Per diverso tempo in passato è stata una voce divenuta progressivamente sempre più insistente nei corridoi degli uffici che contano all’interno della pallacanestro europea, che si sgonfiava e si rigonfiava a seconda dei periodi storici. Ma adesso, in questo 2025 che sta per andare in archivio, quelli che sembravano solo spifferi hanno assunto una consistenza tale da diventare prossimamente una realtà compiuta. Tante dichiarazioni, tanti incontri tra le parti in causa, poi a inizio ottobre il Mundo Deportivo dà notizia di un meeting previsto in quel di Ginevra con al tavolo i vertici di NBA, FIBA ed Eurolega, con i due principali club spagnoli, Barcellona e Real Madrid, a guidare un po’ le fila dimostrandosi ancora una volta molto attive nel fiutare occasioni che possano rompere l’establishment sportivo costituito.

Lo zenit è arrivato nella serata di ieri, prima con la conference call ‘urbi et orbi’ che Mark Tatum, vicecommissioner della NBA, ha realizzato con una sessantina di testate internazionali per dare il grande annuncio confermato poi dal suo capo, Adam Silver, il numero uno della massima lega mondiale di pallacanestro, ai microfoni di Sports Illustrated: la NBA è pronta a lanciare la sua lega europea, in concerto con la FIBA, auspicando la prima palla a due nel 2027 sempre previo placet da parte della Federazione mondiale e della stessa NBA. Il progetto il cui prototipo è stato lanciato nel 2021 in Africa con la nascita della BAL, la Basketball Africa League, sarà quindi proposto, ovviamente con un’eco in ambito sportivo, con tutto il rispetto, decisamente maggiore, anche nel Vecchio Continente, culmine della globalizzazione sportiva del brand del basket a stelle e strisce dopo aver ampiamente completato da tempo quella economica.  

Sì, ma che torneo sarà questa NBA Europe, peraltro già osannata da alcuni e criticata da altri? La bozza della struttura la fornisce lo stesso Tatum andando nel dettaglio: “Il piano iniziale è di avere squadre permanenti in 10-12 città, principalmente in Regno Unito, Spagna, Italia, Francia e Germania. Forse in Turchia. Forse in Grecia. Pensiamo ad un mix di squadre già esistenti, squadre nuove e squadre di calcio che vogliono investire anche nel basket. Oltre alle squadre permanenti, in questa fase iniziale ci saranno 4 slot che verranno assegnati annualmente, in modo trasparente, sulla base del merito sportivo. Speriamo in 7-10 anni di poter raddoppiare il numero di squadre fisse in modo da poter coinvolgere anche altri paesi”.

Nell’elenco proposto da Tatum, che sicuramente farà storcere il naso agli amanti del basket se non altro per il ‘peccato originale’ legato all’assenza iniziale di uno dei centri di gravità della palla a spicchi continentale come la Serbia e i Paesi della ex Jugoslavia in generale (ed è ancora prematuro pronunciarsi sul destino dei club russi), è presente secondo i primi rumors, lanciati in particolare dal sito RealOlimpiaMilano, l’idea di concedere anche uno slot ad una squadra israeliana ma anche e soprattutto la volontà di avere due poli in Italia: Roma, che dopo i fasti degli anni ’80 e qualche lampo successivo ha perso da tanto tempo una realtà cestistica di vertice, e soprattutto Milano, casa dell’Olimpia, uno dei club più rinomati e ricchi di blasone del panorama continentale.

E quel pezzo del discorso fatto da Tatum allorché ha annunciato l’apertura al progetto anche da parte di “club calcistici che vogliono investire anche nel basket” porta inevitabilmente a far drizzare le antenne non solo ai munifici proprietari di Manchester City e Paris Saint-Germain in prima fila per sbarcare in questo nuovo porto, ma anche a chi in Italia e a Milano è già presente in ambito sportivo: Redbird e Oaktree, i gruppi statunitensi proprietari di Milan e Inter, entrambi made in USA, secondo le indiscrezioni sono pronti a entrare nel gioco. I primi passi li ha mossi Gerry Cardinale ma anche il fondo proprietario dell’Inter guarda di buon occhio a questo importante progetto futuro.

Come potrebbero lanciarsi in questa nuova avventura? Può sembrare ancora presto per parlarne ma la NBA palesa anche una certa premura al punto da volere decisioni già nelle prossime settimane. Una nuova franchigia ad hoc? Ipotesi oggettivamente poco praticabile per ovvi motivi, primo fra tutti il fatto che le squadre che parteciperanno alla nuova competizione giocheranno anche i campionati nazionali e mettere dal nulla una concorrente della storica Olimpia sarebbe alquanto inopportuno, specie se marchiata col nome di una delle due squadre il che comporterebbe giocoforza il tagliere fuori almeno metà del potenziale pubblico di appassionati.

Allora, la via maestra sembra quella del mettersi a un tavolo in tre e studiare un tipo di partnership con il club di proprietà del Gruppo Armani, che dopo la scomparsa di Re Giorgio che tanto ha fatto e tanto ha vinto per e con le Scarpette Rosse potrebbe essere anche ben disposto ad accettare nuovi partner pronti a dare una mano per questo progetto. Che al di là di quelli che possono essere gli effetti a cascata per Milan e Inter, forse relativi ma forse no, può sicuramente rappresentare un volano non da poco per rilanciare l’immagine non solo delle due proprietà ma anche della Milano sportiva. Attraverso l’ingresso in NBA Europe, sia Redbird che Oaktree possono avere l’opportunità di lasciare una sorta di legacy al patrimonio sportivo milanese: a livello di immagine, come detto, in primo luogo, visto che una collaborazione fatta in armonia ed equità nell’interesse di una città aiuterebbe non poco a rimettere sotto una nuova luce proprietà spesso criticate per i loro modi operativi.

Ma sarebbe sul piano di quelle che sono le infrastrutture, magari agganciando al discorso del nuovo stadio ormai sulla rampa di lancio la creazione di una nuova, supermoderna arena indoor che a Milano città manca da 40 anni, quando il palazzone di fianco allo stadio di San Siro crollò sotto il peso della neve e della negligenza, che possa rispondere agli standard chiesti dalla NBA più di quanto non faccia il Forum di Assago al quale tutti gli amanti del basket meneghino vogliono un gran bene ma non dimentichiamo che è un impianto nato ad inizio anni ’90 e quindi il peso dell’età comincia a farsi sentire. Senza contare che legare i marchi di Inter e Milan ad una squadra inserita in un circuito legato alla NBA, anche solo per semplici operazioni di merchandising, vorrebbe dire riuscire potenzialmente ad aprirsi uno spiraglio per entrare nell’immenso flusso monetario che il basket a stelle e strisce riesce a generare. Mica poco…

Nella pallacanestro si definisce ‘alley-oop’ l’assist più spettacolare, quello lanciato in aria da un giocatore ad un altro che va a concludere con una roboante schiacciata. E nell’ottica di consolidare l’immagine di loro stessi e del loro business, anche in proiezione futura vendita delle società non prima di aver fornito loro un asset in più, ecco che da oltreoceano sta per arrivare un assist di quelli troppo invitanti da poter rifiutare. Vedremo se e quando verrà convertito in due punti che fanno alzare la folla dalla sedia.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 22 ottobre 2025 alle 16:03
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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