverson, una gaffe?
"Lo ha fatto in buona fede. La figura di Facchetti è inimitabile, appena si vede il suo 3 si pensa a lui. Ci sono stati grandissimi numeri 10, ma non hanno lasciato il segno come il 3 di Fachetti. E' una figura trasversale e indiscutibile, anche se qualcuno ha cercato di infangare la sua memoria, ma poi si è visto di che persone si trattava. E' un po' come Peppino Prisco, unico". 

Sezione: La Rubrica / Data: Ven 01 novembre 2013 alle 00:30
Autore: Luca Pessina / Twitter: @LucaPess90
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